Franco Vanni
Le ragazze non vogliono fare ginnastica con i maschi: hanno paura di farsi male nel gioco e si imbarazzano per gli esercizi davanti ai compagni. Lo dice un’indagine fatta fra gli studenti al liceo classico Berchet e lo conferma il boom delle assenze delle studentesse all’ora di educazione fisica. Da quest’anno nelle scuole superiori si è passati dalle squadre divise per sesso alle lezioni miste e la coabitazione in palestra crea problemi.
Per frenare le assenze i presidi hanno messo limiti al numero delle giustificazioni “per lieve indisposizione” presentate dalle ragazze. Ma la verità è un’ altra: spesso a tenerle lontane dal campo è la vergogna di allenarsi assieme ai ragazzi.
Giuliana Cassani, professoressa di ginnastica al Vittorini, racconta: “Stiamo attente per evitare che nel contatto fisico con i maschi le ragazze abbiano incidenti. Ma soprattutto dobbiamo spiegare loro che non devono avere vergogna del proprio corpo”. Camilla, studentessa al terzo anno, spiega: “Magari ci farò l’abitudine, ma essere sudata e col fiatone mi imbarazza, non mi piace che mi vedano così”. Il Vittorini è una delle scuole in cui è stata scelta la linea dura: non più di tre assenze a quadrimestre. Carmen Basla, insegnante al Vittorio Veneto, altro scientifico, spiega: “L’imbarazzo porta le studentesse a fare male gli esercizi, evitano i movimenti che potrebbero sembrare sgraziati”. Federica, 15 anni, parla chiaro: “Per me che ho tanto seno, saltare è un problema. Fra ragazze non ci facevo caso, ma adesso mi sento osservata, non mi piace”. Una situazione che in molti istituti tecnici e professionali, dove le femmine sono poche, per alcune diventa insopportabile. Fabio Pesatori, professore al tecnico Pareto, racconta: “L’anno scorso insegnavo al Galvani, in zona Niguarda, abbiamo provato a fare ginnastica mista. C’erano due sole ragazze in una classe di tutti maschi, per loro la lezione era un incubo”.
Altro effetto dell’introduzione della ginnastica mista è l’aumento del numero degli studenti in palestra. “Eravamo abituati a gestire massimo 22 persone alla volta – dice la professoressa Basla – ora si arriva a 28, lavorare è un problema”. Nella prima riunione con i genitori, i professori del Vittorio Veneto sono stati chiari: “Siamo contrari alla ginnastica mista, ma ci dobbiamo adeguare”.
Al classico Berchet in questi giorni è stato chiesto agli studenti di sette classi, divisi per sesso, di compilare una lista delle attività sportive che vorrebbero fare in palestra. Risultato: su venti proposte fatte da ciascuno dei due gruppi, solo quattro sono comuni. Carla Portioli, insegnante di ginnastica, spiega: “Al di là dell’imbarazzo reciproco, che i maschi non confessano, anche la didattica viene compromessa: non esistono libri di testo che propongano un allenamento per entrambi i sessi, soprattutto per quanto riguarda la valutazione delle performance degli esercizi”. Già nel maggio scorso il Berchet aveva chiesto agli studenti che cosa pensavano dell’introduzione dei gruppi misti: il 70% era contrario. E anche i maschi ora si lagnano. Alessandro, al terzo anno, dice: “Nei giochi ora dobbiamo controllare la forza ed evitare i contrasti, anche nella pallavolo”.
Decine di professori di educazione fisica di tutta la città si sono dati appuntamento per fine mese. Nell’ assemblea si discuterà su come adeguare le lezioni alla nuova regola e si organizzerà la protesta contro una riforma che – dicono – svilisce il loro lavoro.
Una battaglia cominciata nello scorso febbraio, quando il ministero fece la circolare che riduceva il numero degli insegnanti, costringendo le scuole a creare i gruppi misti. Contro il provvedimento a marzo i professori hanno anche fatto, e vinto, un ricorso al Tar del Lazio.