Franca Fortunato
Samantha è una delle tante donne della ex Jugoslavia che, dopo aver coltivato il sogno di venire in Italia per migliorare la propria vita, una volta approdata nel Bel Paese, clandestinamente, all’età di 16 anni, finisce nel vortice della prostituzione, della violenza, dello sfruttamento, dei ricatti, per opera di chi, con l’inganno, le aveva promesso soldi e felicità. Oggi, a 40 anni, dopo essersi liberata dei suoi sfruttatori, ammalatasi gravemente di tetraplegia per via dell’alcol, segue un percorso riabilitativo nella Casa accoglienza “Il Rosa e l’Azzurro” di padre Piero Puglisi. È qui che la incontriamo insieme ad Eleonora Rotella, la donna a cui ha affidato la storia della sua vita e che ne ha fatto un libro, pubblicato dalla casa editrice Città del Sole, dal titolo “Kurve nel labirinto. Storia di una donna vittima della tratta”. Samantha, che oggi gode di un permesso di soggiorno per motivi di salute, è una donna piccola ma forte, nel suo corpo e nella sua anima porta ancora i segni del dolore e delle ferite ancora aperte. Si commuove e piange quando parla di sé, della sua vita, di sua figlia, ma è determinata nel voler restare in Italia e rifarsi una vita. Da lei e dalla sua amica Eleonora abbiamo ascoltato la genesi di un libro, nato dall’incontro tra due donne, dove l’una si fida dell’altra e affida a lei la storia dolorosa della sua vita e l’altra ne fa un libro, comprendendo il valore di una donna che cerca la sua strada attraverso il dolore e la sofferenza.
Come è nata l’idea del libro?
“L’idea – dice Eleonora – è nata per caso, dalla mia considerazione sul tipo di vita che lei aveva condotto. Lei mi disse: “Io racconto e tu scrivi”. Le avevo detto di raccontare la sua storia, al di là del libro, perché poteva servire come lavoro su di sé. Se poi fossimo state brave nello scriverlo e lo avessimo pubblicato, i diritti di autore sarebbero andati a lei.”
Come vi siete incontrate voi due?
“All’ospedale in neurologia nel 2008 – dice Samantha – dove ero arrivata senza nessuno accanto. Non avevo casa, niente. Ero disperata. Dopo alcuni giorni mi sono fidata di Eleonora, la mia assistente sociale, perché era l’unica persona che mi stava accanto e mi dava una mano. Mi sono affidata a lei, le ho detto di non lasciarmi sola perché sapevo che non ce l’avrei fatta. Ho messo la mia vita nelle sue mani. In 40 anni mai ero stata ascoltata, capita. Ho trovato in lei una donna con cui non avevo paura ad esprimermi, a raccontare tutto quello che avevo passato e a essere giudicata. Io sto pagando ancora per i miei errori. Adesso c’è una grande amicizia tra noi e per me è una grande cosa. Dopo due mesi e una settimana di ricovero in neurologia, sono entrata a Fondazione Betania. Pesavo allora 30 chili. Eleonora mi ha seguita, per via del libro. Era l’unica che aveva scommesso su di me. Non camminavo e lei mi diceva che potevo farcela.”
Come mai si è fidata della donna che l’ha portata in Italia e l’ha sbattuta sulla strada a fare la prostituta?
“Ero in una situazione difficile. Mia madre, a cui ero molto legata e ancora oggi mi manca tanto, era morta per alcolismo, avevo perso casa. Avevo 16 anni. Ero in collegio e mi sembrava di stare in un carcere. Frequentavo una scuola di sartoria dove insegnavano la tecnica del disegno per creare modelli. Andai via dal collegio. Ero molto attratta da come si viveva in Italia, dove si respirava un’aria di benessere. In televisione non si vedeva né miseria né povertà. Una sera in discoteca conobbi una ragazza nomade e poi sua sorella, che era tornata dall’Italia carica di oggetti d’oro e diceva di lavorare in un negozio. Andai a vivere a casa loro e, a un certo punto, la sorella della mia amica mi propose di seguirla in Italia ed io lo feci. Pensavo di venire a lavorare anch’io in un negozio.”
Come è riuscita a liberarsi dei suoi sfruttatori?
“Con me vivevano altre ragazze e una di loro, un giorno, tornò piangendo dicendo che aveva raccontato tutto alla polizia. E così abbiamo denunciato tutti coloro che vivevano del nostro lavoro, nonostante ci avessero minacciate di morte. Avvisati, alcuni sono riusciti a scappare, ma 15 di loro sono stati arrestati. Ho continuato a prostituirmi per conto mio, ma poi mi sono ammalata. Ero caduta nel tunnel dell’alcolismo.”
Leggere la sua storia pensa possa essere utile ad altre?
“Penso di sì. Nella prostituzione io sono cascata come una mela marcia e tutt’ora ci sono molte ragazze, vittime della tratta e della violenza. In Jugoslavia non c’è prostituzione, anche se siamo poveri. Ci sono solo poche adulte che lo fanno per scelta. Chi sfrutta la prostituzione all’estero cerca sempre ragazze in difficoltà, che potranno mandare qualche soldo a casa.”
Il libro è possibile trovarlo nelle librerie?
“Non si trova in libreria – dice Eleonora – perché abbiamo deciso di venderlo direttamente per poter dare il 30% del ricavato a Samantha. Abbiamo attivato a tal fine un numero telefonico che è 3383498682. Pensiamo di presentarlo un po’ ovunque. La prima presentazione la faremo il prossimo 14 Maggio a Fondazione “Città Solidale” con padre Puglisi.”