Adriana Sbrogiò
Ringrazio Luisa Muraro e Annarosa Buttarelli che mi hanno chiesto di parlare della mia relazione con gli uomini. Credo che l’abbiano fatto perché pensano che io sia una donna che ha saputo portare alcuni uomini a riconoscere che c’è nel mondo autorità femminile.
Infatti da sempre ho capito che dovevo fare i conti con gli uomini, perché di fatto ci sono nella mia vita e nella storia, ma senza mai cercare da loro una qualsiasi forma di autorizzazione o mediazione per stare al mondo. Con loro ho sempre cercato e cerco di praticare relazioni comunicative e di scambio in cui la mia presenza femminile si esprime in tutta la sua libertà e autonomia. Perché non vengano confuse libertà e autonomia con l’autosufficienza è necessario, per me, che gli uomini riconoscano la differenza e l’autorità femminile.
Sono convinta che mi è stato possibile realizzare delle relazioni con tale qualità perché ero già stata riconosciuta autorità, prima di tutto da mia madre, poi da una donna che ho incontrato in giovane età, poi ancora da alcune donne con cui sono stata e tuttora sono in relazione d’amore. Dall’amore femminile, quindi, ho attinto forza e consapevolezza di me e così ho trovato il coraggio di affrontare il mondo, ponendomi, nei confronti del sesso maschile, con quella dignità di donna che sa che ha qualcosa di sé da scambiare piuttosto che chiedere o adeguarsi o separarsi dagli stessi uomini. Infatti mi sono separata da un marito (ruolo) non dall’uomo con il quale ho avuto due figlie e con il quale ho mantenuto, fuori dal rapporto coniugale, un dialogo civile e di reciproco rispetto.
La mia relazione con gli uomini è sempre stata ed è segnata da un parlare molto chiaro e diretto che non lascia spazio a fraintendimenti. Non ricorro, quindi, ad alcuna forma di seduzione per rendermi gradevole agli uomini. Non mi è mai interessato né mi interessa piacere agli uomini. Questo comportamento infatti mi farebbe entrare nel gioco che loro hanno stabilito e in cui interpreterei la parte, che gli uomini stessi hanno assegnato alle donne, corrispondente all’immagine che di queste si sono costruiti. Tanto meno voglio essere eternamente madre.
Fin dall’inizio della relazione dico chi sono e che cosa voglio e chiedo chi sono e che cosa vogliono loro. Così ha inizio una contrattazione che è necessaria per uno scambio autentico e per capire se siamo disposti a mettere in discussione quello che siamo e viviamo. Inoltre, così, si evita una eventuale reciproca possibile strumentalizzazione.
Sono sempre stata un’innamorata della vita in sé, del vivere e quindi mi capita anche di innamorarmi con molta facilità, nel senso che mi basta una buona parola o un’attenzione da parte di una persona (uomo e/o donna) per farmi scaturire il desiderio di iniziare una relazione che renda possibile una comunicazione sempre più profonda.
Mi occorre un atto di intelligenza per passare dallo stato di innamoramento all’amore e quindi alla scelta di amare quell’essere umano che ho innanzi. Devo riflettere e conoscere i miei sentimenti e le mie emozioni per capire ciò che sto provando e così stare in relazione in modo di essere presente a me stessa ed alla realtà che vivo. Questo è un partire da me che non mi fa disperdere e che mi indica quel è il posto di ciascuna, ciascuno nella relazione.
Questa mia modalità mi ha permesso di vivere relazioni profonde e originali con uomini, che non sono né mariti né parenti, per i quali ho provato molta ammirazione e stima perché, con le loro qualità morali e politiche, sono stati particolarmente significativi per me e, a causa della loro specifica competenza, mi sono stati maestri. Mi è sempre stato chiaro quando vivevo la relazione sul piano dello scambio di competenze e quando, invece, nei momenti di comunicazione profonda avveniva uno scambio d’essere.
Mi rincresce di non essere riuscita, con alcuni di loro, a comunicare e a scambiare alla luce della consapevolezza della differenza sessuale. Di fatto, però, in queste relazioni la differenza è stata la realtà sempre presente sullo sfondo.
Da quando ho incontrato il pensiero della differenza sessuale mi è stato evidente che la pratica politica delle relazioni tra donne, ma soprattutto ciò che essa produce di amore e di libertà nei luoghi ove agisce, dimostra, anticipandolo simbolicamente, che c’è un altro modo di stare al mondo, un modo che si può nominare a partire da sé e ho constatato che tale pratica ha colpito la sensibilità e l’intelligenza di alcuni uomini che hanno cercato di farla propria ritenendola vitale e innovatrice.
Questa maggiore consapevolezza ha segnato ulteriormente il mio modo di mettermi in relazione con gli uomini e perciò cerco, da subito, di coinvolgerli facendo loro notare la differenza sessuale e praticare un diverso modo di comunicare.
Sto attenta a che in loro si formino perlomeno due atteggiamenti. Prima di tutto che non banalizzino, ma che riconoscano, apprezzino e non contrastino la differenza femminile, che la lascino esprimere perché hanno da capire che è una risorsa positiva sia per le donne sia per gli uomini. Secondo, che si mettano in discussione, che riflettano sulla loro differenza maschile e, di conseguenza, si rendano conto della relatività del loro modo di sentire e di pensare, senza pretendere che valga anche per le donne, al contrario di quello che hanno creduto per tanto tempo. Coltivo le relazioni con gli uomini per realizzare questi obiettivi e le mantengo con quelli che si sono messi in questo cammino.
Nella relazione ho sempre presente il mio essere donna, la mia differenza femminile e riconosco autorità ad un uomo quando questo esprime con dignità e consapevolezza la sua differenza a partire dal farsi carico della cultura e della storia e del posto che occupa nella relazione con le donne e con gli uomini. Io, nello scambio con lui, mi rivelo, ma voglio anche dirgli come lo vedo e, per stare insieme, quale posto mi scelgo.
Sarà perché sono stata allevata senza il padre e quindi privata della mediazione paterna, e non so se questo sia un vantaggio oppure una disgrazia, ma proprio non mi riesce di riconoscere autorità ad un uomo per il ruolo istituzionale che occupa. Gli riconosco autorità per il servizio che gli vedo compiere e, se entro in relazione, per come e quanto egli esprime se stesso.
Penso che gli uomini non sono liberi perché appartengono al quel sesso che li condanna ad essere prepotenti e a ritenersi superiori alle donne e che lo devono continuamente dimostrare. Sono altresì convinta che ciò sia una grande disgrazia per tutta l’umanità.
Non mi sono mai sentita attratta dagli uomini per la posizione sociale che occupano in termini di prestigio, potere, soldi, ecc., ma perchè desideravo coinvolgerli in una pratica politica di incontro e scambio che poteva fare emergere e scoprire la nostra reciproca umanità e riconoscere la differenza femminile e la differenza maschile. Gli uomini mi hanno sempre incuriosita, ho sempre sentito che era importante conoscerli e che questo era inevitabile se volevo abitare e condividere il mondo con loro.
Una pratica necessaria alla libertà sia delle donne che degli uomini.
Alcuni uomini con cui sono entrata in relazione di scambio hanno scoperto il beneficio della pratica delle relazioni, così come l’intendono alcune donne e ne hanno fatto l’esperienza. Si sono accorti che, oltre ad incontrare il loro desiderio, era anche un modo di essere e di stare al mondo con più amore, più agio e più equilibrio tra uomini e donne, necessario per cambiare la loro storia.
Ho dato credito e stimo questi uomini con i quali sono in relazione da tanti anni e ai quali ho trasmesso l’amore per la differenza sessuale, per la mia e la loro differenza. La relazione di scambio avviene a partire dallo scambio d’essere e si allarga poi fino a comprendere saperi e competenze proprie.
Prima di tutto vivo un quotidiano confronto con il mio attuale marito, poi con alcuni uomini con cui pratico, oltre che la ricerca e la discussione, anche l’accoglienza, la convivialità e l’amicizia. Mi sono confrontata sulla complessità della mia e loro situazione di vita: affetti, lavoro, interesse per la politica, desideri e progetti. Insieme abbiamo impreso e fatto accadere, nel nostro territorio, alcune azioni politiche simboliche che hanno fatto emergere la differenza.
Fanno parte dell’Associazione “Identità e Differenza” alcuni uomini che hanno accolto con molta naturalezza la proposta della politica delle donne e quindi hanno iniziato ad agire consapevolmente la pratica delle relazioni a partire da sé, riconoscendo la differenza sessuale e l’autorità femminile.
Lavoriamo insieme a questi uomini da alcuni anni ed è stato più facile e veloce scambiare ed intendersi con loro proprio perché avevano già precedentemente riconosciuto autorità femminile alla propria moglie o compagna che ha fatto la mediazione per il riconoscimento delle altre donne.
Oggi, la parola di questi uomini, per me, rappresenta il loro modo di vivere e la sento e la vedo coerente con quanto ci stiamo continuamente scambiando. La pratica di relazioni con questi uomini è molto importante per me, perché attraverso di loro mi è stato possibile recuperare e continuare a mantenere la fiducia nel genere maschile e sperare in una sempre più corretta e rispettosa convivenza.