IL
SOLE 24 ORE VALUTA IL FEMMINISMO ITALIANO di
Donatella Massara postato in http://www.donneconoscenzastorica.it/decs/index.php?option=com_content&task=view&id=81&Itemid=1 La
politica del femminismo italiano non ha mai avuto una grande attenzione da parte
dei mass media. Ben venga quindi chi ne parla, anche se è per non perdere
l'occasione di denigrarla. Il Sole 24ore di domenica 24,2,2008 nell'inserto
della cultura offre due pagine centrali intitolate OTTOMARZO. Il pezzo valutativo
firmato da Nicla Vassallo è così intitolato e sottotitolato: Fidanzate
della scienza. La festa è l'occasione per un bilancio sul femminismo. Quello
italiano è pervaso da un anti-illuminismo che demonizza ingiustamente la
ricerca. Ben più avanzate le riflessioni in America e in Inghilterra. Sono
posizioni quelle inglesi e americane che oscurano tutte le italiane per le quali
non c'è un nome, un'area geografica, un qualsiasi indicatore italiano che
permetta di capire e riconoscere di cosa l'autrice stia parlando. Ben ci sta -
pare il senso della scelta: siamo senza illuminazione perchè poco illuminate.
Innominate. Ma per indifferenza non certo perchè troppo note. Comunque
affette da idealismo, fra le sue braccia ci crogioliamo dalla Val d'Aosta a Catania,
noi che della filosofia neoilluminista saremmo nemiche. Noi che confidiamo nel
"pensiero della differenza". E' lui che vuole (o meglio lei, la pensatrice
della differenza oscuramente intesa) le donne essenzialmente diverse dagli uomini
<<per dogma>>. Al contrario l'autrice dell'articolo vorrebbe <<ricorrere
alla scienza per comprendere le reali uguaglianze e differenze (biologiche e cognitive)
tra uomini e donne. Volendo essere pignoli, il dogma nega in realtà la
complessità della natura per enfatizzare la dicotomia sessuale maschio/femmina,
e tutto quanto ne segue, a discapito della varietà sessuale ed esistenziale.>> Prosegue
dicendo che un <<certo femminismo abbraccia posizioni dell'ortodossia cattolica,
nutrendo e al contempo nutrendosi della conformistica inclinazione anti-scientifica
che caratterizza la cultura (anche atea e agnostica) del nostro Paese: la scienza
viene vissuta come una vera e propria minaccia onnipotente, la ricerca scientifica
giudicata immorale, se non addirittura perversa etc>> Eh no. Esigo: su questo
punto ci vogliono nomi, cognomi, citazione di scritti e interventi. Quale donna,
quando e dove si espresse parlando dell'immoralità della ricerca scientifica
? Forse neppure la Binetti l'ha mai detto, e femminista mi pare non sia. Ci
sono centinaia di donne in piazza a difesa dell'autodeterminazione femminile e
di una visione laica della vita umana, e tentando, quando già pensavamo
di avere vinto, di riportare l'accento sul valore del soggetto femminile, sulla
sua libera capacità di giudicare e determinare il mondo anche attraverso
la scelta di mettere o non mettere al mondo i figli. Questo è un punto
di vista scientifico, è quello femminista a difesa del soggetto proprio
che non ha a che vedere con i laboratori e le loro procedure ma sicuramente ha
molto senso da offrire per chi pratica e elabora la filosofia della conoscenza,
come la prof.ssa che scrive l'articolo. E' un punto di vista che orienta nella
conoscenza, in modo non neutrale, e pretende di fondare un'oggettività;
dice: mettiamo al primo punto per quanto riguarda la maternità il soggetto
femminile che porta nel corpo e nella mente la riproduzione del mondo. Questa
è la differenza femminile, non il materno che ne è una componente
e non certamente assimilabile a tutto il genere femminile ma la soggettività
femminile sì che è di tutte e si sporge per essere contata come
tale, sessualmente intesa, autorevolmente vuole essere considerata, molto prima
della legge. Nel frattempo restiamo pure in attesa che la scienza misuri la diversità
biologica fra maschi e femmine e non ho nessun problema a starne a sentire i risultati
quando arriveranno. Anche se Nicla Vassallo è convinta che <<se una
qualche filosofia femminista italiana si interessa di scienza, spesso è
motivata dal solo intento di esprimersi contro la scienza>>, ricordo che
ci sono fra i tanti studi femministi italiani anche quelli sulla storia della
scienza femminile. Basta andare al Catalogo on line della Libreria delle donne
di Milano che raccoglie numerosi titoli alla voce scienza e documenta una ricerca
trentennale. Rivedo testi conosciutissimi in Italia come le ricerche di Sara Sesti
e Luciana Moro, quelli dell'associazione Methis diretta da Gemma Martino, della
comunità Ipazia, le ricerche di Elisabetta Donini e di Elena Gagliasso,
la lettura di Simone Weil di Angela Putino nella sua riflessione rivolta alla
scienza, la traduzione di Evelyn Fox Keller e il dibattito contestuale che ha
aperto in Italia . Non dimentico le ricerche di filosofia del linguaggio che segnarono
la mia formazione e la teoria femminista italiana. Penso ai libri di Luce Irigaray
e Luisa Muraro a quelli di Patrizia Violi, a importanti testi collettanei pubblicati
anche su riviste (Inchiesta). E' solo qualche esempio che cito andando gratuitamente
in giro per la mia memoria. Invece Nicla Vassallo ci boccia tutte senza discriminanti,
le inglesi e americane sì che sono brave, andate a leggere come dividono
la filosofia aprendogli orizzonti nuovi: e cita epistemologia morale, filosofia
lesbica, filosofia della disabilità etc. Ringrazio per il consiglio di
lettura e i due titoli a cui ci inoltra l'articolo, ma anch'io leggo ogni tanto
qualcosa e anche in inglese. Sono stata abbonata a Signs e so di cosa sta parlando.
Una ricerca collegata ai women's study, alle università, alle cattedre.
Non entro in discorso sulla qualità di questa ricerca in lingua inglese.
Ogni nazione ha anche la sua storia. Nel frattempo penso però urga divulgare
in Italia le ricerche che le donne fanno, leggerle e tirarle fuori dalla biblioteca
universitaria nel caso (e non sempre è così) fossero state acquisite.
E mi piace di più questa corrente di diffusione e disseminazione che quella
chiusa nelle aule universitarie in pubblicazioni carissime e introvabili sulle
assi delle librerie. E probabilmente non la pensa poi tanto diversamente neppure
Nicla Vassallo se propone nel resto del suo articolo una valutazione pertinente
alla divulgazione: mettere sotto accusa i filosofi da Aristotele in poi, tutti
quelli che hanno fatto materia di pensiero con <<filosofie costruite su
opinioni retrograde e pregiudizi rozzi>> che fanno parte di una storia della
filosofia misogina che teorizza<<poco e male sulle donne>>. <<Se
il corso di questa storia fosse andato diversamente, non si sarebbe forse riflettuto
e dibattuto in modo consono sui tanti problemi sollevati dalla procreazione e
dalla gravidanza, e questioni quali quelle della fecondazione assistita e dell'aborto
non sarebbero da tempo risolte ?>> Forse no e una parola più aperta
da parte del Papa avrebbe avuto più effetto in Italia dove la storia politica
non passa attraverso i dibattiti colti. La politica arriva prima della filosofia,
e a volte i soggetti rivoluzionari precedono e stupiscono quelle illuminazioni
che aprono le menti. E' stato anche questo il femminismo pensato da autrici come
Mary Wollstonecraft e altre anche prima, un femminismo soprattutto agito nella
vita quotidiana da donne che hanno trasgredito, fatto esperienza della diversità
dai canoni, diramato un'immagine di sé che illuminava di senso la libertà
femminile. E' però condivisibile l'idea che tanto agitarsi maschile sulla
tematica del corpo delle donne fa pensare che questi esseri bastanti a sé
stessi conoscano la filosofia insieme alle tante stupidaggini sulle donne che
ha teorizzato, da Aristotele, passando per il medioevo, precipitando su Rousseau,
raggiungendo Fichte e scadendo nel XX secolo nei deliri di Weininger.
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