Annarosa Buttarelli
C’e’ una donna che ha lasciato una indicazione preziosa per affrontare la contraddizione che si disegna tra l’attaccamento femminile al contesto – che e’ anche una forma di amore per il contesto stesso – e il bisogno di pensare e di avere voce in capitolo sul mondo. La donna e’ Etty Hillesum, una che ha cercato di mettere in parole intensamente semplici un pensiero guadagnato tenendo i piedi ben saldi nelle vicende non certo facili della sua vita e del suo tempo. Era una colta ebrea olandese con la passione per la lettura e la filosofia, morta ad Auschwitz nel 1943, a 29 anni. Di lei restano quattrocento pagine di diario, scritte tra il 1941 e il 1943, e numerose lettere; una scelta di entrambe le raccolte e’ pubblicata in Italia presso Adelphi.
Scrive, in una lettera spedita dal campo di smistamento di Westerbork, intuendo lucidamente la fine che attendeva lei, i suoi cari, gli altri ebrei d’Europa: “Ogni situazione, per quanto deplorevole sia, e’ un assoluto che riunisce in se’ il bene e il male”. Il contesto prende qui un altro nome, piu’ crudo e intriso di necessita’: situazione, un nome che sottolinea, del contesto, il fatto che l’essere si trova situato, cioe’ deve fare i conti con la costrizione data dalla presenza reale di elementi che non dipendono dalla volonta’ soggettiva. Possiamo notare che fa entrare nel nostro ragionamento l’importanza della presenza simultanea di attivita’ e di passivita’: circostanze con elementi non scelti nelle quali puo’ entrare una scelta di liberta’ che consiste nello starci, nell’esserci ad occhi bene aperti e con la disposizione a far si’ che cio’ che e’ contingente metta al mondo qualcosa di significato e valore universali.