di Luisa Muraro
Nella vostra vita siete andate/i a chissà quanti appuntamenti, fissati da voi o dall’altra parte, alcuni banali, altri molto importanti, e non sempre la persona attesa si è presentata, eppure avete continuato a darne e a prenderne. In questa chiave si potrebbe quasi raccontare un’intera esistenza, a cominciare dalla nascita. Ma anche la storia comune, la storia stessa delle donne in questi trent’anni, si potrebbe raccontarla come un moltiplicarsi di appuntamenti fra persone, alcune che si sono cercate, altre giunte inaspettatamente e mai viste prima. Il n. 78 di VD s’ispira a quest’idea, senza svilupparla: la suggerisce. Non abbiamo mai raccontato come nascono i numeri della rivista: ogni numero si forma intorno a un’idea che troviamo nel corso di una riunione aperta (redazione allargata) che dura almeno tre ore, la domenica mattina, dove si discute, se occorre si baruffa e, se tutto va bene, spunta qualche idea nuova.
Un pensatore politico poco conosciuto, Plessner, ragionando sul potere, ha detto che noi siamo potere, nel senso che siamo capaci di elaborare la contingenza. Questa capacità, aggiungo io, corrisponde a quel semplice (ma quanto prezioso) poter essere e fare che non mira a dominare gli altri. E si esercita quando diamo e prendiamo appuntamenti oltrepassando la cerchia più sicura, per incontrare altro e altri. Andare ad un appuntamento sapendo per esperienza che l’altro potrebbe non presentarsi, non è forse misurarsi con la contingenza? Vivere la dipendenza, arrabbiarsi, qualche volta disperarsi, uscirne, fare festa, inventare strategie per ingannare l’attesa e l’ansia, imparare a leggere i segni, ora rinunciare, ora rischiare, tutto questo è già politica.