II coordinamenti delle scuole inscenano il corteo trasversale
M. BA.
Alla fine, come spesso accade, la soluzione ai problemi e ai dubbi del centrosinistra viene «dal basso». E la fusione dei due cortei anti-Moratti in uno solo l’hanno realizzata da soli – simbolicamente- un centinaio di genitori del coordinamento delle scuole e una pattuglia di insegnanti della Cgil. Quando la manifestazione dei sindacati di base raggiunge piazza Venezia infatti il grosso del serpentone confederale è già passato, tentando di raggiungere una piazza Navona gremita. Ma verso la fine, subito dopo le bandiere bianco-verdi della Cisl, alcuni coordinamenti di genitori con i loro bambini si mettono in disparte e continuano a chiedere, «senza se e senza ma», l’abrogazione delle riforme Moratti: legge 53 e decreto 59 più il «blocco» di tutti i decreti di attuazione che verranno.
Per questo obiettivo, non certo secondario, hanno partecipato a tutto il corteo di Cgil, Cisl e Uil. E appena piazza Venezia si è riempita hanno chiesto alla questura di attraversare il fitto cordone di polizia e raggiungere il grosso dei coordinamenti, che partecipava come stabilito alla manifestazione dei Cobas. La piazza scandiva «fateli entrare, fateli entrare» rivolta ai poliziotti. E alla fine, senza tensioni inutili, il nulla osta arriva tra gli applausi della piazza. Come «ostaggi simbolici» passano da un corteo all’altro anche alcuni palloncini rossi della Flc-Cgil. A farli svettare nel cielo plumbeo alcuni insegnanti della Cgil, che sono passati all’«altro corteo» perché ha una «piattaforma più chiara» raccontano.
Tra le migliaia di bandiere sindacali, infatti, erano tantissime anche quelle gialle, un colore tutto sommato recente nella variopinta «simbologia» italiana. E’ il colore scelto dai coordinamenti dei genitori della Rete e del Forum delle scuole (vedi www.retescuole.net). I protagonisti forse involontari del vasto movimento contro la ministra dell’istruzione. Nel carniere due anni di lotte e confronto duro condotti scuola per scuola, dal nord-est alle isole.
In una lettera aperta inviata il 9 ottobre a tutte le organizzazioni sindacali i coordinamenti chiedevano di «costruire l’unità in piazza» e di far proprio l’obiettivo di abrogare le riforme del centrodestra. Richieste che possono dirsi esaudite soltanto a metà (il corteo di Cobas e Unicobas), anche se alla fine il successo non scontato dello sciopero generale della scuola mitiga (almeno in parte) i risentimenti aperti dall’andare in piazza con due piattaforme diverse.
Come spiega una combattiva mamma veneta che fa parte di uno dei forum, tra i protagonisti del «corteo trasversale», «il nostro intento era di creare una catena umana che unificasse le due manifestazioni, perché noi non `apparteniamo’ a nessun sindacato, né confederale né di base, il nostro obiettivo è l’abrogazione di questa controriforma. Punto».
Ragionamenti forse poco sofisticati per i palati politici e per gli equilibrismi sindacali. Sta di fatto che in molte regioni, a livello di istituto, le distinzioni di sigla non significano molto. Nei tavoli di confronto avviati in molte scuole infatti genitori e insegnanti discutono e «lavorano» insieme fianco a fianco, a prescindere dai colori e dalle tessere in tasca. Ed è forse questo, senza sminuire il successo delle «aule vuote dagli asili nido alle superiori», uno dei risultati più belli reso visibile dalle manifestazioni romane di ieri.