Il
diario di un'anima
di
IAIA VANTAGGIATO
Etty
Hillesum "DIARIO 1941-1943. Un mondo 'Altro' è
possibile". Da domani a Roma incontri, dibattiti, spettacoli
teatrali e una mostra fotografica per ricordare la figura
della intellettuale ebrea olandese morta ad Auschwitz a 29
anni. Un progetto promosso dall'assessorato alle politiche
culturali con le Biblioteche del Comune e l'università
degli studi Roma Tre
Terrestre,
solare, appassionata e sempre innamorata dell'amore. Questa
era Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese che a soli 29
anni trovò la morte ad Auschwitz. E che così
rimase nonostante gli orrori della guerra e di una deportazione
che lei stessa aveva scelto: per condividere il destino dei
suoi famigliari e degli altri ebrei ma anche per dare testimonianza.
Tanto che - sino alla fine - Etty fece di tutto per salvare
i Diari cui quella testimonianza aveva affidato, nulla per
salvare se stessa. E tanto amore mise nella scrittura che
questa finì per trasformarsi in scrittura dell'amore.
A lei, ai suoi Diari e alle sue Lettere è dedicato
il progetto Etty Hillesum, Diario 1941- 1943. Un mondo 'Altro'
è possibile che si aprirà domani a Roma per
proseguire sino al 26 febbraio. Promosso dalle Biblioteche
del comune di Roma e dal dipartimento di filosofia di Roma
3, il progetto presenta un calendario fittissimo di incontri
che a seguirli tutti ci vorrebbe proprio la bicicletta di
Etty, quella con cui amava girare per le strade di Amsterdam,
sempre curiosa di tutto, pronta ad acchiappare qualsiasi brusio
della vita.
E quando leggiamo che è radiofonico il primo appuntamento
- domani sui Radio tre, alle 12,15 - chissà perché
ci tornano in mente alcune annotazioni di Etty: "Le ultime
notizie dicono che tutti gli ebrei saranno deportati dall'Olanda
in Polonia...e secondo la radio inglese dall'aprile scorso
sono morti 700.000 ebrei in Germania e nei territori occupati...
sono già morta mille volte in mille campi di concentramento,
eppure non riesco a trovare assurda la vita". Cosa avranno
pensato le otto detenute di Rebibbia ospiti del programma
radiofonico di Gabriella Caramore leggendo nei Diari frasi
come questa? "E' stata una esperienza straordinaria -
racconta Pia Mazziotti, ideatrice del progetto insieme a Claudia
Gioia -, una delle detenute ha persino portato una pagina
scritta e commentando i Diari tutte hanno usato le stesse
parole: pace, amore, solarità. Mi hanno colpito, soprattutto,
le loro considerazioni su dio: quello di Etty, dicevano, non
è necessariamente il dio del cattolicesimo; ognuna
di noi può avere una spiritualità e chiamarla
dio". E proprio a Rebibbia, il 29 gennaio, è previsto
un intervento teatrale - che sarà trasmesso in diretta
da Rai radio 3 e presentato da Gianfranco Capitta - di Barboni
Teatro, per la regia di Pippo Delbono e dal titolo: "La
rabbia...dove le parole di Etty Hillesum risuonano come un
grido di libertà". Non era, forse la stessa Etty
a scrivere: "Quel che conta in definitiva è come
si porta, sopporta e risolve il dolore e se si riesce a mantenere
intatto un pezzo della propria anima"?.
Già, l'anima, la spiritualità di Etty: tanto
intensa da far pensare ad una altrettanto intensa sensualità.
Non riducibile, quest'ultima, all'amore corporeo e appassionato
che - per un periodo - la legò a Julius Spier ma riconducibile
piuttosto al suo rapporto vibrante con la natura. "Etty
- spiega Francesca Brezzi, docente di filosofia morale a Roma
3 e tra le artefici del progetto che verrà presentato
domani pomeriggio alle 16,30 al Campidoglio - non evade verso
il silenzio della morte ma continua ad affrontare il silenzio
della vita che parla attraverso la natura, una pianta fiorita,
il faggio rosso vino della sua adolescenza, le orchidee profumate
e i narcisi gialli, una amica o un amico caro". E anche
qui risuonano le parole del Diario: "C'è la guerra.
Ci sono i campi di concentramento... Eppure in un momento
di abbandono io mi ritrovo sul petto nudo della vita e le
sue braccia mi circondano dolci". La vita è bella,
ripeteva sempre Etty anche quando si trovava nel campo di
smistamento di Westerbork, anche quando - il 7 settembre del
1943 - diretta ad Auschwitz lasciava cadere dal treno dei
deportati una cartolina su cui era scritto: "Abbiamo
lasciato il campo cantando".
Non si fa fatica allora a comprendere il continuo andirivieni
di Etty dall'anima al corpo, dalla trascendenza a una realtà
sempre fotografata nuda. Così Etty pensa e interroga
il male del suo - e del nostro - tempo: "Se non sapremo
offrire al nostro mondo impoverito dal dopoguerra nient'altro
che i nostri corpi salvati ad ogni costo, e non un senso nuovo
nelle cose, attinto dai pozzi più profondi della nostra
miseria e desolazione, allora non basterà". Pensare
il male diventa per Etty una straordinaria convergenza di
pensiero, azione e sentimento: "Dal pensare il male -
spiega Brezzi - Etty passa all'azione. Che è sempre
azione destinata agli altri, a lenirne le sofferenze. Pensare
il male vuol di reagire contro il male. Ed è quello
che Etty fa nei campi, a Westerbork prima, ad Auschwitz poi.
Attingendo forza interiore da questo amore". E sono il
male l'odio, la resistenza esistenziale i principali temi
dell'incontro di apertura. A dibatterne, tra gli altri, Lia
Levi, Giancarlo Gaeta, Nadia Neri e Marco Deriu. Non si fa
fatica del resto neanche a comprendere il titolo dell'incontro
- "Scrivere e sentire la vita" - che si svolgerà
lunedì alle 17.00 alla facoltà di filosofia
di Roma 3 e a cui parteciperanno Denise De Costa, Marcella
Filippa, Chiara Zamboni, Paola Ricci Sindoni e Gabriella Farina.
Sempre lunedì, inaugurazione della mostra fotografica
e documentaria "Etty Hillesum: il cuore pensante tra
le baracche e il fango": nelle immagini, gli anni della
gioventù trascorsi a Deventer, i fratelli Mischa e
Jaap, e poi Spier e ancora le amiche, Tide, Maria, Christine.
Immagini da cui traspare quanto l'Eros fosse per Etty un mezzo
di comunicazione spirituale.
Cuore pensante della baracca: è un termine tedesco
- Hineinhorchen, il pensare col cuore - a indicare quell'atteggiamento
di ascolto interiore che portò Etty a essere il "cuore
pensante" del campo di concentramento. Ed è dedicato
proprio al rapporto di Etty con la cultura tedesca - e in
particolare con Rilke, il suo poeta preferito - l'incontro
che si terrà martedì 23 presso il Goethe Institut.
Un rapporto che rifiuterà sempre qualsiasi vezzo formale
o preziosità intellettuale: "Per Etty - spiega
Laura Boella che parteciperà al dibattito insieme a
Gabriella Caramore, Joseph Sievers e Giacomo Marramao - il
tedesco è la lingua delle cose importanti da pensare".
Ma l'ascolto interiore di Etty si fa ancora più vibrante
e attento quando intrattiene i suoi dialoghi con dio, alterità
che accoglie dentro di sé e a cui si lega come in una
intimità amorosa, fondendo in quel loro comune sentire
il finito e l'infinto. Lei stessa scrive che "in fondo,
quelle a Dio sono le uniche lettere d'amore che si dovrebbero
scrivere". Dell'amore e dell'amicizia con Dio si parlerà
nel corso degli incontri del 24 e 26 gennaio, rispettivamente
alla Biblioteca Pigneto e a quella dell'Orologio: al primo
appuntamento parteciperanno Paul Lebeau, Giacoma Limentani
e David Meghnagi. Ospiti del secondo saranno - tra gli altri
- Laura De Salvo, Annarosa Buttarelli, Wanda Tommasi.
Ma la memoria - oltre che con le parole - si nutre di immagini.
E questo è ancora più vero quando a dover essere
ricordata è l'immane tragedia della shoh: il 27 gennaio,
Giornata della Memoria, il centro ebraico Pitigliani ricorderà
Etty Hillesum con la proiezione del documentario di Jaap Walvis
e Almar Tjepkema, Una vita spezzata. Non l'ultima, purtroppo,
perché le guerre non sono terminate nonostante Auschwitz.
"E' per questo - ci spiega Brezzi - che abbiamo voluto
organizzare una tavola rotonda sui 'Cuori pensanti nell'orrore
e nella guerra'. A parteciparvi saranno per lo più
donne: afghane, serbe, algerine, israeliane". Alle donne,
le organizzatrici del convegno, sembrano così riconoscere
una maggiore capacità di comprendere l'orrore della
guerra e maggiore forza nell'esprimere una riflessione che
abbia la guerra come oggetto. "Non è in gioco
il sentimento - precisa Brezzi - ma la potenza di una riflessione
che non si dà solo come razionale e chiama in causa,
di nuovo, la comprensione e l'ascolto. E' questo che c'è
in Etty: molto di più che non un ragionamento astratto".
Dedicato al Giorno della Memoria anche lo spettacolo - presso
il Teatro India e sempre il 28 gennaio - "La ragazza
che non sapeva inginocchiarsi" con Elisabetta Pozzi e
Evelina Meghnagi e per la regia di Pia Di Bitonto. Il testo
- liberamente adattato dai Diari e dalle Lettere - è
di Gabriella Schina: "Scrivere questo testo è
stato un viaggio nell'orrore...per tutto il tempo che ho lavorato,
ho avuto una foto di Etty sulla scrivania....attendevo di
incontrarla....ascoltavo la sua voce, entravo nella sua baracca,
ne immaginavo i vestiti e lo zaino". E vicini come siamo
a un Giorno della memoria dimenticato dalle istituzione è
bene ribadire che "Non si può rimanere indenni
dopo aver guardato nell'orrore della shoa". E mentre
le istituzioni neanche ci provano, sono i più giovani
a intraprendere un sentito "Viaggio al centro del cuore".
Questo il titolo del raccontostoria di Jobel Teatro, su testo
di Roberta Palombo con Marinella Montanari e Gabriele Tozzi.
Lo spettacolo - per la regia di Lorenzo Cognatti - ha un palcoscenico
speciale: l'Istituto di rieducazione minorile Casal Del Marmo.
A Etty sarebbe piaciuto.
Gli ultimi due incontri sono previsti per il 4 e il 9 febbraio
presso le Biblioteche Rugantino e Borromeo: dell'Altro tra
di noi ma anche dentro di noi parleranno Emilio Baccarini
e Francesca Koch.
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