Maria Benvenuti
Di recente (11 novembre 2004) è stato presentato al pubblico il Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro 2003, rapporto che è possibile “scaricare” all’indirizzo web www.cnel.it (area download).
Si tratta di una riflessione di oltre 400 pagine; di queste, vi raccomandiamo la trentina circa dedicata al tema seguente: “Azioni positive, flessibilità nell’impresa e conciliazione lavoro-famiglia” (parte seconda da pag. 65 a pag. 98).
Il punto di partenza è l’evidenza dello scarto tra il massiccio ingresso delle donne verificatosi in Italia nel decennio considerato (1993-2003) e l’inerzia del “sistema-paese” (ad esempio: offerta pressoché invariata di servizi pubblici alle famiglie; persistente rigidità delle imprese a livello organizzativo). La causa principale di questo “sfasamento” viene individuata nella scarsissima presenza e influenza delle donne in ambito politico.
Dopo aver riepilogato brevemente i principali dati sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro (in tutto il mondo le donne costituiscono oramai il 40% della forza lavoro complessiva, in Italia siamo al 37,9%), le pagine che vi segnaliamo sono principalmente dedicate alla questione dell’orario di lavoro nei suoi vari aspetti. Vengono presentati una serie di dati, non sempre recentissimi e tuttavia interessanti, come quello emerso da una ricerca condotta tra le lavoratrici e i lavoratori dell’Unione Europea nel 1998, secondo cui il 37% delle donne che lavora a tempo pieno preferirebbe lavorare part-time; oppure quello di fonte Istat, in base al quale nel 2003 le donne dipendenti che lavorano meno di 30 ore (alla settimana) rappresenterebbero circa un terzo del totale delle lavoratrici dipendenti.
Segue una carrellata di “azioni positive” adottate dalle aziende – anche queste principalmente attinenti le misure di “flessibilità” degli orari – e di altre misure rivolte in ogni caso a favorire la “conciliazione” tempi di lavoro e tempi di vita familiare (ad esempio, asili nido aziendali).
L’attenzione al lavoro femminile è comunque presente in molte altre parti del rapporto. Tra queste segnaliamo rapidamente: p. 22 per i dati generali sul mercato del lavoro; p. 170 per il rapporto tra “istruzione e inserimento nel mercato del lavoro”; p. 311 per i dati sugli infortuni; a p. 324 troviamo una fotografia della composizione per “genere” e condizione professionale nel settore della moda. Infine, a pag. 380 la tradizionale indagine Excelsior ci dice che la previsione di minori opportunità occupazionali per il 2004 (rispetto al 2003) dovrebbe penalizzare di più le donne rispetto agli uomini (e viene fornita una stima della differenza col 2003).