Incontro organizzato da Laura Colombo e Sara Gandini al
Circolo della Rosa e Libreria delle donne di Milano
Laura Colombo
Il 21 febbraio 2012 alcune giovani donne del collettivo punk Pussy Riot di Mosca si sono introdotte nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca e hanno intonato la preghiera punk “Maria Vergine, liberaci da Putin“. La performance originaria è durata meno di un minuto, poi le ragazze sono state accompagnate fuori dalla chiesa e tre di loro sono state arrestate: Masha, Nadia e Katia (quest’ultima è attualmente in libertà vigilata e la sentiremo tra poco se tutto funziona). Lo scorso 17 agosto dopo l’arresto e la carcerazione preventiva sono state condannate a due anni di carcere per “vandalismo motivato da odio religioso”.
Quello che abbiamo visto è il video clip montato utilizzando le riprese della performance che, ricordiamo, è stata fatta nell’ambito delle proteste per la rielezione di Vladimir Putin e in particolare, visto il luogo in cui è stata fatta e le parole dette, puntava il dito non solo contro lo strapotere di Putin ma anche contro la connivenza della Chiesa ortodossa con il Cremlino.
Va detto che le giovani donne sono entrate nella cattedrale fuori dagli orari delle funzioni religiose in segno di rispetto per il calendario liturgico: il giorno in cui è stata condotta la performance era durante la Maslenica, una settimana caratterizzata da travestimenti e danze come il nostro carnevale. Però questa esibizione di quaranta secondi è costata loro una condanna a due anni perché è stata condotta sull’altare della cattedrale di Cristo Salvatore, un luogo severamente vietato alle donne.
Per chi di voi è interessata a vedere da vicino questa vicenda il libro che offre lo spunto di discussione questa sera è una fonte preziosa di informazioni. Si tratta di Una preghiera punk per la libertà edito dal Saggiatore, traduzione di una pubblicazione curata nel settembre 2012 da Feminist Press. Qui troverete poesie e preghiere delle Pussy, documentazioni e materiali del processo a carico del gruppo punk femminista e anche numerose testimonianze in loro supporto, da parte di artisti di tutto il mondo. Ci teniamo molto a dire che alcune delle Pussy Riot hanno lavorato direttamente con Feminist Press per il progetto di questo libro, subito tradotto e pubblicato dal Saggiatore. Di più, i proventi della vendita del libro, tramite il sito Freepussyriot.org, vanno in un fondo per le famiglie di Masha e Nadia che devono affrontare molte spese per la loro detenzione (prima della condanna, le donazioni e i proventi della vendita del libro erano destinati alla difesa legale delle giovani donne).
L’occasione di questa serata ci è stata offerta da Lilli Rampello, che ci ha passato il libro del Saggiatore. Poi Sara ha conosciuto Sarah Barberis del Saggiatore alla serata dedicata alla presentazione del libro e al gruppo artistico Vojna a Macao in dicembre ed è iniziato uno scambio sulla possibilità di una discussione politica in Libreria.
Noi siamo rimaste molto colpite da tutta la vicenda delle Pussy Riot: innanzitutto abbiamo visto una profonda radicalità nelle loro pratiche, legata a una scommessa politica forte. Non solo denuncia e decostruzione del potere ma anche affermazione di sé e della propria libertà in quanto donne. Poi abbiamo visto il solito giochetto strumentale dell’occidente, che da un lato denuncia il regime repressivo russo e dall’altro fa di tutto occasione di profitto, anche del cosiddetto logo “pussy riot” (assolutamente contro la volontà delle componenti del gruppo). Abbiamo visto anche la capacità di queste giovani donne di porre distanza e rimarcare una loro differenza rispetto a queste logiche, non facendosi sedurre da successo e potere mediatico. Di questo parlerà Sara più profondamente dopo, vi anticipo solo questi punti perché sono cose che ci hanno colpito molto e crediamo possano insegnare parecchio a noi.
Concludo raccontando brevemente il contesto in cui è nato il gruppo delle Pussy Riot e chi sono loro. Tutte donne molto giovani (dai 20 ai 30 anni), alcune già madri, studenti molto brave e impegnate fortemente in un progetto politico legato al proprio paese e alla propria cultura. Chi di voi ha seguito alla televisione i fatti che le hanno coinvolte si ricorderà come i media puntavano soprattutto gli occhi su Nadia, una donna molto bella, spesso fatta oggetto di complimenti a sfondo sessuale. È lei a raccontare che da quando è arrivato Putin l’impegno politico ha preso il sopravvento su ogni altra cosa e ora che è in carcere scrive: “La mia incarcerazione non mi irrita. Non nutro alcun rancore, non a livello personale almeno. Nutro però un rancore politico. […] Le femministe della seconda ondata sostenevano che “il personale è politico”. È vero. Il caso delle Pussy Riot dimostra come tre persone accusate di disturbo della quiete pubblica possano dare vita a un movimento politico. […] Sono grata a tutti quelli che gridano “Pussy Riot libere!”. Stiamo scrivendo la storia, un fondamentale evento politico, e il sistema messo in piedi da Putin sarà sempre meno capace di controllarci. Qualunque sia il verdetto, abbiamo già vinto perché abbiamo imparato ad arrabbiarci e a farci ascoltare politicamente” (pag. 30-31). È entrata nel gruppo di street art dei Vojna (che in russo significa guerra) che fanno performance artistiche di grande impatto. Per esempio nel 2008, mentre era già all’ottavo mese di gravidanza, Nadia ha partecipato a una performance molto forte dal titolo “Copula per l’erede orsacchiotto” (stava per essere eletto Medvedev, che in russo può significare orsacchiotto), dove quattro coppie facevano sesso pubblicamente all’interno del museo di biologia. Sempre con il gruppo Vojna nel 2010 ha partecipato a una performance all’ interno del tribunale Taganskij, a Mosca per denunciare la corruzione dei giudici, disseminando centinaia di scarafaggi neri per le stanze e i corridoi. L’evento dei Vojna che ha suscitato maggiore eco internazionale è stato a San Pietroburgo nel 2011: hanno disegnato un enorme fallo, lungo decine di metri, sul ponte Litejnyj, davanti alla sede cittadina dell’ Fsb, l’erede del Kgb. Il ponte si alza quando passano le navi, quindi il grande fallo appariva in erezione di fronte ai traghetti che passavano.
Nell’ottobre del 2011 una parte delle donne che partecipavano alle performance dei Vojna si è staccata per fare azioni che avessero un segno più spiccatamente femminista. La prima uscita è stata la protesta contro le nuove leggi di pubblica sicurezza, quando erano ancora nel gruppo Vojna. Era la campagna “bacia la sbirra”: le ragazze tentavano di baciare sulla bocca tutte le poliziotte che incontravano. Questo è stato l’atto di nascita delle Pussy Riot, che sono cantanti punk, femministe e radicali.