Anna Di Salvo
Questo contributo racconta dell’esperienza di donne che hanno cercato di cucire la lacerazione tra la realtà del turismo e gli interessi degli isolani per il turismo, e la sventura di chi arriva clandestinamente (e la pietà degli isolani per questa gente). Di questo parla anche il film di Crialese, “Terraferma”, candidato agli Oscar.
La Redazione del sito
L’esasperata rivolta dei migranti da troppo tempo rinchiusi nel “centro di accoglienza” di contrada Imbriacola a Lampedusa e la violenta risposta data loro da alcuni abitanti dell’isola, sono le amare conseguenze causate dalle strategie impolitiche messe in atto dall’attuale e dai precedenti governi italiani in tema di accoglienza di donne, uomini e bambini che dalle terre d’Africa e d’oriente approdano a Lampedusa in cerca di speranza. Si tratta di logiche e di leggi che poco hanno a vedere col senso della vita e con quanto regge e governa veramente l’esistente. Regole disumane che mettono in croce gli abitanti di Lampedusa costretti, soprattutto per motivi economici, a mortificare la loro tradizione d’accoglienza e ospitalità, a nascondere il desiderio di aiutare quanti rischiano la vita in mezzo al mare e a cancellare l’immagine originaria dell’isola d’essere vista come la “Porta d’Europa”.
Proprio a Lampedusa quest’estate, dal 20 al 27 agosto, la rete delle Città Vicine ha organizzato una Vacanza Politica dal titolo “Lampedusa mon amour” per entrare maggiormente in contatto con le contraddizioni che l’isola presenta e soprattutto con gli abitanti, con amministratori locali e donne e uomini di associazioni quali Askausa e Legambiente di Lampedusa, che si impegnano per creare l’equilibrio e l’armonia necessaria per saper accogliere e far convivere, anche se per periodi brevi, la popolazione locale con chi approda sulla più africana delle isole Pelagie. Otto donne, provenienti da Catania, Mestre, Catanzaro e Verona, ci siamo trovate a vivere insieme un periodo intensissimo, ricco di esperienze di emozioni e un rapporto magico con l’isola.
Abbiamo ragionato molto tra noi e i nostri interlocutori, elaborato e condiviso analisi, riportando una visione molto sfaccettata della questione “Lampedusa” che ha lasciato molto vivo in noi l’intento di proseguire nell’impegno, intensificando l’intreccio delle relazioni con chi abbia già messo in moto politiche sensate in merito al problema degli sbarchi dei migranti e della convivenza sull’isola di donne e di uomini di diverse culture. Insieme a quelle e a quelli che volessero sostenerci e affiancarci in varie forme da sperimentare, sarebbe bello continuare a dipanare e rendere possibile una politica di scambio tra Città Vicine e Lampedusa.