il manifesto
- 31 luglio 2001
NON
PASTICCIAMO SUL FUTURO
Maria
Grazia Campari
Alcune
considerazioni e una proposta per il futuro del nostro movimento dopo
le cinque giornate di Genova.
In primo luogo voglio essere chiara: non ho percepito in me alcun sentimento
di vittoria per l'andamento complessivo dell'evento, anzi mi ronzava in
testa una battuta: ancora una volta il nano ha messo in scacco la strega
(e la maggioranza delle donne prese in mezzo come attonite Biancaneve).
Alcuni punti, in ordine sparso.
1) Non ero a Genova nei giorni di luglio. Credo che i motivi si leggano
in trasparenza nel mio intervento comparso sul Paese delle Donne del 2
luglio scorso.
In breve, l'andamento del convegno del 15 e 16 giugno mi ha lasciato con
l' impressione di essere strattonata dagli eventi che si erano agiti e
soprattutto da quelli che non si erano agiti, dai molti non detti sulle
nostre pratiche e sulle strategie della nostra partecipazione all'evento
anti G8.
Sentivo necessari ulteriori appronfondimenti e confronti che non si sono
dati.
2) Sulla modalità di tenere la piazza.
Dopo Goteborg, il 15 giugno si sapeva già tutto: il futuro, fra
tute nere e fascisti al governo, non era certo imprevedibile.
Anzi, azzardo, era vistosamente previsto, traspariva nelle esercitazioni
militaresche dei resistenti attivi, nei pacchi bomba, nella preparazione
dei cecchini sui tetti , nelle bare, nei truci proclami e nel volto dell'arme
mostrato dai maschi di entrambe le parti , il tutto assai pubblicizzati
dai media.
3) Agnoletto ha tentato la mediazione che sembrava possibile al GSF, il
governo ha parlato con lingua biforcuta, dando affidamenti inaffidabili,
tipici di uno Stato a-democratico, non solo a causa della destra al potere.
4) Malgrado tutte le perplessità sulla pratica politica e sull'assedio
alla zona rossa, il mio spirito sessantottesco mi spingeva irresistibilmente
verso la manifestazione del 21 luglio.
Per di più, mio figlio era a Genova, partecipava ai lavori del
Media Center.
Sabato mattina dalla Stazione Centrale di Milano partiva solo un treno
interregionale fino ad Arquata Scrivia e di lì un treno navetta
per Bolzaneto (5 km da Genova).
E poi? Poi, il nulla, secondo le previsioni del capotreno, solo un grande
casino.
Anche mio figlio da Genova confermava telefonicamente la notizia che tutti
i mezzi da Bolzaneto per Genova risultavano sospesi.
Sono rimasta a Milano, in contatto telefonico costante, percependo in
diretta il macello di Genova, seguendo contemporaneamente televisione
e Radio Popolare. Appena si è avuta la notizia ( da radiopop) che
l'accerchiamento si era rotto verso Brignole, mio figlio ed altri hanno
lasciato il Media Center, scampando la perquisizione a coltello, universalmente
nota.
5) Sui contenuti, anche importanti, sublimi, del confronto politico, la
guerra dei due giorni si è riversata come un'onda di piena che
oblitera e appiattisce.
E sul nostro movimento?
Non sarà male inoltrarsi nell'analisi e accantonare qualche punta
di trionfalismo: la quantità non produce necessariamente qualità
di contenuti e durata delle relazioni, tutte cose che si devono costruire
perseverando nel confronto.
A me non pare dubbio che nell'incontro di giugno al punto G non ci siamo
date sufficiente spazio di riflessione e di dibattito sul merito della
scadenza di luglio, sul come esserci.
Questo ha costituito, tra l'altro, una rottura della pratica femminista
(che avevamo tenuta salda nell'elaborazione della piattaforma milanese
della MARCIA 2000), una pratica che privilegia la discussione accanita,
fino al convincimento, alla mediazione possibile, o al prevalere di una
tesi, con esplicito patto di verifica e assunzione di responsabilità
politica (rendersi conto).
Nulla di ciò si è verificato; si è preferito tagliare
corto in nome di una ricercata efficienza
Ora chiedo: come ha inciso questa efficienza sul merito e sul metodo del
GSF?
Dove risulta crepato dalla contraddizione di sesso il monolite maschile,
segnato da gigantismo mediatico e militaresco?
Io non sono riuscita a vedere, ma aspetto, speranzosa, lumi da chi avesse
una vista migliore.
6) Poiché seguirà un dibattito nazionale e locale (a Milano
sono indetti incontri per il 5 e il 15 settembre) sulla strategia futura
del movimento antiglobalizzazione, questa volta mi piacerebbe che potessimo
prendervi parte non attraverso esponenti, prive di un chiaro mandato,
che vengono costituite in "portavoce" prima. Vorrei che, invece,
chiunque potesse parlare solo dopo avere discusso, elaborato, sollevato
e mediato conflitti, raggiunti punti di intesa, sempre revocabili ad una
miglior verifica, ma, almeno momentaneamente, concordati come fermi.
7) Tanto per esemplificare, noto che vari portavoce (rigorosamente di
sesso maschile) parlano di vittoria del movimento a Genova a causa di
una presa di coscienza diffusa su temi come il debito dei paesi sottosviluppati,
l'ambiente, la mortalità per malattie curabili e i brevetti sui
farmaci.
Non viene, invece, approfondito il discorso su un tema importante: la
precarietà del lavoro soprattutto femminile al Nord e al Sud del
mondo.
Un tema centrale, anche per il grande protagonismo delle donne migranti
nelle nostre giornate al Punto G. Un tema, però, rimasto come in
sospeso, per mancanza di esplorazione delle esperienze di vita, anche
fra quelle che erano con noi.
Sono personalmente convinta che le buone letture (e scritture) siano indispensabili
ma non sufficienti, che occorra far palare le esperienze di vita, le pratiche
politiche e che occorra il confronto fra pratiche per fare politica .
8) La proposta.
Fissiamo un incontro nazionale a Firenze o Bologna (città intermedie
fra Nord e Sud) l'8 o il 9 di settembre e cerchiamo di rilanciare la Convenzione
Permanente di Donne contro le Guerre tentando di connettere le nostre
esperienze sulle pratiche guerresche che ci coinvolgono quotidianamente
(nel corpo, nel lavoro, nella famiglia, nelle istituzioni a-democratiche
e a-rappresentative) e di lì spingiamo lo sguardo sul movimento
antiglobal
e sul mondo globalizzato. (Evidentemente sarà prezioso il confronto
anche sulle giornate genovesi, per colmare le lacune ed eventualmente
imparare dagli errori).
Vorrei con questa proposta dare anche un contributo all'auspicato rilancio
della Convenzione.
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