La regista Nina Lopez firma il video «Parliamo del potere», prodotto da Global Women’s Strike, una rete di donne che non ha abbandonato i contenuti «bolivariani» in Venezuela. Nel film, scorre la vita dei barrios. E al paese latinoamericano sono dedicate diverse iniziative a Roma
Geraldina Colotti
Una bella ragazza dai tratti caraibici canta su una musica orecchiabile un testo impegnativo: «Dalle colline di Caracas alle rive dell’Orinoco/ le donne e altri settori che guidano la rivoluzione/ discutono del potere dalla base/…». Intorno, uno spicchio di popolo festoso batte le mani e danza. Inizia così il film Parliamo del potere, della regista Nina Lopez, prodotto da Global Women’s Strike, una rete di donne che, insieme all’associazione Pay Day, sostiene la «rivoluzione bolivariana» in Venezuela. «La rivoluzione mi assomiglia», dice ridendo la ragazza, mentre la telecamera – un occhio corale e partecipe – inquadra mani e gesti dei quartieri poveri: quei barrios in cui «la gente ha costruito la città due volte: di giorno edificando le case dei ricchi, la notte quella per sé». Parlano operaie, artigiani, infermieri e medici impegnati nelle «missioni»: progetti di alfabetizzazione, sanità, microcredito, palestre di una partecipazione popolare su cui il presidente del Venezuela Hugo Chavez conta per costruire il «socialismo del XXI secolo».
Juanita Romero, fa parte del Comitato Terra di Guaicaipuro, nello Stato di Miranda, e coordina l’attività autonoma di base sulla casa. Nel film spiega gli obiettivi della Missione delle madri di quartiere: fornire sostegno economico alle donne meno favorite per il loro lavoro di cura. Juanita lavora anche con la Banca per lo sviluppo delle donne, che consente l’accesso al microcredito anche a chi non ha nulla: «la terra è di chi la abita – dicono le contadine – ma bisogna anche avere i mezzi per coltivarla». Perciò, Chavez ha recentemente accordato 50 milioni di dollari alla Banca: per aiutare «anziane, disabili, lavoratrici del sesso, giovani madri e donne in carcere a formare cooperative e a costruire un’economia solidale». L’obiettivo è quello di favorire i progetti collettivi, non le imprese individuali, perché – spiega l’attivista – «nella rivoluzione bolivariana ci sono molte cose che dobbiamo imparare e molte altre che dobbiamo disimparare. La prima di queste è l’individualismo».
Gaston Murat fa invece parte della Lega socialista e del movimento del presidente, che ha guidato la rivoluzione. È stato tra i fondatori della Forza bolivariana dei lavoratori e dell’Unione nazionale dei lavoratori (Unt), il sindacato «formato dalla base per liberarsi del vertice sindacale, corrotto e complice del colpo di stato contro Chavez del 2002», spiega nel film. Juanina e Gaston hanno presentato il film domenica scorsa a Venezia (Patronato dei Frari), nell’ambito del VI Salone dell’Editoria di pace. In quella sede, insieme a Giorgio Riva (di Pay day) e a Didi Rossi (Sciopero globale delle donne, Londra), hanno discusso con il pubblico della situazione attuale in Venezuela. Un paese che confida sulle donne: «le organizzazioni di donne hanno una maggiore chiarezza – dice Gaston Murat – con gli uomini c’è il problema del potere…». Chi volesse acquistare il video (in spagnolo, sottotitoli in italiano), può andare su http://www.allwomencount.net/Pubblications/Videos euros.htm Ingos al 3470782206. E di Venezuela si continuerà a discutere anche a Roma: fino al 15 ottobre all’Istituto Italo-latino americano (piazza Benedetto Cairoli, 3) è in corso la mostra «Venezuela: un popolo in marcia» del fotografo Gianluca Belei, promossa dal Vicepresidente del Consiglio provinciale di Roma Nando Simeone. E dall’11 al 13, appuntamento con il IV incontro di Intellettuali e artisti in difesa dell’umanità, che si terrà presso la sede Fao a Roma.