28 Dicembre 2003

A partire da “Uomini, non è proibito restituire”

Umberto Varischio e Luciano Sartirana

Ciao Giuliana.
Non fa piacere a nessuno essere annullato di fatto; ed è tanto meno piacevole quando si è parte di una discussione iniziata da donne, ma che ha visto interventi di uomini.
Ci siamo sentiti annullati perché ti sei rivolta solo alle donne di quel dibattito, ignorando che anche uomini si erano uniti alla riflessione. Perché ritieni fondamentalmente inutile e opzionale occuparsi di noi. Perché ignori a che livello – piccolo o grande – di consapevolezza siamo giunti insieme ad alcune amiche, dando per certo che dagli uomini ci si può attendere solo ciò che sempre si è trovato.
Di questo infatti si tratta: tu hai annullato noi uomini-individui e hai annullato la differenza in due modi:
1) annullando uno dei due poli della discussione (in questo caso il maschile in carne e ossa);
2) annullando la distanza (e la differenza) in nome di una “coincidenza”.
Sembra che tu non voglia porti il problema dell’esistenza in questo mondo degli uomini. Il separatismo – questo separatismo – ci sembra adesso (non dieci o venti o trenta anni fa, quando ha rappresentato, per tante donne, una scelta fondamentale per riacquistare consapevolezza simbolica e presenza politica) l’altra faccia dell’universalismo maschile: per secoli il patriarcato ha ignorato che i sessi sono due, dire uomo ha sempre e prepotentemente significato uomo e donna… con la conseguenza dell’annullamento di uno dei due popoli; se le relazioni fra i sessi stanno ancora a questo punto, ma in termini simmetricamente rovesciati, in cosa consiste il pensiero della differenza? Come possiamo parlare di differenza se la relazione con essa ci è del tutto superflua?
Riteniamo che la relazione conflittuale (e non di identificazione) tra donne e uomini sia una ricchezza che ha molti doni da distribuire; e questo, nella pratica del nostro gruppo, abbiamo modo di verificarlo costantemente.
Come pensiamo che la questione non sia “porsi il problema di trasformazione degli uomini”: nessuna nel primo intervento l’ha detto, e comunque questo è un compito (individuare una via di uscita maschile dal patriarcato) che spetta a noi uomini. Compito reso possibile da relazione, conflitto, rilettura simbolica di sé, in forme giorno per giorno inedite; ma anche un nostro diritto, che vede nelle relazioni di differenza tra uomini e donne concrete un bisogno e una opportunità; non certo un passaggio di conoscenze unidirezionale.
Leggendo il tuo testo ci sono venuti in mente alcuni compagni difensori dell’ortodossia che – ormai molti anni fa – nell’avventurarsi su strade nuove avvertivano solo pericoli: “… perché, compagni: si comincia a discutere (e praticare ) certe cose, poi non si sa dove si va a finire…”


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