9 Dicembre 2009

Laboratorio di filosofia

Gemma De Magistris

Martedi pomeriggio aula di filosofia laboratorio multiculturale partito clandestinamente per ora.

Primo incontro: “Ci presentiamo, proviamo a raccontarci partendo da noi”
Un piccolo estratto:
K (17 anni): Vivo in due realtà. a scuola sono una persona, a casa un’altra; non so più cosa sia giusto o sbagliato.
T (16 anni): Giusto o sbagliato per te?
N (17 anni): Non è facile dirlo; io sono a casa in questo paese forse perché sono nata qui. Quando vado nel mio paese d’origine recito; anzi da un po’ non recito più, mi ribello.
K: Io non voglio ribellarmi però l’ho fatto. L’anno scorso avevo il velo, perché nella scuola di via Quaranta era come una divisa. Che senso avrebbe avuto toglierlo all’uscita? e le compagne cosa avrebbero pensato? Ho continuato per abitudine, poi l’estate scorsa mi sono accorta che non mi ci vedevo più perché non significava nulla indossarlo.
L: E a casa? tua madre?
K: Un tradimento, ma io non voglio tradire nessuno però… me ne andrò, tornerò nel mio paese cioè in quello dei miei genitori.
T: Ti sentiresti a casa? voglio dire non puoi semplicemente vivere? no esistere. Prof. mi aiuti a dire che sentirsi a casa significa stare bene in un certo posto in un certo momento. Per esempio ora sto a mio agio qui con voi in questa aula nostra.
W: Ma per presentarmi alle persone devo sempre dire per forza sono peruviana, italiana o…?
X: Conosco la mia lingua materna, mangio cinese e italiano, io so cosa sono ma chi sono no.
L: Non è l’origine, la lingua, la cultura; io sono nata a Milano e sono di qui ma non è questo che voglio dire di me. Prof. mi aiuta a definirmi?

 

Mi fermo qui. L’incontro doveva durare due ore. Si è fatto buio e non ce ne siamo accorte. Avevo diligentemente preparato quaderno e penna per appunti, il foglio è bianco. Automaticamente ho preferito fissare dentro di me non solo le parole ma i gesti, gli sguardi, le espressioni, i toni di voce, la timidezza.
Le congedo e mi aspetto un ciao veloce, gli zaini presi in fretta.
Sbagliato: accostano le sedie, controllano l’acqua nelle piante, sistemano l’aula e poi si salutano tutte con un abbraccio o un bacio. Ma non si conoscevano fino a 2 ore fa, non sono della stessa classe!!
Si avvicinano, una mi chiede di poter cominciare a leggere “Libere di esistere”, poi mi ringraziano e una richiesta: “Possiamo mettere giù quello che abbiamo detto? possiamo farlo a casa così la prossima volta ripartiamo da qui? perché continuiamo, vero, prof.?”
Preciso che il laboratorio è venuto anche questa volta per insistenza delle ragazze e non ho promesso crediti e nessuna ricompensa.

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