Libreria delle donne di Milano  
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Milano, 18/03/2004

Una statua a Guglielma
di Elena Urgnani

Siamo state invitate dal Circolo Culturale Giordano Bruno di Milano a partecipare a una raccolta di firme per dedicare una statua a Guglielma Boema e Maifreda da Pirovano. Queste due donne, protagoniste di una ricerca spirituale che coinvolse molti milanesi, donne e uomini, e che fu giudicata eretica dal tribunale dell'Inquisizione, potrebbero essere ricordate con un monumento in Piazza Vetra, nel Parco delle Basiliche, nel luogo che vide nel 1300 il loro supplizio. Sull'opportunità di questa iniziativa noi della redazione del sito ci siamo trovate divise, fra chi - come Luisa Muraro - ritiene che l'autorità vera non abbia niente a che fare con i monumenti, e chi - come la sottoscritta - ritiene che un'opera d'arte in ricordo di due eretiche scomparse sia un tardivo e comunque utile riconoscimento e risarcimento simbolico alla ferita della memoria che ci ha fin qui accompagnate. Poiché il dibattito è ancora aperto, ci piacerebbe conoscere il parere delle frequentatrici e dei frequentatori del sito.
Chi vuole informarsi sui fatti, può leggere il libro di Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda, storia di un'eresia femminista (Milano, La Tartaruga, 2003), uscito per la prima volta alla fine degli anni settanta, e di recente ripubblicato; Marina Benedetti, Io non sono Dio. Guglielma di Milano e i Figli dello Spirito santo (Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 1998). Marina Benedetti ha curato anche gli atti del processo di condanna di Guglielma e dei suoi seguaci: Milano 1300. I processi inquisitoriali contro le devote e i devoti di santa Guglielma, Milano, Libri Scheiwiller, 1999.

Qui riassumerò i fatti principali. Tale Guglielma, della quale si disse che fosse figlia del re di Boemia, giunse a Milano, pare in compagnia di un figlio, e qui si stabilì raccogliendo attorno a sé un gruppo piuttosto nutrito di uomini e donne, che si riunivano per pregare e fare opere di bene. Con lei operavano e pregavano anche alcune appartenevano alle Umiliate di Biassono, un ordine laico di converse che vivevano in comunità, senza una particolare autorità maschile a controllarle. Questo era parte del costume religioso (piuttosto libero) del Duecento. La congregazione delle devote e devoti di Guglielma non destò dapprima gravi sospetti, tant'è vero che Guglielma, dopo la sua morte tra il 1281 e il 1282, fu sepolta nell'abbazia di Chiaravalle, in quanto devota e amica dei monaci di quell'abbazia. Guglielma aveva infatti abitato a lungo in una casa di proprietà dell'ente monastico milanese; la sua decisione di indossare in punto di morte l'abito monastico e di farsi seppellire fra le mura del chiostro era un modo di legarsi al monastero.
Dopo la sua morte il gruppo di devoti continuò a riunirsi in suo nome, sotto l'autorità di una delle umiliate, Maifreda da Pirovano (cugina prima di Matteo Visconti) e sotto la guida di certo Andrea Saramita, il quale insegnava che Guglielma era di sostanza divina, come Cristo, che in lei si era incarnato lo Spirito santo, e che questa incarnazione nel sesso femminile era necessaria alla salvezza dei non cristiani. In quanto rappresentante in terra di Guglielma, nel 1300 suor Maifreda arrivò a celebrare una messa solenne. Questo non poteva sfuggire all'Inquisizione, e neppure altri aspetti della dottrina predicata da Guglielma potevano sfuggire, e cioè verosimilmente (le uniche fonti sono gli atti dei processi contro i devoti) le tre tesi della salvezza dei non cristiani, della consustanzialità fisica di Cristo e Guglielma nello Spirito Santo, della necessità del sesso femminile per la salvezza dell'umanità.
In un primo momento il priore dell'abbazia di Chiaravalle tentò di esercitare qualche pressione presso l'arcivescovo di Milano, affinché si occupasse lui stesso del processo, invece di lasciarlo in mano all'inquisizione romana, ma non essendo in grado di influire sulle sorti del meccanismo, oramai avviato, abbandonò Guglielma e i suoi seguaci al loro destino.
Così, circa vent'anni dopo la sua morte, per Guglielma iniziò un processo per eresia, che vide coinvolti numerosi suoi amici. Si noti dunque che l'accusa non si dirige contro Guglielma, ma contro i suoi seguaci, forse strumentalmente adoperata (secondo un'ipotesi storiografica) contro Maifreda da Pirovano, per colpire il "partito", o meglio la "casata" (viscontea) di cui quest'ultima faceva parte.
Alla fine del processo, che avrebbe dimostrato la sua "colpevolezza", tra il 2 e il 9 settembre 1300 i resti di Guglielma vengono esumati e messi sul rogo. Oltre a lei, vengono condannati a morte mediante il rogo, in quanto eretici relapsi, Andrea Saramita, il tesoriere e custode del gruppo, Maifreda da Pirovano e alcune sue consorelle. In seguito alle condanne il movimento dei Figli dello Spirito Santo si disperde.
Sulla figura di Guglielma la Boema, o Guglielma da Milano, come alcuni preferiscono chiamarla, il dibattito storiografico è ancora aperto. Marina Benedetti contesta che Guglielma fosse effettivamente figlia del re di Boemia, e non ritiene questa genealogia sufficiente provata; da notare che se la discendenza regale fosse confermata, Guglielma si troverebbe ad essere la sorella di una santa ufficiale del calendario cattolico, Agnese da Praga. Inoltre alcuni storici hanno preferito spostare l'accusa di eresia da Guglielma ai suoi seguaci: Guglielma infatti non avrebbe detto di essere lo spirito santo, anzi avrebbe protestato con veemenza "Io non sono Dio". In effetti, non si vede altrimenti come Guglielma avrebbe potuto godere della protezione dei monaci dell'abbazia di Chiaravalle. In questa prospettiva Guglielma potrebbe addirittura aspirare alla santità (che oggi, dopotutto, non si nega a nessuno).
Tuttavia a molte di noi non piace l'idea di una santa Guglielma, tradita da seguaci troppo zelanti, e ci riconosciamo invece molto di più nell'interpretazione femminista della sua vicenda che in questo movimento un importante antecedente dell'aspirazione femminile al sacerdozio. E d'altro canto la forza dell'eresia era proprio questa: il suo essere crocevia di speranze e di pratiche religiose non conformiste, che permettevano l'incontro di classi sociali differenti e di una lettura "altra" del divino. Io penso che il messaggio di libertà di questi eretici e di queste eretiche non può essere facilmente ridimensionato, e permettere ad un gruppo di donne dei nostri tempi di riconoscersi in queste loro antenate, scegliendo per sé e per le proprie figlie simboliche una genealogia più utile di quella proposta dai canoni della cultura corrente, mi sembra il miglior modo di continuare a far vivere in maniera utile il loro messaggio di libertà. Messaggio tanto più forte se Guglielma la vediamo nella sua relazione con altre donne e uomini del suo tempo, che avevano potuto beneficiare della sua parola. Per questo il monumento a Guglielma dovrebbe almeno includere Maifreda, proprio per significare la relazione.


Certo tutto questo discorso suscita un interrogativo di fondo: che senso ha oggi proporre un monumento a un'eretica bruciata sette secoli fa? Secondo Luisa Muraro la vera autorità non ha bisogno di monumenti, ma secondo me il piano simbolico ci guadagnerebbe: il ricordo di una donna ispirata, che ha saputo radunare attorno a se laici e religiosi, rivendicando la salvezza per entrambi e operando un sostanziale spostamento del simbolico può essere utile in questa Milano "multiculturale", e poi Guglielma appartiene alla storia di Milano, sarebbe utile restituirgliela, e riparare - anche se in ritardo - l'accanimento contro di lei e i suoi seguaci.
Sarebbe utile anche per ricordare i misfatti che l'inquisizione ha perpetrato a Milano, e che i nostri avventati fratelli illuministi hanno provveduto improvvidamente a cancellare con il rogo degli archivi del 1788.
A mio avviso il parco delle basiliche - che è vicino alla via Giangiacomo Mora, altro capro espiatorio già individuato dal Manzoni nella sua indimenticabile Storia della colonna infame - sarebbe il posto ideale per accogliere un simile monumento, che sarebbe monito ad ogni intolleranza, presente passata e futura. Quanti milanesi saprebbero dire oggi dove si trovavano i tribunali e gli archivi dell'inquisizione milanese? Quanti sanno perché corso Manforte si chiama ancora oggi così? Offriamo un contributo alla memoria…


Le riunioni del Circolo Giordano Bruno, durante le quali si raccolgono le firme, si svolgono il martedì sera alle ore 21 in Via Bagutta 12.

Per informazioni sul Giordano Bruno è possibile consultare il sito:

http://biz.supereva.it/gbrunomi.dadacasa/index

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