14 Gennaio 2008

Rapporto sui consultori familiari di Milano e Lombardi

Dipartimento Politiche della Salute Camera del Lavoro Milano

 

 

 

 

 

 

 

CONSULTORI  FAMILIARI: BOOM DEL PRIVATO

 

 

Dalla relazione annuale (2005/6) sull’IVG (interruzione volontaria della gravidanza) del Ministro della Salute Livia Turco:

  • forte calo del ricorso all’aborto tra le donne italiane (-60% rispetto al 1982)
  • cresce invece la % di cittadine straniere (10,1% dal 1996 al 29,6% nel 2005, +66%)
  • il 97,3% entro i primi 90 giorni, mentre solo 0,7% dopo 21 settimane

 

Secondo un’indagine ISTAT (“Interruzione di gravidanza in Italia (anno 2004)” pubblicata il 7 dicembre 2007) i dati relativi alle IVG per 1000 donne in età feconda (15-49 anni) sono i seguenti:

 

dati Istat 1985 2000 2001 2002 2003 2004
Italia 14,75 9,36 9,13 9,22 9,10 9,43
Lombardia 14,34 9,17 9,42 9,26 9,80 10,9

 

Come si vede, la Lombardia, pur calando, è progressivamente passata sopra la media nazionale, così come altre regioni a forte tasso di immigrazione.

 

Il Progetto Obiettivo Materno Infantile del 1998 stabilisce: 1 consultorio ogni 20.000 abitanti.

Ministero della Salute

Regioni Consultori ogni 20.000 abitanti
Lombardia 0,5
Piemonte 0,8
Emilia Romagna 1,1
Liguria 1,1
Toscana 1,1

Media Italia            à             0,7

 

Dal  rapporto sull’attività dei consultori familiari accreditati 2003/2006

 -Assessorato Famiglia e Solidarietà Sociale, Regione Lombardia-

 

REGIONE LOMBARDIA

SEDI

                    2003                          2006
CF PUBBLICI

189

223

(di cui 154 principali

e   72 distaccati )  à +18%

CF PRIVATI

 

38

58

(54 principali, 4 distaccati )à + 53%

 

 

OPERATORI

                        2003                      2006
CF PUBBLICI

 

2.232

2.042 (- 8,5%)

CF PRIVATI

 

1.004

 

1.407 (+ 40%)

 

 

 

Assistiamo così ad un dato sensazionale. A fronte dell’aumento del 18% del numero di sedi principali e distaccate dei consultori pubblici corrisponde una diminuzione di operatori del  – 8,5%, mentre nel privato assistiamo ad un aumento del +40% degli operatori.

        SEGUE à

La riduzione di operatori nei C.F. pubblici ha comportato come conseguenza la limitazione degli orari di apertura del servizio o la chiusura totale. Molti C.F. non hanno equipe mediche complete.

 

 

LOMBARDIA

2003

2006

VARIAZIONE %

2003/2006

CF PUBBLICO

N° prestazioni

782.579

765.414

-2,2

Incassi

16.544.043

14.803.223

-10,5%

CF

PRIVATO

N° prestazioni

60.031

157.910

+163,0%

Incassi

1.875.657

4.355.776

+132,2%

LOMBARDIA

UTENZA DIRETTA (*)

2003

2006

VARIAZIONE %

2003/2006

CF

PUBBLICO

Utenza diretta

345.900

324.372

– 6,2%

CF

PRIVATO

Utenza diretta

26.667

51.351

+92,6%

Come si può notare, in soli tre anni, si registra, nei consultori privati, un enorme aumento del numero di prestazioni (+163%) e di incassi (+132,2%).

(*)  Utenza non italiana 62.876 (16,7%) –   Emerge il dato del forte incremento dell’utenza nel privato +92,6%.

A Milano, il  numero di CF pubblici è di 18 (**) mentre quelli privati sono 14.

(**) Dal 1/01/08 è stato chiuso il CF di via Poma, nonostante la contrarietà del Sindacato.

Comune e l’ex direttore  generale dell’ASL, dott. Mobilia, non hanno fatto niente per evitare la chiusura.

 

MILANO CITTA’

2003

2006

N°operatori     

 

 

 

 

N°prestazioni

 

 

 N° Utenti

 

 

introiti

N°operatori     

 

 

 

N°prestazioni

 

 

 N° Utenti

 

 

introiti

CF PUBBLICO

335

89.241

46.616

1.743.142

224

(-4,7%)

89.618

(+0,4%)

44844

(-3,8%)

1.811.086

(-3,9%)

CF

PRIVATO

45

19.950

573.270

      67     (+48,9%)

46.872

(+135%)

14.186

1.294.051

(+125,7%)

 

Mentre nel pubblico si registra un arretramento, nel privato, il numero di prestazioni, gli incassi sono ben oltre il raddoppio.

 

 Così come si registra nella sanità, ad un arretramento della sanità pubblica corrisponde un incremento molto forte della sanità privata: anche nei consultori familiari si verifica la stessa tendenza con incrementi vertiginosi.

 

                         SEGUE à

 

 

Se a tutto ciò aggiungiamo il fenomeno di una forte presenza di medici obiettori (IVG), ci accorgiamo che scelte integraliste sul piano etico si accompagnano troppo spesso ad aspetti organizzativi e di materialità che poco hanno a che fare con la libera scelta delle donne.

 

Questo quadro e questa tendenza dimostrano quanto siano strumentali le scelte politiche della Regione Lombardia e del Comune di Milano in questi ultimi anni su una maternità libera e consapevole a tutela  dei diritti del bambino/a e della donna.

 

 

 

 

Di seguito vengono riportate le conclusioni di Fulvia Colombini contenute nel

1° numero dell’Osservatorio Sanità Milano della CdLM, poichè ancora attuali (marzo 2006).

 

CONCLUSIONI

Sulla base dell’analisi analitica dei dati emergono, in modo chiaro, alcune indicazioni di percorso che, come Camera del lavoro Metropolitana di Milano, proporremo sia alla Direzione Generale della ASL Città di Milano come ente preposto alla programmazione, controllo e gestione delle politiche sanitarie e socio sanitarie sul territorio, sia al futuro Sindaco e Giunta Comunale di Milano per il loro ruolo di garanti della salute delle cittadine e dei cittadini.

[…]

-I consultori sono le strutture idonee a svolgere il compito di prevenzione.

 

Politiche di prevenzione mirata per le donne straniere

 

L’analisi dei dati ci dice che le donne straniere fanno ricorso in maniera evidente alla interruzione volontaria di gravidanza e che sono carenti di informazioni. Diviene indispensabile, soprattutto a Milano, avviare una campagna mirata alla popolazione femminile straniera, in età fertile per una diffusione delle informazioni su: funzionamento del servizio sanitario nazionale e delle sue strutture, funzionamento dei

consultori, campagne per l’utilizzo dei metodi contraccettivi e per la maternità consapevole, gravidanza assistita, preparazione al parto e cura del bambino nei primi anni di vita. E’ del tutto evidente che innescando processi virtuosi di questo tipo, non solo si fa prevenzione e politica sanitaria, ma si avvia un’importante azione di politica di integrazione.

 

I consultori diventano il luogo centrale di queste azioni. Si chiede pertanto:

 

–         il potenziamento in termini di organici qualificati ( ginecologhe/i, ostetriche, assistenti sociali, psicologi, infermiere, supporto amministrativo),

 

–         il miglioramento delle strutture fisiche e della strumentazione e alcune nuove aperture di sedi , soprattutto nei quartieri periferici dove si sta costruendo e si prevede un aumento della popolazione residente (ad esempio, zona Rogoredo).

La legge istitutiva dei consultori prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti e a Milano questo rapporto è molto lontano dall’essere raggiunto, perché sono funzionanti 19 consultori pubblici e 12 privati accreditati).

 

–      l’ inserimento in ogni consultorio della figura della mediatrice sociale, come figura indispensabile dell’integrazione sociale. Le mediatrici culturali oggi sono presenti solo in alcune strutture e vengono assunte con contratto a tempo determinato solo per singoli progetti. Bisogna prevedere anche una formalizzazione contrattuale di queste nuove professionalità.

 

                                                                                                                                                                                                                      SEGUE à

 

 

 

Obiezione di coscienza dei ginecologi

 

Il problema dell’obiezione di coscienza dei ginecologi, sia consultoriali che ospedalieri si sta aggravando sempre di più tanto da mettere a repentaglio l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, compresa la parte di prevenzione.

 

Gli obiettori totali infatti non prescrivono, alle donne che si rivolgono a loro, neppure contraccettivi quali la pillola del giorno dopo e si rifiutano di inserire la spirale, causando disagi, rimandi ad altri medici e ritardi molto pericolosi per la salute psicofisica delle donne.

 

Per quanto riguarda l’interruzione volontaria della gravidanza, che ovviamente non viene praticata dagli obiettori, si registra una situazione per cui i medici non obiettori si trovano, a lungo andare, a dover sopperire con grave disagio personale e professionale a tutte le richieste che pervengono all’ospedale. Tale situazione mette a rischio il servizio per le cittadine, sia per quanto riguarda la qualità dell’assistenza, sia per la celerità dell’intervento.

 

Tutto ciò è aggravato anche dalla mancata sperimentazione a Milano della pillola RU-486 che potrebbe, oltre che rappresentare un passo avanti per la salute delle donne con un intervento meno invasivo sul loro corpo, risolvere almeno in parte la difficile situazione descritta.

 

 

Dipartimento Politiche della Salute

                                                                           Camera del Lavoro Milano

 

Milano, 14 gennaio 2008

 

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