La mia posta in gioco, il mio irrinunciabile, è l’approvazione di alcune donne e il potermi riflettere in loro e in tutte le altre pensando specchio, specchio delle mie brame chi è l’uomo più libero del reame?
Qualche mese fa è uscito nei cinema Kate & Leopold, una divertente commedia in cui un uomo dell’800 grazie a una diavoleria si ritrova nei tempi odierni e si innamora di una donna di successo che lavora nella pubblicità (l’irresistibile Meg Ryan) volendo rappresentare in questo modo, che io ho trovato geniale, il rapporto tra i sessi oggi. Il gioco degli specchi inizialmente funziona bene – lei ride di lui, così goffo, imbranato e impettito e lui cerca di capire lei – ma poi succede che lei si lascia amare e tornano insieme nel passato con mia grande delusione: mi chiedo infatti se gli autori non hanno avuto il coraggio di far compiere a lui un percorso nella modernità, o se hanno voluto significare che la donna emancipata ha basi incerte o soltanto hanno cercato un finale comodo e affrettato. Diversamente accade in A beautiful mind, la storia vera del matematico genio che investendo tutte le sue energie nella logica perde contatto con la realtà ed è la moglie che, esasperata, si occupa di lui e lo aiuta a muovere i suoi primi passi in questo mondo permettendogli così di vincere il Nobel (e l’Oscar). Qui l’uomo segue la donna ma senza gioco di specchi, lui è un pazzo totale e lei la sua infermiera.
La mia storia tutto sommato è migliore: trovatomi uomo dell’800 nel presente (e quindi a rischio di schizofrenia), ho avuto la fortuna di entrare in relazione con alcune donne che, in seguito a un lavoro politico iniziato 25 anni prima, sanno esserci. Come accade in tutte le relazioni, anche in queste mi specchio, intravedo chi sono e la differenza con ciò che mi pare meglio essere, cerco di modificarmi ad un livello profondo e appena sento di aver guadagnato qualcosa corro a cercare la verifica, specchiandomi nuovamente. Proiettando all’infinito lungo l’asse del cambiamento che mi trovo a compiere giorno per giorno, mi pare di intuire che esista uno spazio, una dimensione che permette agli uomini di saperci essere (con guadagno generale).Alzo la mia posta: vorrei essere capace di inventare un nuovo potente dispositivo simbolico maschile, capace di aprire nuove prospettive, un enorme spazio vuoto che gli uomini desiderino percorrere con il consueto dinamismo, la posta in gioco essendo: saperci essere. Pensate sia possibile o è forse un sogno fallico o solo il desiderio di un maschio vanaglorioso?