L'Unità
- 25 ottobre 2003
Uscire dal disagio maschile
Giacomo Mambriani
Alla fine
del grande seminario di Diotima (comunità di filosofe dell'Università
di Verona) del 2002, dal titolo Donne e uomini: anno zero, un uomo ha
proposto agli altri presenti tra il pubblico di incontrarsi separatamente,
per tentare uno scambio autentico di vissuti e di esperienze (cosa che,
come le donne sanno, è difficile nel mondo maschile). All'appello
hanno risposto circa una decina di uomini, compreso chi scrive. E iniziato
così un percorso che tuttora prosegue e di cui, su invito delle
filosofe di Diotima (che curano questa rubrica), parleremo in chiusura
del seminario di quest'anno, A 5 dicembre all'università di Verona.
Il
formarsi di questo gruppo maschile non è un caso isolato: in varie
città, già da alcuni anni, anche altri si riuniscono cercando
forme diverse di comunicazione. Viene spontaneo chiedersi da dove nasca
questa nuova esigenza di confronto, che è anche un interrogarsi
sul proprio modo di stare al mondo. In parte è certamente un tentativo
di risposta (meglio tardi che mai, si potrebbe dire) a questioni sollevate
dà movimento femminista almeno trent'anni fa; ma è anche
espressione di un reale disagio maschile, fino ad ora latente e assai
condizionante. Si tratta di un disagio che viene da lontano e che caratterizza
gran parte della storia della civiltà occidentale. Disagio che
ha prodotto, e continua a produrre, molta sofferenza nella vita di uomini
e donne. E' possibile dire qualcosa di questo disagio che, letteralmente,
è una mancanza di agio?
Ho
cercato aiuto nel vocabolario, e ho visto che i principali significati
di "agio" sono due: "comodo" (comodità) e "ampiezza
o sufficienza di spazio, luogo e tempo". Ho visto inoltre che la
parola deriva dal verbo latino adiacere, che alla lettera significa "giacere
presso". Da queste informazioni ricavo che l'essere a proprio agio
è la possibilità (la capacità) di sperimentare la
condizione della vicinanza, in uno stato di rilassatezza e abbandono,
disponendo del tempo sufficiente. Il fatto che "giacere" porti
con sé anche il senso dell'unione erotica dà un'ulteriore
sfumatura alla dimensione dell'agio, così fondamentale per la vita
umana e così negletta nell'era globalizzata.
Come
uscire dal disagio per essere finalmente a nostro agio? Oltre alla cronica
mancanza di tempo che affligge gli individui nelle società moderne,
l'ostacolo più grande su questa strada è la paura della
trasformazione di sé, o della perdita di identità; ciò
perché nel pensiero occidentale di impronta maschile l'identità
si definisce soprattutto in opposizione, piuttosto che in relazione a
qualcosa o a qualcuno/a. Ma l'identità è mobile e inafferrabile
come un profumo, e si può percepire solo nel rapporto imprevedibile
con l'altro/a nella sua irriducibile differenza, per usare un'espressione
cara al pensiero delle donne.
Gli
uomini cominciano ad aver voglia di intensificare il contatto: con se
stessi, con gli altri uomini e con le donne. Bisognerà essere pazienti
e non forzare i tempi, perché certe cose possono accadere solamente
ad-agio.
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