di Michela Spera, Fiom nazionale
Questo testo è nato in occasione dell’incontro alla Libreria delle donne di Milano (22/10/2022) a partire dal libro del Gruppo lavoro della Libreria Dalla servitù alla libertà. Vita lavoro politica per il XXI secolo. Moretti&Vitali 2022, con particolare riferimento al ciclo di incontri di presentazione del volume a delegate e delegati Fiom.
“Ci prendiamo la libertà di appropriarci della parola lavoro e ne ripensiamo radicalmente il senso”. Con queste parole Dalla servitù alla libertà. Vita, lavoro e politica per il XXI secolomostra, dalla quarta di copertina, la pratica politica del Gruppo Lavoro della Libreria delle Donne di Milano e l’incrocio, in un lungo arco di tempo, del pensiero politico femminista sul lavoro con quello di tante donne: tra queste, molte sindacaliste e molte della Fiom e della Cgil. Un bel libro, curato da Giordana Masotto, che rimette in ordine e a disposizione di tutte e tutti le questioni e il pensiero politico delle donne sul lavoro. Ne abbiamo discusso in Fiom e nelle Camere del Lavoro, in un confronto serrato e inedito tra la pratica politica delle donne e la pratica politica e sindacale di delegate e delegati, sindacaliste e sindacalisti, con donne e uomini che ricoprono ruoli di responsabilità nel mio sindacato.
Il primo di questi incontri si è svolto a Roma in luglio, nel corso dell’assemblea nazionale delle delegate che aveva per titolo “Un senso nuovo”. La discussione sul libro è stata con Michele De Palma,nuovo segretario generale della Fiom-Cgil. Lì è emerso con chiarezza che ci avventuriamo certo in relazioni e contesti non nuovi, ma sicuramente nuovi sono stati i contenuti, le parole e le pratiche al centro della discussione. Portare lì questo libro è stato un atto politico che ha riguardato tutte e tutti. Il libro, da cui traspare ‘il lavoro del pensiero sul lavoro’, è uno strumento prezioso per chi fa sindacato: apre nuovi confronti e rinsalda relazioni, diventa strumento di riflessione, di consultazione e di conoscenza. Ma soprattutto fa capire che non si tratta tanto di discutere singoli argomenti che riguardano le donne e il lavoro, quanto di focalizzare il “processo di come si diventa soggetti politici”. Processo che riguarda tutte e tutti, ma su cui le donne si stanno impegnando con inedita libertà.
Nei vari incontri è apparso chiaro che gli uomini sono colpiti da una radicalità dei contenuti per loro imprevista, contenuti che, d’altronde, sono gli stessi su cui si stanno interrogando: rappresentanza, democrazia, crisi della politica, crisi del “sindacato”, parola che, non dimentichiamolo, significa “insieme con giustizia”. La pratica di relazione tra donne che contrattano nei luoghi di lavoro ne ricava nuova autorevolezza, dà senso alla destabilizzazione e al portato emotivo provocati dal “partire da sé” delle delegate quando discutono di lavoro e di rapporto con l’organizzazione, valorizza la loro capacità di tenere tutto insieme e la forza di una visione generale e non particolare delle cose. Le donne metalmeccaniche provano a cambiare la realtà, fanno politica, discutono e rendono evidente il sapere e l’esperienza acquisita, i limiti che hanno forzato.
Ma fanno ben emergere anche i limiti con cui fanno fatica a fare i conti. Emerge con forza il tema del patriarcato, morto non perché non si manifesti più nel sindacato come altrove, ma perché ha perso il riconoscimento delle donne. È stato ribadito che il tema della misoginia va riconosciuto e combattuto come problema politico generale che non può trovare soluzioni se non si riconosce che misoginia e violenza sono strutturalmente un problema maschile. Abbiamo fatto luce sul tema della crisi della politica maschile, incapace di affrontare la complessità dell’oggi; l’urgenza, per gli uomini, di “misurarsi col pensiero politico delle donne”. E questo, ci pare, sta incominciando ad accadere.
Nell’incontro di Roma, De Palma ha sottolineato che, nel rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, tutti gli elementi d’innovazione sono il risultato di relazioni tra donne, da una parte e dall’altra parte del tavolo. Relazioni che hanno saputo costruire, nella fase negoziale, una intelaiatura di norme che altrimenti non sarebbero state neanche oggetto di attenzione nella discussione. Riconoscere i problemi e fare della “contrattazione nella contrattazione” un elemento “conflittuale” in ogni discussione, anche nella costruzione e composizione dei gruppi dirigenti, in un percorso che prescinde dalla moderazione e dal “perimetro assegnato” dalla politica delle quote. Una pratica politica che va oltre, radicata invece nella esperienza, nella presenza e nella forza delle relazioni delle donne.