di Luciana Talozzi
relazioni politiche, dal quartiere al mondo
Portata avanti dall’associazione Insieme ArTe – Amare Chioggia per orientare alla gratitudine verso le relazioni che ci sostengono e i beni che ereditiamo con la nascita e che riceviamo vivendo, da dodici anni si tiene nella nostra città, Chioggia, la Festa della Riconoscenza.
La ricorrenza è una celebrazione in forma creativa, durante la quale, all’incrocio di arte e politica, viene realizzato un grande mandala circolare che copre circa settantacinque metri quadrati della più bella piazza della città, toccata su due lati dall’acqua della laguna. L’appuntamento, occasione di incontro tra chi segue con interesse l’evento, tra amiche e amici che vengono anche da fuori, è fissato per la seconda domenica di maggio e con esso si conclude il ciclo di iniziative promosse dall’associazione prima dell’estate.
Ogni anno l’allestimento riguarda temi diversi. Nel 2010, per esempio, abbiamo dedicato il mandala dal titolo L’amore apparecchia la tavola, al nutrimento: realizzato con verdure del territorio, che ha un’economia orticola ancora significativa, abbiamo così reso omaggio a chi lavora nei campi e a chi si prende cura della preparazione del cibo in casa, prevalentemente le donne. Nel 2012, con il materiale raccolto sulle spiagge (conchiglie, legname, corde…) abbiamo realizzato il mandala dedicato a quel mare Adriatico che disegna i contorni del nostro territorio. Nel 2013, con Abitare e creare, abbiamo intrecciato fili, nastri e strisce di tessuti colorati su reti da pesca per ricordare la tradizione del merletto, che qui a Chioggia era realizzato sulla base del redin, rete quadrettata in formato ridotto rispetto a quella dei pescatori. Nel 2014, la raffigurazione di donne, uomini, bambine e bambini danzanti ha illustrato La danza delle relazioni. Da anni ci impegniamo per il verde dentro il cuore della città, in particolare per la realizzazione di un giardino del cui progetto iniziale siamo state protagoniste. Da qui Omaggio al verde del 2017. Quest’anno il tema L’infinito tra noi (ho preso l’idea da Katia Ricci curatrice della mostra di mail art intitolata “Concepire l’infinito”) è stato occasione di un allestimento simbolico: tra le dodici porte, che si aprivano sulle spirali-vortice convergenti verso il centro, abbiamo scritto le seguenti parole, espressione del “di più” cui aspiriamo: nascita, amore, relazione, cura, sapienza, desiderio, libertà, passione, fiducia, attenzione, universo, armonia, pace, riconoscenza.
La nostra associazione è nata diciotto anni fa. Volevamo conoscere meglio le manifestazioni creative delle donne ed esprimerci noi stesse in forma visiva per il bisogno di integrare la politica della parola con i linguaggi artistici e creativi, centrati sulla sensibilità. Allo stesso tempo, volevamo dare il nostro contributo alla vita del territorio e, per indicare che l’ispirazione creativa era per noi anche opera di cura nei confronti del luogo che ci ospita, l’associazione ha preso il nome di Insieme ArTe – Amare Chioggia. Il desiderio di tenere insieme arte e amore per la città è all’origine della Festa. La mia proposta di dedicarla alla riconoscenza dapprima suscitò sorpresa e qualche perplessità tra le amiche dell’associazione, ma poi prevalse la fiducia e l’interesse per la nuova impresa. Così il progetto partì. In occasione dell’installazione sul tema L’amore apparecchia ogni giorno la tavola, quando con verdure del territorio realizzammo una grande mensa rotonda apparecchiata, la conduttrice del laboratorio di allora, Mirella Tonellotto, suggerì di tenere la forma simbolica del mandala in ogni successiva edizione. E così fu. La comunità abitante accoglie con favore questa creazione e la sua sollecitazione a pensare con gratitudine ai beni che riceviamo dal territorio, anche quando i temi proposti vanno ben oltre l’ambito locale.
Quest’anno i riscontri dimostrano apprezzamento anche per la capacità di dare all’iniziativa continuità nel tempo. In effetti, la festa è diventata una ricorrenza da conservare, ricca di un significato profondo. Nella tradizione orientale, il mandala parla dell’impermanenza, qualcosa di caduco. Anche noi, dopo averlo costruito al mattino, la sera lo dissolviamo, nonostante il lavoro di mesi che ha richiesto la sua preparazione. Ma soltanto proponendo la sua costante riedizione, come ciclo, cerimonia, rito, l’evento può affermarsi quale visione di un nuovo patto tra noi, donne e uomini, e il mondo in cui abitiamo.
Nel gruppo Festa, ognuna e ognuno, senza essere professionista dell’arte, sa dare un contributo inventivo davvero originale all’installazione e questo impegno collettivo è importante per rendere esteticamente equilibrato il mandala; ma il bello ha bisogno di rispondenze sul piano dei significati: l’orizzonte simbolico resta centrale per la riuscita dell’opera e la nostra umana ricerca di senso. Altre e altri prenderanno in mano la continuazione della Festa se sarà occasione per trascorrere un piacevole tempo creativo e impulso a trasformare la propria e altrui forma mentis. La ricorrenza si affermerà come tradizione, se il riconoscimento del valore delle politiche di cura, inventate soprattutto dalle donne, faranno sentire la necessità di dar loro una forte testimonianza simbolica.
(www.donnealtri.it, 2 giugno 2018)