Via Dogana n. 110, settembre 2014
E IN RISPOSTA I DUE PUNTI
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta – i due punti:
Wislawa Szymborska
Questo numero dichiara fin dal titolo la sua ispiratrice: Simone Weil. Di lei vengono riletti soprattutto gli ultimi scritti, quelli di Londra, animati da una potente passione politica di fronte alla tragedia del suo tempo. Più che scrivere avrebbe voluto combattere, ma nel maggio del 1942 è costretta ad abbandonare la Francia e partire per gli Stati Uniti per mettere in salvo i genitori dalla persecuzione razziale. Il suo progetto è di farvi presto ritorno, via Londra, e partecipare attivamente alla resistenza, ma tutte le sue richieste in tal senso vengono respinte. France libre, l’organizzazione in esilio capeggiata da De Gaulle, la colloca invece in un suo ufficio londinese con il compito di esaminare pile di documenti provenienti dalla Francia occupata, in vista della riorganizzazione del paese a guerra finita. Doveva solo esaminarli e annotarli criticamente, ma va ben oltre. Chiusa nel suo ufficio fino a tarda notte scrive pagine intensissime su tutte le questioni importanti del momento: la sovranità nazionale, i partiti politici, il marxismo, la giustizia, la logica dei diritti, la malattia dell’Occidente, la rivolta, la riforma costituzionale.
Soprattutto matura l’idea che vivere in un’epoca in cui “si è perduto tutto” può essere l’occasione perché l’Europa faccia una sorta di autocoscienza e comprenda che la guerra non era stata la causa, ma la conseguenza di una malattia più antica: la perdita di contatto con le radici della propria civiltà. E da qui ripartire. Pensa e scrive febbrilmente fino alla morte, che la coglie per tubercolosi la sera del 22 agosto del ‘43. Accanto al suo letto d’ospedale, su un foglietto è stato trovato un frammento: “La sola cosa che possiamo costruire è una civiltà. Nuova, rispetto al caos spaventoso finito in un incubo. Viva. Se possiamo…”
Se i suoi contemporanei, tranne poche eccezioni, hanno ascoltato poco o niente le sue parole, oggi esse trovano orecchie più attente (anche con l’aiuto di Una costituente per l’Europa, Castelvecchi 2013). Simone Weil è un amore antico per il pensiero della differenza in Italia, penso a Diotoma, a Angela Putino (1946-2007) di Napoli e al suo gruppo adateoriafemminista, alla Libreria delle donne di Milano, a Maria Concetta Sala, collaboratrice stretta di Giancarlo Gaeta, alla Settima stanza di Venezia. E ad altre ancora. Se Marx avesse saputo è l’ultimo testo che Via Dogana le ha dedicato (VD 108). Questo numero lo testimonia e lavora nelle contraddizioni dell’oggi attraverso il suo pensiero.
Accostandomi a questi suoi ultimi scritti, per me nuovi, ho trovato effettivamente quel deposito d’oro puro di cui lei si sentiva portatrice. Per questo, oltre a invitarvi a leggere attentamente e discutere l’europa di simone weil, vi consiglio di leggerli direttamente, nell’edizione sopra citata. Ne riporto un passo, tratto da La persona è sacra?. Si riferisce alla sua polemica sull’appellarsi ai diritti. È un tema ben presente sulle pagine di Via Dogana, e lei ci porta più a fondo, collocandolo al centro del dramma sociale, penso agli esodati, alla violenza sulle donne, ai barconi carichi di migranti…
Se si dice a qualcuno in grado di capire: “Ciò che mi stai facendo non è giusto”, è possibile stimolare e risvegliare alla fonte lo spirito di attenzione e di amore. Non si ottiene lo stesso scopo con parole come: “Io ho il diritto di…”, “Tu non hai il diritto di…”; esse racchiudono in sé una guerra latente e suscitano uno spirito bellicoso. Quando se ne fa un uso quasi esclusivo, diventa impossibile fissare lo sguardo sul vero problema. Un contadino, sollecitato con insistenza da un compratore a vendere le sue uova al mercato, a un prezzo ridotto, può rispondere benissimo: “Ho il diritto di tenermi le mie uova se non mi si offre un buon prezzo”. Ma una ragazza che sta per essere forzatamente rinchiusa in una casa di tolleranza non parlerà dei suoi diritti. In una situazione simile questa parola suonerebbe ridicola, tanto è inadeguata. Questo è il motivo per cui il dramma sociale, analogo alla seconda situazione, è apparso erroneamente simile alla prima, per come è stata usata questa parola.
L’uso di questa parola ha trasformato quello che avrebbe dovuto essere un grido risalito dal fondo delle viscere in un lamentoso brontolio di rivendicazione, senza purezza né efficacia.
Vita C.
(Via Dogana n. 110, settembre 2014)
P.S. I numeri arretrati e altri materiali possono essere ordinati in Libreria delle donne, tel. 02-70006265 e-mail info@libreriadelledonne.it, e tramite il sito www.libreriadelledonne.it