di Stefano Vinti
Anghiari era per me un luogo sconosciuto. Ne ho sentito parlare per la prima volta durante l’ultimo week end uomini organizzato ad Agape lo scorso aprile. Ho anche impiegato un po’ di tempo ad assimilarequesto nome, che inizialmente storpiavo in continuazione.
Sono stato ad Anghiari.E’ un paesino molto bello, vicino ad Arezzo. Vi è una struttura, il castello di Sorci, sede della LiberaUniversità dell’Autobiografia, dove si svolgono incontri di percorsi basati sull’autobiografia.
Ora Anghiari ha acquistato un significato: rappresenta il luogo dove per tre giorni (2-4 settembre 2005) venticinque uomini e donne, equamente suddivisi/e per genere e per il secondo anno consecutivo, si sono ritrovati e ritrovate con l’intenzione di incontrarsi.
La maggior parte degli uomini presenti, alcuni dei quali omosessuali dichiarati, venivano da esperienze di percorsi maschili di gruppo o avevano partecipato a incontri di soli uomini sulla maschilità, come quelli che si svolgono da cinque anni in primavera ad Agape (Prali). La maggior parte delle donne presenti, una sola omosessuale dichiarata, veniva da esperienze analoghe di gruppi donne. Specificoquesto (e anche la rappresentanza omosessuale) perché non credo che ciò sia casuale.
Il tema dell’incontro era “il potere e la seduzione”: ma questo lo abbiamo scoperto solo sul posto.
Probabilmente, quindi, la molla principale che ci ha portato ad Anghiari è stata un’altra: la curiosità di scoprire se, e in che modo, fosse possibile affiancare ai percorsi di genere, che tanto hanno significato e continuano a significare per molti di noi, un percorso misto. Un percorso in cui le persone diverse (anche)nel genere provano a confrontarsi e mettersi in gioco.
Sono diversi anni ormai che sto imparando a riconoscere i segnali che il mio corpo mi manifesta, accettandoil mio lato emotivo, irrazionale, che ha sede più nelle mie viscere che nella mia testa. Non cercheròquindi qui di raccontare razionalmente quello che è avvenuto in questo incontro: quello che posso cercare di dire è che mi ha segnato, che è importante che sia avvenuto e perché.
Una cosa che sicuramente, io maschio, ho capito attraverso questa esperienza è (almeno apparentemente)un’ovvietà: affrontare il “problema” del confronto con il femminile cambia totalmente in presenzadelle donne. Un conto è parlare tra soli maschi e un altro è provare a farlo con delle donne. Eprima o poi ci dobbiamo (ri)provare.
Una domanda aperta che mi porto via è invece: perché sono dovuto andare fino ad Anghiari per poter “incontrare” le donne? Perché non mi è venuto in mente di farlo, ad esempio, in casa mia, con la donna con la quale condivido la mia e sua esistenza?
Il percorso maschile che ho vissuto negli ultimi sette anni è stato separato per genere e teso ad una ricerca e ridefinizione della identità maschile mia e degli uomini presenti in questa storia. La necessità di avviare questo processo è risieduta anche (forse soprattutto) nelle donne che ho incontrato nella mia vita. Donne che, nel bene e nel male, mi hanno segnato, determinato e anche insegnato, ad esempio la strada della valorizzazione delle emozioni. Donne che a un certo punto mi hanno emarginato (da cui mi sono sentito escluso) dalle relazioni che tra loro intessevano in forma esclusiva; che mi attribuivano un’immagine di maschio in cui non mi riconoscevo e che non sapevo, però, ridefinire.
Andando ad Anghiari probabilmente pensavo di re-incontrarle: invece ho solo dialogato con le loro “fantasme”, le immagini delle donne della mia vita. L’ho fatto comunque in modo diverso: a partire da una coscienza di me che in passato non avevo avuto. E soprattutto ho trovato (sorprendentemente?)
delle (altre) donne disposte a incontrarmi come maschio. Ora le fantasme sono meno reali.