di Gabriella Lazzerini
Nel 1992 sono stata operata di tumore al seno, In quel momento di fragilità e confusione, non ero sicura che di lì a dieci anni sarei stata ancora lì a raccontarla,anche nella lettura avevo bisogno di concretezze. Ma dovevano essere di prim’ordine. Come questo libro di Gertrude Stein, che spero qualcuno si decida a ripubblicare. Integralmente, o nell’edizione ridotta di Stampa Alternativa, per cui scrissi l’introduzione. Eccola.
“Mi piace una cosa semplice, ma deve essere semplice attraverso la complicazione. Ogni cosa deve entrare in un progetto di complessità, altrimenti non si può raggiungere la vera semplicità.”
Anche questi brevi articoli, pubblicati da Gertrude Stein sul Saturday Evening Post nel 1936, sono fatti di poche parole semplici, quelle che si usano tutti i giorni, e di un’idea centrale ripetuta ossessivamente con piccole variazioni, in modo che la sua essenza si imprima in chi legge.
In questo periodo della sua vita l’autrice è appena tornata da un giro di conferenze negli Stati Uniti, dove l’hanno acclamata e festeggiata, Ha raggiunto la notorietà con L’autobiografia di Alice Toklas, lei che il successo non l’ha mai inseguito e ha sempre scritto per poco pubblico, per il gruppo di scrittori e artisti parigini con cui era in relazione, e sostanzialmente per se stessa. Adesso, in Francia, a Bilignin, può con maggiore tranquillità dedicarsi ad approfondire alcune questioni cruciali, Per esempio il denaro. Occuparsi di che cos’è il denaro – “la sola cosa del governo o del governare che sia interessante” – vuol dire tra l’altro occuparsi anche della parola e della scrittura. Si può suggerire che gran parte della ricerca ruota intorno al discorso del senso e del valore che le parole, come i soldi, hanno, tanto più vero quanto più si sta vicino alla loro realtà materiale. Operazione tutt’altro che immediata, infatti per non essere felici che qualcun altro pensi al posto nostro, governo massmedia o qualsivoglia altro, bisogna fidarsi di quello che si è e darsi da fare perché venga fuori quel che si sa.
Nel suo caso, lei sa con certezza che è una donna, e una che vuole “fare l’importante pensare della sua epoca”. E non vuole convincere, o affascinare, o far sognare: con la sua scrittura faticosa, ripetitiva fino all’ossessione, è come se volesse sviluppare in chi legge, lei che non voleva insegnare niente a nessuno, la sua stessa attenzione e il suo stesso rigore non solo nei confronti della letteratura ma anche del vedere il mondo.
Provate a leggerla, e poi guardatevi attorno, in quest’epoca di crisi economiche, leggi finanziari e sacrifici.
Buon divertimento.