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Non
c'è l'animale
La
donna che si voleva sposare
La
ballerina
Adina
Willy
Materiali
deperibili
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Bibi
Tomasi nasce a Bologna nel 1925. Il suo nome anagrafico è Lillyam. La madre
è una maestra e nutre un amore assoluto per la figlia; il padre è professore
di filosofia, ateo e libertario. Bibi dirà: ho potuto fare la vita che ho
fatto perché ho avuto due genitori così. E' figlia unica, ma in casa vivono
due cani: da qui ha origine l'amore per gli animali che saranno sempre i
suoi compagni di gioco. Sempre a Bologna, Bibi frequenta il liceo classico,
almeno fino all'autunno del 1944 quando, nel Nord Italia sconvolto dai bombardamenti,
i genitori insistono perché la figlia segua un amico in Sicilia, dove la
guerra è finita.
Il suo destino è segnato: si ritrova nella campagna di Agrigento, ospite
di una famiglia chiusa ed opprimente. Proprio qui incontra l'amore, anzi
il puro amore, come lo definirebbe Simone Weil. L'altra si chiama Maria.
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La tragedia
scoppia quando le due amanti vengono scoperte e stroncate dagli uomini
del clan. Questa sorta di guerra nella guerra è la storia che Bibi riscrive
durante tutta la sua vita in poesie e racconti, ma soprattutto è la trama
del romanzo Il paese di calce. E' infatti da questa esperienza
iniziale di amore e perdita che nasce la sua scrittura.
Finita la guerra, Bibi sceglie la professione giornalistica a cui si dedicherà
per sempre.
Negli anni Settanta ripenserà al suo mestiere di scrivere, esplorandone
i momenti con occhi nuovi.
Ho parlato di amore perché scrivere è spesso un innamoramento. Non
mi sono forse io, giovanissima, innamorata di questo mestiere? E non l'ho
forse fatto esclusivamente per amore? Sì. Forse avevo confuso lo scrivere
stesso per amore e senza rendermene conto mi ero servita di strumenti
usuali per riuscirci. La competitività che avevo nei confronti di mio
padre, e che lui stesso mi aveva insegnata, è stato il primo presupposto
per la conquista di questo mestiere. Ho cominciato con orgoglio e senso
della competizione, in un mondo regolato da mio padre e dagli uomini,
su coordinate assolutamente maschili. Cioè create dagli uomini. Ma mi
sono disillusa presto, ho presto capito che il mio mestiere sarebbe esistito
sempre nella lotta e sull'esistenza di altri, ho presto capito che il
mio mestiere non sarebbe stato in effetti lo scrivere, ma il competere,
l'arrivare prima. E ci sono sovente riuscita, con un senso di nullità
personale che il femminismo mi ha aiutata a smascherare, a riconoscere.
(Appunti inediti)
Nel 1970, Bibi incontra il femminismo nascente e diventa subito una figura
di riferimento, un personaggio con un forte carisma prepolitico, emozionale,
poetico e sovversivo. In un primo momento è nell'MLD, ma lo lascia di
colpo, durante una riunione perché convinta che per lei che ama le donne,
l'aborto non sia il problema centrale. E partendo da sé, partecipa al
Collettivo di via Cherubini.
Nel 1975, insieme ad altre è fondatrice della Libreria delle donne di
Milano. E' mitico il suo turno del giovedì pomeriggio: Bibi è un richiamo
per le donne più diverse, a cui consiglia o impone l'acquisto dei libri
amati.
La Libreria delle donne fu la realtà di relazioni coltivate per trent'anni.
"Bibi passava come un turbine nelle esistenze delle numerose amiche
e amici, osservando le loro storie con quel suo incredibile sguardo miope
e strabico che coglieva i paradossi; ascoltava e condivideva, a volte
invadeva precipitosamente le vite altrui, e poi tutto diventava scrittura,
ritmo e risata." Da questo forte intreccio, nasce nel 1980 La sproporzione
(La Tartaruga), una raccolta di racconti. Nei primi anni Novanta, riprende
in mano Il paese di calce e lo riscrive nel suo stile ultimo, eliminando
la punteggiatura, le maiuscole, il centro del discorso.
Il paese di calce esce nel 1999 con Pratiche editrice.
Negli ultimi anni aveva incominciato a non stare più bene e una mattina
dell'aprile del 2000, Bibi muore per arresto cardiaco.
Di Lei potete leggere:
I padri della fallocultura
La
sproporzione
Il
paese di calce
La patita dei gatti blu
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