di Alessandra De Perini
Il saggio è pubblicato nella rivista della Comunità filosofica Diotima, Per amore del mondo N.18/2022 *
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La verità delle donne, il loro sentire, la competenza simbolica femminile sul corpo sono assenti dalla storia e dalla filosofia che pur sono impegnate nella ricerca della verità.
La verità delle donne non è astratta, è incarnata, connessa con l’amore ed è appesa al filo d’oro che intreccia la genealogia femminile e materna.
La cultura greca ha sistematicamente ignorato la verità delle donne che si radica nella vita misteriosa e oscura delle viscere. Per secoli la verità delle donne ha continuato a essere trasmessa attraverso la lingua oracolare, la poesia, le visioni, i simboli dell’ordine simbolico della madre.
Nella storia d’Europa per produrre conoscenza è prevalsa con san Tommaso e la Scolastica la modalità del Logos, del pensiero astratto, della parola ragionata, del distacco dalla vita in nome dell’oggettività rispetto alla modalità della visione-rivelazione, della mistica, e dell’allegoria.
Con il trionfo della Scolastica, persa la battaglia per il simbolico, la verità delle donne, che è connessa con l’amore e con la vita dell’anima, dovette trovare altri rifugi, si è andata a nascondere in luoghi poco accessibili, nelle viscere.
La modernità ha negato il valore politico dell’esperienza e nei secoli XIX e XX ha ridotto la politica all’esercizio del potere.
Il femminismo ha riconosciuto la politicità del personale, il valore personale e politico dell’esperienza per conoscere la verità, cambiando così radicalmente il senso della politica e della veridicità storica.
La politica allora, non più confusa con il potere, si è spostata al suo posto originario: l’esperienza.
Oggi, è in atto nella storiografia, nella filosofia, nella scienza e nella politica una “rivoluzione metafisica”, la rivoluzione della verità delle donne e della vita dell’anima. Si tratta di una rivoluzione di “posizionamento” della filosofia e della scrittura della storia, che si lascia alle spalle la verità “concordata”, la pretesa dell’oggettività, il paradigma del “sociale” e salva la vita delle viscere, dove si radica il senso libero e inesauribile dell’essere donna, proponendo un’altra relazione con la verità, quella del sentire, per cui “pensare è decifrare ciò che si sente” e cercare la verità significa innanzitutto desiderarla, immaginarla, mettersi in ascolto delle ragioni dell’amore.
Il saggio di Maria-Milagros Garretas Rivera è come un prisma dal disegno complesso, un viaggio dell’anima corporea attraverso il tempo e le diverse epoche della storia per aprirsi alla visione della verità femminile che in questo tempo post patriarcale sta parlando. Una verità femminile ascoltata e messa in parole da quelle donne, amanti della storia – io mi sento tra queste – che, invece di integrarsi nella storia che già esiste, riconoscono la verità dell’esperienza femminile, radicata nelle viscere, fatta di relazioni, desideri, modi di sentire, progetti, paure, limiti, ambizioni, nodi interiori, e assumono il proprio essere donne come significante inesauribile della scrittura della storia.
(*) Si tratta della traduzione italiana, realizzata da Luciana Tavernini, di “La verdad ausente de la filosofía: la historia viviente”, saggio pubblicato in Magda Lasheras y Teresa Oñate (a cura di), Filosofía de la historia y feminismos, Dykinson, Madrid 2020, pp.111-138, a seguito della conferenza La verdad ausente de la filosofía: la historia viviente, tenuta dall’autrice il 12 dicembre 2018 all’Università Nazionale Autonoma (UNAM) di Messico, organizzata da Instituto de Investigaciones sobre la Universidad y la Educación (IISUE), attraverso il Seminario Escritos de Mujeres e la Facultad de Filosofía y Letras della UNAM, la cui videoregistrazione si trova al link
http://www.mariamilagrosrivera.com/video/la-verdad-ausente-de-la-filosofia-la-historia-viviente/
(www.libreriadelledonne.it, 23 ottobre 2022)