Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
RIFLESSIONE. “GRUPPO UOMINI” DI PINEROLO: NON NE POSSIAMO PIU’ DELLA VIOLENZA
Le cronache quotidiane dei mass media ne sono piene, anche se ci offrono solo i casi più eclatanti. Ma non ne possiamo più che così tanti uomini continuino a violentare, stuprare, uccidere donne, bambine e bambini e altri uomini. Questi uomini, che alimentano i conflitti interpersonali e la guerra tra i sessi con la presunzione e l’incapacità al dialogo, pianificando poi e realizzando anche stragi familiari come unica soluzione possibile, interpretano, a nostro avviso, la stessa logica che muove i gerarchi del mondo a creare, prima, le situazioni di conflitto e ad affrontarle, poi, con la violenza della loro prepotenza. E’ così evidente la pretestuosità delle loro motivazioni che, a volte, lo scoraggiamento, l’impotenza, il dolore, ci sopraffanno e ci ammutoliscono. Eppure come loro continuano imperterriti a perseguire strategie di morte, così noi dobbiamo resistere, sottrarre il nostro consenso e far crescere il dissenso verso queste modalità di vivere le relazioni politiche all’interno dei singoli Stati e a livello internazionale. E’ la strategia propria della cultura patriarcale, che da alcuni millenni si impone con la paura e il dominio, con il dolore e la minaccia del dolore. Guerra significa fare strazio di corpi, spezzare con violenza vite e relazioni d’amore, negare futuro ai desideri e ai progetti di pace, di serenità, di semplicità, di tenerezza. La violenza e’ un modello culturale che corrompe le coscienze e le intelligenze di chi a poco a poco viene indotto/a a credere che la guerra e la sua preparazione siano davvero parte della nostra normale quotidianità, come l’aprire gli occhi al mattino e l’amore dei nostri familiari. Purtroppo sembra diminuire il rifiuto della guerra perche’ viene agita lontano da noi e dalla nostra civiltà “superiore”. Micidiale ci sembra la corresponsabilità di chi fomenta simili complessi individuali e collettivi e di chi ne parla senza indignarsi, dedicandole minor riflessione e meno parole che ad una partita di calcio. Finche’ ci saranno gli Stati, noi siamo per il rispetto scrupoloso della proprietà dei singoli Paesi sulle proprie risorse e materie prime, regolandone l’amministrazione e l’uso a vantaggio dell’intera comunità umana, attraverso strumenti commerciali coerentemente equi e solidali. In questa prospettiva rifiutiamo radicalmente non solo la guerra come modalità di gestione dei conflitti, ma anche ogni sua teorizzazione ed aberrazione, come la “guerra preventiva”. Di preventivo non ci puo’ essere che l’impegno coerente e quotidiano a rimuovere le cause dei conflitti: prima fra tutte l’ingordigia e la prepotenza dei forti verso i deboli. Solo adeguando a criteri di sobrietà e di rispetto universale, nei Paesi ricchi, le nostre individuali e collettive modalità di vivere, produrre e consumare, potremo contribuire concretamente a riequilibrare la fruibilità dei diritti fondamentali per ogni uomo e ogni donna. Non ne possiamo più. Ma continueremo a resistere alla corruzione operata dalla cultura della violenza e della guerra, non solo togliendole il consenso, ma soprattutto impegnandoci a vivere le nostre relazioni con amore, rispetto e accoglienza verso ogni differenza, in modo che questi criteri guidino, a poco a poco, anche la formazione degli uomini e delle donne che si dedicano alla politica e alle relazioni internazionali.
IL “GRUPPO UOMINI” DI PINEROLO SI PRESENTA
Il Gruppo Uomini (GU) di Pinerolo (To) e’ nato nel mese di maggio del 1993, soprattutto per rispondere “eccoci” alle sollecitazioni del femminismo, che le nostre donne da decenni ci rappresentano quotidianamente. E’ nato all’interno della Comunità cristiana di base di Pinerolo, dall’incontro di tre filoni di motivazioni: interrompere il silenzio di fronte al maschilismo imperante nella chiesa; riscoprire, con Gesù, un modello di relazioni con le donne fatto di reciprocità e di accoglienza; avviare un cammino, individuale e collettivo, di autocoscienza e di cambiamento, da parte maschile, del nostro modo di stare al mondo. Non e’ possibile far uscire il mondo dal dominio necrofilo del patriarcato, se non scegliamo, anche noi uomini, di sottrargli il consenso. Patriarcato significa dominio del genere maschile non solo sulle donne e su bambini e bambine, ma anche sul resto del creato: animali, ambiente, risorse, paesaggio. Patriarcato significa centralità del maschile e dell’ordine simbolico del padre, alla cui legge tutto il resto si deve conformare e adeguare, con le buone o con le cattive. Com’e’ collettiva questa responsabilità del genere maschile, collettivo e visibile dev’essere il cammino degli uomini per prenderne le distanze. Decisivo, a questo scopo, si rivela il gruppo, come spazio di confronto e di autocoscienza, di sostegno reciproco e di graduale consapevolizzazione. Un gruppo “separato”, di soli maschi? Sì, perche’ e’ l’unico luogo in cui, riconoscendoci simili, ci autorizziamo a rivelarci, a poco a poco, a parlare di noi “veramente”, a portare alla luce quella profonda intimità che si va disvelando a noi stessi a mano a mano che si radica il nostro affidamento reciproco. Tutto il resto della vita e’ fatto di luoghi “misti” o di solitudine individuale: il gruppo ci insegna a stare tra uomini, illuminati dalla saggezza del pensiero femminista, e ci aiuta a crescere in consapevolezza e responsabilità. Nel gruppo impariamo: – a partire da noi, abbandonando il linguaggio apodittico e neutro-universale proprio della cultura patriarcale; – a non giudicare chi parla, ma ad ascoltare con rispetto, lasciandoci arricchire dalla diversità e dalla riflessione; – ad accogliere e rispettare ogni differenza, nella convinzione che la nostra parzialità debba stare accanto, non sopra, ad ogni altra parzialità: individuale, di genere e di generazione, di orientamento sessuale e politico, di religione, ecc. Dopo due anni gli incontri mensili sono diventati quindicinali, perche’ abbiamo preso gusto a raccontarci le nostre vite, le nostre emozioni, le paure, gli errori. Nel dicembre del ’96 esce il primo numero di “Uomini in cammino”, foglio mensile ciclostilato in proprio, per dare visibilità al cammino di altri uomini, che incontriamo su libri, giornali, riviste o nelle più diverse occasioni, prime fra tutte le riunioni organizzate da donne, che continuano a pungolarci, ad invitarci, a sostenerci. Spesso sono proprio parole e riflessioni di donne che trovano spazio sul foglio: quando parlano delle loro difficoltà e dei loro desideri nelle relazioni con gli uomini. Dal ’99 abbiamo cominciato ad organizzare incontri “nazionali” tra uomini e gruppi di uomini. Adesso ci sentiamo in buona compagnia, reciprocamente, e registriamo con piacere il lento, ma costante, aumento del numero di uomini che si mettono in cammino e in rete. Perche’ davvero soltanto una convinta fuoriuscita collettiva degli uomini dalla cultura e dalla prassi del patriarcato permetterà di realizzare il sogno delle donne, e adesso anche nostro, di “rimettere al mondo il mondo”, di ri-generarlo. Solo così crediamo che un altro mondo sia davvero possibile. Per contatti e per ricevere “Uomini in cammino”: Beppe Pavan, Corso Torino 117, 10064 Pinerolo (To); e.mail: carlaebeppe@libero.it. Materiali e documenti si trovano sul sito: web.tiscalinet.it/uominincammino, insieme alla mappa dei Gruppi Uomini presenti in Italia, di cui siamo a conoscenza.