Milano, maggio
2006
Come mi sento alta qui sopra
" Come mi sento alta qui sopra! ", scrive Jennifer di fianco
alla sua foto racchiusa nel diario. Seduta su una roccia, sorride all'obiettivo
che la riprende e forse allo stesso uomo che poi sarà il suo carnefice.
Gli alberi dietro le spalle non la proteggeranno.
" Come mi sento alta qui sopra! ", tanto alta da toccare il
cielo. Scenderà, invece, nella terra.
Difficile, davvero, davanti alla sua faccia che sorride, in quella posa
di carta, scrivere una qualsiasi parola. Ogni considerazione diventa banale.
Sarebbe più opportuno il silenzio.
Ma c'è già lei in silenzio. E forse noi che ancora abbiamo
il privilegio della parola, possiamo darle in prestito parole.
Parole impotenti. Parole che respirano sotto cumuli di terra. Parole che
non proteggono un figlio nella pancia, parole che non sanano due seni
colmi che non allatteranno.
Parole. E rabbia, verso chi ogni giorno uccide un corpo di donna che pure
gli si è aperto.
Parole. E rabbia, verso chi, ancora, nonostante il fare, il dire, il legiferare,
non può del tutto proteggere.
C'è sempre una donna che muore. Per mano di un uomo che non sa
accettare. C'è sempre una Jennifer che respira terra nella gola.
Anche se, in compenso, altre cento Jennifer, per diverse e più
fortunate ragioni, si salveranno.
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