I liceali di Arras scrivono a «mamma e papà»: il contratto di primo impiego riguarda anche i garantiti; il governo vuole precarizzare pure chi ha un posto a tempo indeterminato
Di seguito, vi proponiamo la lettera scritta da alcuni liceali di Arras ai genitori, lo scorso 24 marzo.
«Cara mamma, caro papà,
da alcune settimane, con moltissimi amici e amiche, ma anche con altri giovani di altri licei, chiedo il ritiro del Cpe. All’inizio non sapevo bene cosa fosse il Cpe, ma ora ho la certezza che questo contratto di primo impiego mi danneggerà per anni.
Sui nostri cartellini c’è scritto: «da buttare»: dovete sapere che un datore di lavoro avrà la possibilità di licenziarmi in qualunque momento, con una semplice lettera, senza dover fornire spiegazioni.
Sui nostri cartellini c’è scritto: «da sfruttare». Come potrei rifiutarmi, dire no, reclamare o semplicemente parlare francamente, se la porta sarà sempre aperta per buttarmi fuori? Mi sarà impossibile chiedere un aumento salariale, un miglioramento delle condizioni di lavoro. Non potrò rivendicare nulla, né firmare la minima petizione. E’ terribile.
Tu mamma, tu papà, nell’azienda in cui lavorate siete considerati. Io, con un Cpe, per due anni o anche più non farò parte degli effettivi. Non avrò diritto di voto alle elezioni sindacali o a quelle dei probiviri. Peggio: se lavorerò in un’impresa con un comitato aziendale, la mia paga non sarà inclusa nel calcolo della massa salariale. In altri termini, sarò penalizzante per gli altri dipendenti.
Con il Cpe il licenziamento non dà diritto a un’indennità basata su una percentuale del salario per i primi sei mesi. Con il Cpe, quando si è licenziati si riceve inizialmente un premio dell’8% dei salari percepiti, mentre il contratto a tempo determinato dà diritto al 10%, e 480 euro per i due mesi successivi. Poi più niente, e oltre tutto ci vogliono quattro mesi di presenza. E il periodo tra due Cpe non può essere inferiore a due mesi.
In questo caso, capite bene che resterò a casa ancora per vari anni. E spero che accetterete di accogliermi, anche se non era previsto. Se poi volessi comprarmi una macchina, dovreste essere voi a garantire e a pagare le cambiali nel caso in cui io venga licenziato – magari per un motivo intollerabile. Anche se è difficile arrivare alla fine del mese e le bollette sono sempre più salate. Il Cpe è uno degli articoli di una legge – la legge Borloo sulle pari opportunità. Strano nome, per una legge che divide e pone i giovani in una condizione di disuguaglianza rispetto agli altri lavoratori e lavoratrici che hanno più di 27 anni e 11 mesi. Questa legge comprende poi altri articoli: il contratto senior, che è un Cpe per le persone tra i 56 e i 59 anni. E prevede di far tornare al lavoro, come apprendisti, i ragazzini di 14 anni; e peggio ancora, ammette di nuovo il lavoro notturno dai 15 anni in su; e tante altre misure minacciose sono contenute in questa legge.
Cara mamma, caro papà, la situazione è grave. Con l’approvazione di questa legge si rimette in discussione tutto il diritto del lavoro e al lavoro. Hanno incominciato dai giovani, ma subito dopo si rimetterà in discussione l’intero codice del lavoro e lo statuto, e allo stesso modo anche il vostro contratto a tempo indeterminato.
La lotta che sto portando avanti oggi è per te mamma, per te papà, anche se forse non lo sapevate. I giovani hanno dato l’esempio del loro coraggio e della loro determinazione. Perché voi no?
Martedì prossimo i sindacati dei lavoratori, degli studenti, dei liceali hanno convocato scioperi ovunque, chiamandoci a manifestare. Vi vorrei tutti e due con me, anche tu mamma, anche tu papà. Così saremo ancora più numerosi e mostreremo le famiglie unite e solidali di fronte all’arbitrio e all’arretramento sociale.
Perciò scioperate anche voi, e venite tutti insieme alle 14 alla Place de la Gare di Arras. I giovani sono di fronte a un pericolo e hanno reagito; non sono stati ascoltati, e ora sta ai genitori farsi sentire. Ditelo ai vostri amici, ai vostri colleghi.
Ecco, ora sapete tutto. Perciò, mamma e papà, conto su di voi, so che mi aiuterete a salvarmi dalle grinfie dell’ingiustizia sociale contro i giovani. E anche se i provveditori, comandati, vi spediranno delle lettere, anche se i principali professori minacceranno per telefono, sappiate che la nostra non è pigrizia. Siamo in lotta per il nostro futuro, mentre il loro è ben garantito, e non hanno nulla da perdere, tranne la loro dignità.
Vostro figlio/a, che vi abbraccia forte».
**Liceali in lotta dei licei Carnot, Gambetta, Robespierre, Guy Mollet, Savary, Jules Ferry, Le Caron e del Lycée Agricole di Arras.
(Traduzione di Elisabetta Horvat)