Daniela Padoan
Se provassimo a interrogare ciò’ che ha da dirci oggi la spartizione – puntigliosa, serissima e al tempo stesso genialmente ironica – che Virginia Woolf fa delle tre ghinee che decide di devolvere allo scopo di “prevenire la guerra”, dovremmo fare uno sforzo per immaginarci, riattualizzati, il suo interlocutore – il segretario di un’associazione antifascista – e le tre richieste che questi le sottopone: sottoscrivere una lettera ai giornali; aderire all’associazione; versare un contributo in denaro per la causa. Non e’ un compito facile, perche’ il pensiero della Woolf e’ cristallino, inesorabile, e anche perche’ Le tre ghinee viene pubblicato nel 1938. Lo scenario degli accadimenti attuali e’ evidentemente altro, anche se le storie che vi vengono rappresentate, in gran parte causate da un sistema di potere che continua ad affondare le sue radici nel patriarcato, parlano, a chi abbia desiderio di prestarvi ascolto, di sopraffazione, di morte, e di quella che, in assenza di altri termini, non so chiamare diversamente che ingiustizia. Lo scenario e’ altro anche perche’ la posizione delle donne nel mondo e’ mutata e il pensiero della differenza, con le sue elaborazioni teoriche e le sue pratiche, ha lavorato perche’ le donne prendessero a sospettare del femminismo dell¹emancipazione, il cui stesso nome Virginia Woolf proponeva di bruciare in un fuoco liberatorio.