29 Gennaio 2021

Desiderare la musica d’altre. Viaggio tra le compositrici

di Antonietta Berretta


Seguendo l’ispirazione di Beatrice Venezi, direttora d’orchestra e autrice, fra le altre sue opere, di Le sorelle di Mozart, libro nel quale scrive di molte musiciste mai ricordate, voglio ricordare i due libri scritti da Antonietta Berretta, docente al Conservatorio di Novara, intitolati “Inaudita musica”, pubblicati nel 2012 e dedicati rispettivamente alle compositrici del ‘600 e del ‘700. Antonietta inoltre ha organizzato concerti sulla loro musica, mostre itineranti, conferenze, presentazioni. L’obiettivo politico di Antonietta, oltre a quello di far conoscere le compositrici,è stato quello di far suonare, nei conservatori, negli istituti musicali, la loro musica. Il Conservatorio di Novara, sul portale www.inauditamusica.consno.it ha raccolto tutto ciò che è stato prodotto nel corso della ricerca sulle compositrici, a partire dai suoi esordi e dalle motivazioni fino ai convegni, concerti, eccetera.

L’11 dicembre 2012 è stata invitata al Circolo della rosa Libreria delle donne di Milano, dove ha tenuto la bella conferenza, che riproponiamo.

(Marirì Martinengo)


Sabato 11 dicembre 2012, ore 18.30

Libreria delle Donne, Circolo della rosa

Desiderare la musica daltre. Viaggio tra le compositrici

di Antonietta Berretta


Ringrazio la Libreria delle donne che ha accettato di dedicare questo pomeriggio alla musica delle compositrici e in particolare alla presentazione del Cd I suoni Bianchi della notte e ringrazio soprattutto Luciana Tavernini che si è adoperata per organizzare l’iniziativa.

Qualche mese addietro delle giovani ricercatrici dell’Università della Sapienza di Roma hanno scritto una lettera aperta al Ministro dell’Istruzione e della Ricerca manifestando il disagio e il disappunto in seguito alla lettura delle indicazioni sulle prove d’esame e i relativi programmi contenuti nel bando del concorso in programmazione. «Negli elenchi di autori che i / le candidate dovrebbero conoscere, per la filosofia nemmeno una donna, per la letteratura solo Elsa Morante, per la storia non c’è alcun accenno alla storia delle donne e alle questioni di genere, tra i fatti notevoli del Novecento non è menzionato il femminismo, per l’educazione linguistica non c’è nessun riferimento al linguaggio sessuato». Ancora persiste lo stesso atteggiamento del passato che dava visibilità solo a qualche donna di valore. Penso per esempio a Raffaello Sanzio, che pare abbia inserito in un immaginario pantheon, formato da filosofi, la figura di Ipazia d’Alessandria. Mi riferisco all’affresco La scuola di Atene, realizzato tra il 1509 e il 1511 e conservato nella Stanza della Segnatura presso i Musei Vaticani a Roma.

Sono Antonietta Berretta e ho contribuito assieme ad altre, tra cui Beatrice Campodonico, alla fondazione di Magistrae Musicae, un’associazione che abbiamo voluto per valorizzare e promuovere la figura della donna artista dall’antichità ai nostri giorni. Attraverso concerti, spettacoli, stages, incontri, convegni, congressi, seminari, mostre vogliamo diffondere, in particolare, la musica delle compositrici affinché venga, studiata, ascoltata ed eseguita durante esami, saggi e concerti per la creazione, all’interno della cultura musicale, di una visione del mondo che si richiami alla sapienza e alla creatività femminile. S’ispira al progetto trasversale In-audita musica, da me ideato nel 1998 (e realizzato con il sostegno di tutto il “Conservatorio Guido Cantelli” di Novara) e selezionato come “buona pratica” per illustrare l’Anno Europeo della Creatività e dell’Innovazione (2009) dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.  
Da quando sono in pensione sto dedicando in misura maggiore il mio tempo all’associazione e organizzo assieme a Beatrice Campodonico e a Rosalba Montrucchio, che ne è la presidente, degli eventi nella provincia milanese. A Pessano con Bornago per il terzo anno consecutivo abbiamo partecipato all’iniziativa del Comune, denominata Autunno Classico, con concerti dedicati alle compositrici. Abbiamo partecipato anche alla Fiera di Sant’Apollonia con un concerto di Ottoni del gruppo Brianza Quintet Brass che ha eseguito musiche di Antonia Sarcina. Abbiamo allestito uno stand che conteneva in esposizione una selezione di foto di compositrici di tutto il mondo e compositrici viventi in Lombardia, i programmi di sala, le locandine di tutti i concerti realizzati, libri e CD dedicati alle compositrici e alle loro musiche che per tutto il giorno hanno allietato lo spazio concessoci. Anche se abbiamo rischiato di rimanere congelate (eravamo all’aperto e il 12 febbraio dell’anno scorso a Pessano con Bornago la temperatura era sottozero), siamo state contente dell’interesse suscitato. Siamo fiere che a Pessano e dintorni i nomi e le musiche delle compositrici del passato (Mel Bonis, Emilie Mayer, Maria Teresa Agnesi, Cécile Chaminade, Matilde Capuis, Maria Malibran, Pauline Viardot, Fanny Mendelssohn, Clara Schumann) e del presente (Beatrice Campodonico, Rita Portera, Barbara Heller, Laura Shur) circolino e il pubblico che ci segue, cresca di anno in anno.

Frequento la Libreria delle donne da parecchio tempo e ho delle belle relazioni con Luciana Tavernini, Marina Santini e altre, soprattutto con Marirì Martinengo, che mi ha suggerito nel 1998, quando allora mi accingevo a fare una ricerca sulle compositrici del Seicento, di utilizzare uno sguardo diverso nell’affrontare il canone biografico delle compositrici, prendendo a prestito gli strumenti del pensiero della differenza sessuale. Il lavoro sfociò in una mostra con catalogo, In-audita musica. Le compositrici del 600 in Europa; credevo di impersonare il ruolo di paladina delle compositrici dimenticate dalla storia, invece scoprii di essere alla ricerca delle mie origini. Il mio desiderio era conoscere le antiche matriarche della musica (non solo le cantanti e le strumentiste) perché, pur subendo la fascinazione operata dai grandi musicisti, mi sentivo sola in un mondo di uomini. I libri di testo dei conservatori su cui ho studiato la storia della musica citavano (ancora citano?) solo quattro nomi di compositrici: Francesca Caccini, Antonia Padovani Bembo, Barbara Strozzi e, celata nel gruppo dei Sei, Germaine Tailleferre. Frequentando donne che mi hanno indicato la lettura di libri che narravano un’altra storia scoprii che erano esistite le scienziate, le poetesse, le scrittrici, le filosofe, le compositrici. Sia che abbiano vissuto nei monasteri o nei conventi, nelle corti o nei salotti hanno contribuito a creare cultura lasciando la loro impronta anche in musica. Studiando il Seicento italiano m’imbattei nelle suore compositrici: un fenomeno particolare che in quelle dimensioni non si è più ripetuto nella storia. In quel secolo, in Italia, c’era sia la pratica della monacazione forzata sia la consuetudine, da parte delle ragazze che rifiutavano il matrimonio, di vivere nei conventi o nei monasteri per stare in relazione con altre donne: qui con l’aiuto economico delle famiglie studiavano canto, composizione, strumento oltre che meditare e pregare. Grazie alla loro creatività e intelligenza hanno reso i luoghi di clausura in pregevoli laboratori culturali. Il materiale documentario del catalogo Inaudita musica. Compositrici del 600 in Europa (presente in libreria) e della relativa mostra itinerante (conservata presso il Conservatorio di musica di Novara) è costituito dalle biografie di quaranta compositrici tra cui spiccano Caterina Assandra, Chiara Margherita Cozzolani, Rosa Giacinta Badalla, Francesca Caccini, Antonia Bembo, Isabella Leonarda, Élisabeth-Claude Jacquet de La Guerre, Barbara Strozzi. Tutte europee (molte italiane e soprattutto dell’area milanese), laiche e religiose, nate o comunque in attività nel Seicento. Hanno scritto musica vocale e strumentale, sacra e profana, da ballo e da teatro. Il tutto è arricchito da bibliografie, immagini di frontespizi, spartiti e tavole di opere di pittrici coeve (Artemisia Gentileschi, Sofonisba e Lucia Anguissola, Giulia Lama, Louise Moillon, Magdalena de Pas, Lavinia Fontana, Rosalba Carriera, Judith Leister ecc.)… Fu un lavoro che mi gratificò molto. Infatti La mostra ha percorso l’Italia da Nord a Sud riscontrando ovunque benevoli consensi.

Quando nel 1999 venne nel Conservatorio di Novara, dove io insegnavo, Beatrice Campodonico, in veste di compositrice ospite durante un concerto in cui veniva interpretato il suo brano, La leggenda di Vassilissa, dalla chitarrista Maria Vittoria Jedlowski, io ne fui favorevolmente impressionata: dopo un anno di letture sulle compositrici vissute nel passato finalmente ne vedevo una in carne e ossa! La prima cosa che feci, dopo il concerto, fu una domanda che col senno di poi mi è sembrata stupida: cosa faceva prima di comporre? Come chiedere a una pittrice cosa facesse prima di dipingere o a una scrittrice prima di scrivere. Però a me sembrava talmente strano che Beatrice Campodonico fosse una donna senza l’aureola, senza superbia, anzi preoccupata per aver lasciato a casa la sua bambina con la febbre, e che nello stesso tempo fosse anche compositrice. L’anno successivo fu trasferita come docente di ruolo al Conservatorio di Novara e la sua continua presenza diede un grosso contributo al progetto In-audita musica divenuto intanto linea guida del conservatorio e con lei fece l’ingresso nell’istituto la musica contemporanea. È noto come i programmi scolastici fino a pochi anni or sono fossero fermi agli ultimi anni dell’Ottocento-primi del Novecento. L’orecchio, abituato alla musica tonale, non gusta immediatamente le nuove sonorità, non capisce i nuovi linguaggi dove manca il discorso compiuto, dove manca il rapporto gerarchico tra i suoni più o meno importanti, dove gli accordi dissonanti non sono più obbligati a risolvere su quelli consonanti. Da allora la musica contemporanea divenne per me meno ostica. Con l’avvio di seminari e laboratori tenuti direttamente dalle compositrici contemporanee, italiane e straniere, ospiti del conservatorio, studenti e docenti si dovettero misurare con lo studio delle nuove musiche che venivano interpretate durante i concerti pomeridiani.

Il CD I suoni bianchi della notte contiene brani che sono stati pensati per l’infanzia ma in effetti sono anche per l’età adulta. Magistrae Musicae lo ha presentato a Pessano con Bornago il 25 novembre 2012 dove abbiamo registrato il favore del pubblico che ha apprezzato particolarmente la combinazione musica e parola. C’è stata una mamma, restia a frequentare i concerti, ma per altri motivi presente in sala col suo bambino, che ha subito la fascinazione emanata dalle musiche suonate con la chitarra, col flauto e con il violoncello. Il suo piccolo stava seduto a terra di fronte agli strumentisti con gli occhi spalancati e attenti. Il linguaggio delle musiche incise (a parte quello più vicino ai canoni tradizionali di Luisa Indovini Beretta, l’ideatrice del progetto, venuta a mancare quando il Cd era ormai prossimo alla realizzazione), è vario: ogni compositrice, Beatrice Campodonico, Gabriella Cecchi, Annamaria Federici, Anna Gemelli, ha il proprio. I suoni, non ordinati secondo una gerarchia rigida, formano oggetti musicali che si frantumano in una moltitudine di incisi evocanti atmosfere, sensazioni, richiami. Le partiture a volte contengono una legenda contenente i segni esplicativi della effettistica usata che sostituiscono totalmente o in parte il pentagramma, invitando l’interprete a realizzare effetti particolari, a volte veri e propri rumori realizzati col proprio strumento e/o con la voce.

Spesso si pubblicizzano eventi che vedono coinvolte le compositrici con la formulazione “musica al femminile”. Come se la musica, naturalmente maschile solo in determinate occasioni possa essere declinata al femminile. Nel Dizionario sessuato della lingua italiana è scritto: «Suggeriamo di non cadere nel tranello di adottare, sia pure a “fin di bene”, forme che si stanno diffondendo ma continuano a essere discriminatorie come “giudice donna”, “giudice in gonnella”, “scrittura al femminile” in luogo di “la giudice” e “scrittura femminile”». «La musica non ha genere, cioè non ha sesso, anche se la percezione del mondo femminile è diversa da quella maschile». Forse solo nei testi che accompagnano la musica è rintracciabile il pensiero maschile o femminile. La scrittrice Catherine Clément sostiene che l’opera lirica nella maggior parte dei grandi autori narra e canta la disfatta delle donne: «L’opera è una faccenda di donne. No, non una versione femminista; no, non una liberazione. Tutt’altro: le donne soffrono, lanciano acute grida, muoiono». Il Teatro alla Scala di Milano ha continuato per tutto l’Ottocento, il Novecento e anche adesso, a veicolare il patriarcato e la sua misoginia. Oltre a rappresentare la musica di compositori, privilegia i grandi direttori d’orchestra, i grandi scenografi e registi, tutti uomini, con qualche eccezione (Emma Dante, regista della Carmen, 2011). Come se non ci fossero opere scritte da donne. Molte compositrici del Settecento hanno nel loro catalogo opere teatrali (drammatiche e comiche), balletti, drammi pastorali, oratori, oltre a opere strumentali e vocali. Ricordo la milanese Maria Teresa Agnesi Pinottini, Maria Rosa Coccia, Maria Theresia, contessa di Ahlefeldt, Elizabeth Berkeley, margravia di Anspach, Marie Emmanuelle Bayon Louis, Amélie Julie Candeille, Caroline Wuiet e altre. (Nel catalogo della mostra In-audita musica. Le compositrici del Settecento in Europa – presente in Libreria – a cura di Antonietta Berretta, Patrizia Florio e Pier Giuseppe Gillio, Istituto Superiore di studi Musicali “Conservatorio Guido Cantelli” di Novara, 2004, sono state selezionate quaranta profili di compositrici). Anche nell’Ottocento non mancarono musiciste che scrissero opere liriche: Maria Bottini-Andreotti, Carlotta Ferrari da Lodi, (soprannominata La Saffo italiana, La regina del canto e della lira, Bellini in gonnella, La doppia stella di Lodi). Un’artista, quest’ultima, che si cimentò oltre che nella musica (compose diversi lavori tra cui i melodrammi Sofia e Eleonora dArborea) anche nella poesia (scrisse quattro volumi di Versi e Prose). Nonostante le sue opere siano state rappresentate, il suo nome cadde ben presto nell’oblio. Stessa sorte per Vincenza Garelli della Morea in de Cardenas, Gabrielle Ferrari, Giulia Recli…

Nel 2008, sempre al Conservatorio di Novara, avevamo organizzato il Convegno In-audita musica. Intrecci femminili tra armonia e melodia, cui invitammo Suzanne Cusick che ha avuto il merito di far intervenire il femminismo nella politica della sua disciplina invitando i suoi e le sue colleghe a utilizzare uno sguardo diverso nell’affrontare il canone biografico della musicologia. Prendendo a prestito la storia delle donne e citando i testi di Adriana Cavarero e di Luce Irigaray, la Cusick sostiene che nella ricerca e nella presentazione delle biografie di uomini e donne non si possono usare le stesse categorie che rimandano a un neutro universale (uomo/donna) che è invece maschile. Infatti, nel suo lavoro di ricerca sulla figura di Francesca Caccini, compositrice e cantatrice del diciassettesimo secolo, perplessa perché non trovava sufficienti notizie biografiche (dato il peso che questa donna aveva presso la corte medicea) volse lo sguardo sui luoghi frequentati dalle donne. Uno di questi fu la corte femminile della reggente del Granducato di Toscana, Cristina di Lorena. «Scoprii una rete di relazioni e patronage che legava le donne delle classi nobiliari tra di loro e con la loro granduchessa, poiché era lei stessa, più dei loro padri e fratelli, a gestire la negoziazione, i dettagli cerimoniali, il consumo, la buona riuscita e lo scioglimento dei loro matrimoni […]». «[…] un particolare sistema sesso/genere, che ho chiamato patriarcato femminile». Qui le notizie si moltiplicano e rendono conto di una realtà ricca e variegata da cui si staglia prestigio, creatività e libertà delle donne. «Ma soprattutto, sotto le duplici spinte del pensiero postmoderno, a un livello più generale, e della teoria femminista di Luisa Muraro, Adriana Cavarero e la comunità filosofica Diotima, mi sono proposta di sfidare le regole della biografia musicologica, scrivendo di Francesca, in un modo che sottolineasse la relazione tra la sua storia e le altre storie delle donne della corte medicea». A quel convegno invitammo altre personalità di spicco della storia della cultura femminista (tra cui Marirì Martinengo, Annamaria Cecconi, Silvana Bartoli) e della musicologia (Pinuccia Carrer). Presente anche all’iniziativa della Libreria delle donne, Pinuccia Carrer, docente di storia della musica del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, ritenuta una delle massime esperte italiane per quanto concerne la ricerca musicologica nell’ambito delle compositrici, ha introdotto nell’attività didattica la musica delle donne. È autrice insieme a Barbara Petrucci del libro Donna Teresa Agnesi compositrice illustre (1720-1795), Genova, Ed. San Marco dei Giustiniani, 2010.


Breve bibliografia (1980-2012) relativa a scritti sulle compositrici

a cura di Magistrae musicae (rosalba.magistraemusicae@fastwebmail.it)


Vinay-Lanza, Storia della musica, Il Novecento II, Torino, EDT, 1980, vol. 10

Roland de Candé, Storia universale della Musica, Roma, ed. Riuniti, 1980

Alberto Basso (diretto da) Deumm, Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, Torino, Utet 1985-90

Di Mioli, La musica nella storia, Bologna, ed. Calderini, 1986

Carolyn Gianturco, Caterina Assandra suora compositrice in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento: Como 31 maggio-2 giugno 1985 a cura di Alberto Colzani, Andrea Luppi, Maurizio Padoan, Como, A.M.I.S., 1986

Patricia Adkins Chiti, Almanacco delle virtuose, prime donne, compositrici e musiciste dItalia, Milano, De Agostini, 1991

Enzo Restagno (a cura di), Gubajdulina, Torino, E.D.T., 1991

Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri, In unaria diversa. La sapienza di Hildegarda di Bingen, Milano, A. Mondadori Editore, 1992

Elena Cazzulani-Angelo Stroppa, Carlotta Ferrari da Lodi. Poetessa e musicista. Commento allopera musicale di Marco Emilio Camera, Orio Litta, L’immagine, 1992

B. S. Anderson- J. P. Zinsser, Le donne in Europa. Nelle corti e nei salotti, Roma-Bari, Laterza e figli, 1993

Julie Anne Sadie and Rihan Samuel (edited by), The New Grove Dictionary of Women Composers, London, Macmillan, 1994

Patricia Adkins Chiti, Donne in Musica, Roma, Armando Editori, 1996

Marirì Martinengo, LArmonia di Hildegarda, in Marirì Martinengo, Claudia Poggi, Marina Santini, Luciana Tavernini, Laura Minguzzi, Libere di esistere. Costruzione femminile di civiltà nel Medioevo europeo, Torino, SEI, 1996

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Paolo Monticelli, Isabella Leonarda, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1998

Musica e realtà, Rivista, n. 58, Pisa, ed. Lim, 1999

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Patricia Adkins Chiti (a cura di), Una visione diversa, Milano, Mondadori Electa, 2003

Candida Felici, Maria Rosa Coccia “Maestra Compositora Romana”, Roma, Editore Colombo, 2004

Antonietta Berretta, Patrizia Florio, Pier Giuseppe Gillio (a cura di), In-audita musica. Compositrici del Settecento in Europa, catalogo della mostra, Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara, Torino, Seb 27, 2004

Adriana Mascoli, Marcella Papeschi, Fanny Mendelssohn. Note a margine, San Cesario di Lecce, Pietro Manni s.r.l., 2006

Susan McClary, George Bizet. Carmen, Milano, Rugginenti Editore, 2007

Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia Boulanger, Palermo, rue Ballu, 2007

Fondazione Adkins Chiti, Le Lombarde in musica, Roma, Editore Colombo, 2008

Chiara Sirk, Candace Smith (a cura di), Soror mea, Sponsa mea, Arte e musica nei conventi femminili in Italia tra Cinquecento e Seicento, Padova, Il Poligrafo casa editrice, 2009

Pinuccia Carrer, Barbara Petrucci, Donna Agnesi compositrice illustre, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2010

Luca Rognoni, Luigi Dallapiccola (a cura di), Gustav Mahler. Ricordi e lettere, Torino, Il Saggiatore, 2010

Alma Mahler, La mia vita, Roma, Castelvecchi, 2012

Laura Zattra, Musica e famiglia. Lavventura artistica di Renata Zatti, Padova, Coop. Libraria Editrice Università di Padova, 2010

Laura Zattra, Renata Zatti. Invenzione musicale, Padova, CLEUP, 2012

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