Incontro a Salzano (VE) del 3 Febbraio 2013
di Gianni Ferronato
Quest’anno cerchiamo di focalizzare la nostra ricerca–scambio su un tema non direttamente nominato nei convegni precedenti ma che, secondo noi, è implicito anche nei temi dello scorso anno.
A proporlo, durante l’incontro preparatorio del 03.02.13 a Salzano (VE), sono stati degli uomini, Marco Deriu e Giacomo Mambriani e gli uomini di Identità e Differenza.
Forse non a caso. Uomini che hanno raccolto i cambiamenti dei movimenti femministi come un’occasione di libertà anche per sé: la libertà di riconoscere la propria fragilità e di uscire dagli stereotipi del patriarcato, in primis lo stereotipo del controllo, su di sé, sulle donne, sulla natura.
Siamo convinti che non possiamo prenderci cura di niente e di nessuno se non siamo consapevoli delle nostre fragilità e dei nostri limiti. Come anche che i conflitti giocati dentro la logica del dominio non possono che essere distruttivi.
Le donne, forse, per esperienza storica non hanno bisogno di essere richiamate al senso del limite, ma c’è una “smisuratezza” del desiderio femminile che interroga noi uomini. E’ forse il senso delle possibilità inscritte nel reale? (Elisabetta Cibelli). Cosa cambia quando cambiano i desideri degli uomini? (Convegno di Maschile plurale).
Molti di noi nei loro contesti quotidiani (lavoro, politica, movimenti, associazioni umanitarie, ecc, …) hanno notato come sia difficile attirare l’interesse sulle pratiche della differenza, che, nel migliore dei casi, vengono recepite come non pertinenti.
Eppure noi sappiamo che la pratica di relazioni di differenza in ogni ambito è sempre più urgente e necessaria anche per risolvere i problemi più importanti del vivere umano: il lavoro, la politica, l’ambiente.
Abbiamo imparato come uomini a “sentirci in causa” quando si tratta di violenza contro le donne, ma per esempio nei movimenti pacifisti non si ritiene importante esplorare la radice sessuata della guerra. Così pure quando si parla di lavoro, di economia, ancora, quasi sempre, si dà per scontato il lavoro di cura e di riproduzione a carico delle donne.
E quindi, se ci sono dei tagli da fare si comincia da lì.
Che ne sarà dei movimenti pacifisti o della decrescita senza un percorso di uscita dagli stereotipi del patriarcato che proprio sulla divisione del lavoro tra i sessi ha inaugurato il suo dominio? Che ne sarà di questa schiera di giovani “grillini” molti dei quali provenienti dai movimenti della sostenibilità? Avranno il senso del limite? O replicheranno il modello omosessuale Grillo-Casaleggio e magari la pretesa del 100% dei consensi alle prossime elezioni?
E comunque il cambiamento avviene. (Intervento di Vedovati a Torreglia 2012).
Solo che spesso non ce ne accorgiamo perché è il nostro immaginario sul cambiamento che non è cambiato.
Oppure è un abbozzo che non arriva a compimento semplicemente perché mancano da parte nostra “… invenzioni linguistiche che sono invenzioni di pensiero. Parole inadeguate impediscono di scorgere che la metamorfosi è avvenuta” (Chiara Zamboni). (Immagine di Lao Tzu del bruco e della farfalla) (Vita Cosentino in Via Dogana n° 103 e 104) e (Chiara Zamboni in Via Dogana n° 104).
Mi sto facendo l’idea che la risoluzione dei problemi concreti del mondo ad ogni livello, se non è supportata dalla rivoluzione simbolica che è stata del pensiero della differenza, hanno vita breve.
Non si va da nessuna parte. Per cui dobbiamo avere la preoccupazione costante di significare i cambiamenti con questa rivoluzione simbolica. Altrimenti tutto viene rimangiato.
I problemi tra uomini e donne, se non passa la rivoluzione simbolica, rimangono nell’ ingarbugliamento e si rischia che non vengano risolti neanche problemi legati alla decrescita, alla guerra, all’ecologia, all’economia, eccetera. Non è facile trovare la soluzione, deve esserci una continua invenzione di parole e pratiche innovatrici.