11 Novembre 2004
Carta n°41

Non vedete le donne

Carissima Carta ,
due parole dopo aver letto auto scuola. Dovremmo essere felici, come sempre quando le analisi politiche convergono in modo non forzato, né per assunzione ideologica. Ma…C’è un ma.
La scuola: un mare di insegnanti donne, sempre più ragazze dalle elementari all’università, modi di esprimersi e di reagire al contesto molto differenti fra ragazze e ragazzi, tenuta nell’insegnamento delle materie umanistiche, insegnate prevalentemente da donne, crisi quasi irreversibile delle materie scientifiche veicolate prevalentemente da
uomini. Ci sono molte questioni da capire che chiamano in causa la differenza sessuale. Eppure voi chiamate a discutere della “buona conoscenza” solo uomini che continuano a rifugiarsi in un discorso neutro. Fra questi date spazio a qualcuno che è fortemente responsabile della deriva tecnicistica e impolitica della didattica degli ultimi anni, come Fraboni. Certo, chiedere che chi scrive faccia riferimento ad una pratica che lo coinvolga personalmente è un taglio troppo femminile, anche se è presente in alcuni uomini. Quelli che in questi anni hanno saputo trasformarsi…Ma a quanto pare questo aspetto non interessa né voi, né i vostri collaboratori. Anzi un uomo come Marco Revelli (anche in gamba, ma che avrebbe molto da guadagnare da uno sguardo maschile autocosciente!) può tranquillamente sostenere che bisogna far riferimento all’esperienza, ma questo sapere dell’esperienza non nascerebbe nei luoghi deputati, non nei vecchi templi della cultura, non nelle università, non nelle case editrici, neppure negli Istituti culturali, men che meno nei partiti politici. Di grazia, dove avrebbe visto questo sapere, se non nelle pieghe di creatività che esistono anche in questi luoghi? Se li si sa vedere
attraverso la lente di chi li abita e non delle regole che li governano. Oppure si tratta in realtà non del sapere dell’esperienza
ma della vecchia utopia maschile che si installa sulla cancellazione della realtà e… delle donne che con la realtà hanno deciso invece di fare i conti? E senza vedere le donne non si vedono nemmeno quegli uomini che a loro sono vicini. Cioè non si vedono soggettività, non si vedono trasformazioni in atto, non si vedono leve, né punti di forza.
Chiedendovi questo tipo di attenzione, vi salutiamo.


Antonietta Lelario e Gian Piero Bernard del Movimento per un’autoriforma della scuola

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