9 Giugno 2006

Marina Civardi si inserisce nello scambio pubblicato su “Riflettendo su alcune parole chiave”

Marina Civardi si inserisce nello scambio pubblicato su “Riflettendo su alcune parole chiave”,
di cui riportiamo qui sotto le ultime mail:

> >Annamaria Rigoni scrive:
> >”Alcune brevi note sul conflitto con l’altra. Provo a raccontare quello che io
> >cerco di fare (anche se non sempre) quando mi
> >trovo in disaccordo con una donna di valore, che io penso possa dare una misura
> >al mio agire. Quando esprimiamo idee diverse, prima di tutto provo a fare un
> >piccolo “passo indietro”, facendo entrare dentro di me le sue idee e provando
> >seriamente a pensare cosa succederebbe se fossero giuste. Aspetto un po’ di tempo e poi
> >valuto. Se comunque rimango non d’accordo glielo dico, però lasciando aperto
> >uno spazio di valorizzazione reciproca.”

>Sara Gandini scrive:
>Parlavo con Elisabetta l’altro giorno e ci dicevamo che abbiamo apprezzato
>molto questo tuo accenno alla valorizzazione reciproca
>perché so che quando si arriva a svalorizzare l’altra io mi ritraggo dal
>conflitto… credo che questo capiti quando si è insicuri e ci si vuole
>difendere, anche se non so bene da cosa; quello che so è che io riesco a
>mettermi in discussione maggiormente e a lasciare spazio dentro di me per la
>verità dell’altra, come dici bene tu, quando attribuisco stima, valore,
>autorità all’altra, altrimenti non arrivo nemmeno a confliggere, anche quando
>in qualche modo sento che l’altra mette energie nella relazione.
>Credo quindi che un motore davvero forte sia l’amore per l’altra.
>Sara

Marina risponde:
Questo è possibile in una relazione “privilegiata” (cioè selta da me) in un
posto di lavoro questo non è possibile in quanto non si scelgono le relazioni
ma si ha/bisogna avere la misura di trovarsi in un posto collettivo (e per
collettivo intendo qui comune a uomini e donne) e gerarchizzato.

Questo però può dare stimoli interessanti per potere scegliere le proprie
relazioni sia “dentro” che “fuori” dal posto di lavoro.

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

detto questo non escludo che si possa privilegiare la relalazione con una
collega di ufficio piuttosto che con un’amica.

ma le implicazioni politiche che la prima ipotesi comporta possonocambiare
l’assetto della mia situazione lavorativa non sempre a mio/nostro vantaggio.

**********************************

per quanto riguarda la pratica politica, penso che si possa fare in luoghi
separati se questo nasce da un’esigenza collettiva (può essere anche di due)

trovarsi tra lavoratici piuttosto che tra donne con la medesima idea di
libertà tenendo però conto della propria storia può essere una tappa del partire da sè

Print Friendly, PDF & Email