Pensatrici
tutte anime e corpi
Francesca
Rigotti
"Pensare senza balaustre" (denken ohne Geländer)
chiamava Hannah Arendt un modo di esercitare l'attività
del pensiero autonoma e irriducibiile a una scuola, originale
e diversa dal modo in cui la tradizione filosofica ci ha consegnato
l'esperienza del pensare. Questo modo di pensare unifica le
filosofe del '900 (Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein
e Maria Zambrano) intorno alle quali altre filosofe contemporanee
scrivono i saggi qui raccolti. E un modo specifico di fare
filosofia - illustra Francesca De Vecchi - nel quale si profila
una nuova e diversa forma di soggettività del sentire,
che trae alimento da varie esperienze pratiche e teoriche:
la politica, l'amicizia, la mistica, l'amore. E nel quale
il rapporto tra pensiero e vita, tra filosofia e biografia,
è questione nodale, che va riannodata e ricomposta.
Ma è anche un modo di fare filosofia che Roberta de
Monticelli definisce, specialmente nel caso di Edith Stein,
ma io vi aggiungerei Maria Zambrano e forse anche le altre
pensatrici qui considerate, Simone Weil e Hannah Arendt "paradossale".
Dove il paradosso consiste nella convivenza tra un volto aurorale,
diurno, candido ed evidente e un velo notturno, oscuro, misterioso,
ascetico. E' vero che la vita di Edith Stein è stata
per una metà
"aurora, luce nascente, felicità, presenza, esercizio
dei sensi, comprensione, e per l'altra metà notte e
"croce", dove in luogo della luminosa vita del filosofo
c'è il mistero che crocefigge l'intelligenza"
(pag. 83). Ma non lo fu anche la vita di Maria Zambrano, sospesa
nella situazione liminare dell'esilio, durante il quale peregrinò
da un paese all'altro senza mai poter approdare nel proprio
? avendo voluto però mantenere, per amore, per rispetto,
la lingua madre, lo spagnolo ?sospesa tra l'aurora della vita
e la notte della morte come la sua eroina Antigone, che fa
la spola tra le sponde dell'essere, tra il dominio dell'oscurità
e la luce crepuscolare dell'aurora? E non lo sono forse anche
le vite di Hannah Arendt, anch'ella esiliata, proiettata fuori
(ek?silio) dalla storia e della vita abituale, e di Simone
Weil, che rivive nella sua eroina Proserpina, destinata a
far la spola tra regime
diurno e regime notturno, e sulla quale Maria Concetta scriveparole
toccanti? Le corrispondenze si dilatano dal modo di pensare
al, modo di vivere e al loro parallelismo: vivere e pensare
discorsivi e deambulanti, tra l'andare e il venire corporale
e l'andare e il venire i discorsivo (dis?curro, correre qua
e là) del pensiero.
Laura
BoelIa, Roberta de Monticelli, Rosella Prezzo, Maria Concetta
Sala, "Filosofia ritratti corrispondenze" (a cura
di Francesca De Vecchi), Tre Lune edizioni, Mantova 2001,
pagg. 140, L. 25.000
|