Con il presente appello desideriamo richiamare l’attenzione sulle difficoltà che sta attraversando la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. Il rinnovo della convenzione della Casa con l’Amministrazione comunale rischia di tradursi in un drastico ridimensionamento dei servizi offerti.
La Casa delle donne di Bologna svolge da molti anni un’attività preziosa di accoglienza delle donne in difficoltà, formazione di personale qualificato, indagine e diffusione della conoscenza sui temi della violenza. Il servizio che essa garantisce è già oggi troppo ristretto sul piano quantitativo. Tagliare drasticamente i fondi per il nuovo anno d’esercizio significherebbe indebolire ancora di più l’unico centro esistente sul territorio che specificamente si occupa di questo drammatico fenomeno. Con la nuova convenzione attualmente in discussione, infatti, il Comune di Bologna è disposto a garantire solo una ridotta copertura economica delle attività della Casa.
Siamo profondamente preoccupati per questa vicenda. Crediamo che sia compito fondamentale delle istituzioni occuparsi dei diritti e degli spazi di libertà delle persone, e la violenza sulle donne istituisce di fatto un regime di limitazione della libertà e del diritto di cittadinanza di una persona su due. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono uccise dal partner. La violenza domestica è in Europa la prima causa di morte per le donne dai 16 ai 44 anni. Si ipotizza che una donna italiana su sei abbia subito violenza (fisica o sessuale) da parte del partner o ex partner. Siamo di fronte a una estesa e continua minaccia all’incolumità e sicurezza di milioni di cittadine. Non è una questione che riguarda solo le donne. L’abituale minimizzazione o rimozione del fenomeno contribuisce fortemente alla sua diffusione: troppo spesso si continua a sottovalutarne i gravissimi effetti di vera e propria menomazione profonda della convivenza civile
Sappiamo bene che l’Amministrazione comunale deve fare i conti con i tagli operati dal Governo. Ma invitiamo tutti a riflettere sui criteri in base ai quali vengono ordinariamente stabilite le priorità degli interventi pubblici, tali criteri non essendo mai “neutri”, indiscutibili e trascendenti. Chiediamo alle istituzioni, ai media, alle forze politiche e sindacali, a tutti gli uomini di questa città di affermare in modo chiaro e forte che la limitazione della libertà di metà della cittadinanza non deve essere trattata come una questione che può attendere tempi migliori. Intervenire seriamente per contrastare la violenza sulle donne è secondo noi un’assoluta priorità sociale e civile, e non un’ipotesi da realizzare se e quando sarà possibile.
La violenza sulle donne ci riguarda tutti, riguarda anche noi uomini che nulla abbiamo a che fare con comportamenti violenti. Il silenzio e l’indifferenza favoriscono la violenza, e inoltre chiudono l’uomo aggressore in un eterno circolo vizioso (non si nasce certo violenti, ma dalla debolezza della violenza può essere molto difficile uscire finché il problema viene costantemente rimosso). Attraverso questo appello vogliamo aprire un confronto con gli uomini della città e chiedere loro una simbolica assunzione di responsabilità, affermando: riguarda anche me. Non siamo mossi da puro altruismo: se può accadere che una grave e diffusa limitazione della libertà di così tante persone non sia di fatto considerata un problema prioritario, forse è venuto il momento di chiederci, tutti, che tipo di idea abbiamo della libertà stessa.
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