di Alessandro Portelli
Morta a novantasette anni una delle più straordinarie figure della musica americana. Comunista e protagonista della stagione di lotte dei ’60 e degli anni seguenti >
Punto di vista
Cosa ci racconta il caso di stupro di Gisèle Pelicot
di Irene Graziosi
Gisèle Pelicot è stata abusata per anni da più di cinquanta uomini, con la complicità del marito. La sua battaglia ci sta costringendo a ripensare i concetti di colpa e vergogna nei casi di violenza sessuale. >
Il doppio cognome sta diventando realtà per le nuove famiglie d’Italia
di Arianna Galati
Una tradizione che avremmo sperato di non istituire mai, e che ci colpisce al ribasso. I numeri sul calo delle nascite diffusi dall’ISTAT sono il report crudo e impietoso di comein Italia si fanno sempre meno figli, ma a margine c’è un dato in positivo che fa vedere il futuro in HDR >
Addio a Luana, la libraia del cuore
di Franca Fortunato
Ci sono notizie che non vorresti mai ricevere, ma quando arrivano ti lasciano sgomenta e con un profondo dolore. >
«La differenza sessuale è un fatto». Intervista a Adriana Cavarero
di Jennifer Guerra
In Donne si nasce (e qualche volta lo si diventa), la filosofa prova a ricucire il dialogo con le generazioni più giovani (a cui appartiene l’autrice di queste pagine). «Il pensiero queer è militante e la militanza richiede semplificazione» >
Finocchiaro: “Il mio no da sinistra alla Gpa, l’utero non è un forno”
di Ginevra Leganza
Roma. Non ha letto «l’inutile legge sulla maternità surrogata», dice, perché non occorre una legge per sapere che «dietro la gestazione per altri (Gpa) si nascondono l’utero usato come forno, la donna usata come merce, ma soprattutto il corpo del bambino fabbricato e venduto: il vero scandalo di questa pratica» >
Conquiste del femminismo?
di Laura Colombo
Mercoledì 16 ottobre il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge per rendere la maternità surrogata “reato universale” >
Israele. I 130 che hanno detto «signornò» perché «questa non è più guerra di difesa»
di Lucia Capuzzi
Con una lettera aperta, un gruppo di riservisti ha dichiarato il rifiuto di combattere fino a quando non ci sarà un accordo per liberare gli ostaggi. Rischiano fino a un anno di carcere >