Libreria delle donne di Milano –
Gruppo lavoro
Via Pietro Calvi 29
Immagina
che il lavoro
un manifesto del
lavoro delle donne e degli uomini
scritto da donne
e rivolto a tutte e tutti
perché il discorso
della parità fa acqua da tutte le parti
e il femminismo non
ci basta più
sarà presentato
Sabato
24 ottobre a Milano
e in contemporanea in molte altre
città
Anche
tu puoi partecipare
o contribuire
a organizzarlo nella tua città
Anche
tu puoi contribuire a farlo conoscere
Il manifesto
è in vendita presso la Libreria delle Donne di Milano, tel. 0270006265 e nelle
librerie di altre città. Per la mappa delle librerie consulta www.libreriadelledonne.it (via dogana/mappe) Nel sito della libreria trovi anche
l’elenco aggiornato delle città con le presentazioni del
24 ottobre.
Per informazioni,
contatti stampa, o per organizzare l’incontro nella tua città contatta Pinuccia Barbieri painuz@tin.it - tel. 3487098609
Il manifesto
8 pagine di riflessioni sul lavoro,
in dieci punti.
1
Primum vivere. Anche in tempo di crisi
2
Adesso che il lavoro l’abbiamo conosciuto
3
Il lavoro è molto di più
4
L’arte della “manutenzione” dell’esistenza:
matrix del futuro, non archeologia domestica
5
Il doppio sì
6
Il lavoro visto da dentro: un’altra organizzazione è possibile
7
Stanche di parità
8
Dire ascoltare contrattare
9
Immaginare il futuro
10
Guardare oltre e forzare i confini dà vantaggi e fa crescere
la libertà
Le autrici
Pinuccia Barbieri,
Maria Benvenuti, Lia Cigarini, Giordana Masotto, Silvia Motta, Anna Maria
Ponzellini, Lorella Zanardo, Lorenza Zanuso. diverse età, esperienze, saperi, talenti.
Da anni ci incontriamo,
incontriamo altre donne e le ascoltiamo.
Dal manifesto
“Nel lavoro
ci siamo e siamo pronte per dire quello che non ci va bene. E per assumerci nuove
responsabilità insieme a nuove libertà.”
“Puoi dimostrare
che non ha senso separare tempo di vita e tempo di lavoro e quindi pretendi che
cambi il concetto di lavoro e di tempo di lavoro.
E
a partire da qui, dal lavoro inteso come unità di lavoro retribuito e di relazioni,
pretendi di ridefinire l’economia, la teoria sociale e politica. … Tutto ciò ipotizza
un cambiamento di civiltà (primum vivere) oltre che di misure e di regole
economiche. … Non possiamo più permettere che siano le condizioni di lavoro, spesso
nemiche dei nostri più elementari desideri, a cambiarci nell’intimo, come persone.”
“Sono
brava Io lavoro
sodo e bene. È questa consapevolezza che accomuna tante donne: impegnarsi con
passione, farsi travolgere, non lesinare sugli orari, sentire che le proprie capacità
aumentano, accettare sfide e obiettivi, scoprire di essere brava. È il piacere
di lavorare misurandosi prima di tutto con se stesse. È la giusta pretesa di ottenere
gratificazioni denaro e potere come riconoscimento del proprio impegno e della
qualità di quello che si fa.”
“La debolezza dell’altra «Le cape sono le peggiori.»
È innegabile che il luogo comune, amato dai media (la guerra tra donne eccita
gli uomini) trovi riscontri nella realtà. Creare un mondo a misura anche di donna
è faticoso. Non si può evitare di attraversare la notte. Quel rigore implacabile
delle donne per le donne, e per se stesse prima di tutto, può essere rabbia per
la diversità dell’altra, paura di essere contaminata dalla sua debolezza. Per
guadagnare autorevolezza, signoria femminile, a volte basta fare un passo ulteriore,
colorando lo sguardo con l’ironia.
“Alla
finestra «Giornate
di 10, 12 ore in ufficio. Luce al neon, aria condizionata, finestre bloccate.
Dalle finestre però potevo guardare fuori. Dentro l’ufficio ero uomo. Alla finestra
ridiventavo donna. Lo sguardo per anni è stato la mia evasione. Allora non lo
sapevo, ma era certo la vita che spiavo dalla finestra. A casa invece, per anni,
non ho neppure alzato le tapparelle, come mille altri. E perché alzarle? Tanto
al rientro sarebbe stato già buio.»”
“Vogliamo
poter dire sì al lavoro e sì alla maternità senza sentirci obbligate a scegliere.”
“Un’altra organizzazione del
lavoro è possibile: non sono i desideri e i
tempi delle donne che non sono adeguati al mercato del lavoro. È il lavoro così com’è organizzato
che è lontano dalla vita di tutti, donne e uomini.”
“Il patriarcato
è morto: perfino la parola fa pensare al secolo scorso. Possiamo dire che è morto
non perché non si manifesti più e siano scomparse discriminazioni e ingiustizie,
anche raccapriccianti, ma perché è morto nel cuore delle donne: è questo che ne
ha decretato la fine.”
"È
morta anche l'idea di parità, cioè l'esigenza di misurarsi con i
paradigmi di un mondo regolato solo sugli uomini. … Più che essere pari
agli uomini, oggi molte donne si chiedono piuttosto come diventare pari a se stesse:
come cioè la società intera può ripensare le sue istituzioni
e le sue regole alla luce anche della loro esperienza e intelligenza di vita."
presa di coscienza femminista, oggi
incrocia la domanda globale di una politica più giusta. Ma non è il trionfo del
femminismo. Al contrario, per le femministe è il momento di voltare pagina.”
“Moltissimi pensano che tutto questo
sia impossibile e quindi vano e dannoso immaginarlo. Anzi, poiché pensano che
sia vano e dannoso immaginarlo, dicono che è impossibile. Noi pensiamo invece
che guardare oltre e forzare
i confini dà vantaggi e fa crescere la libertà.”