Lele Galbiati Barlassina (Milano)
Clara Jourdan nell’articolo “Donne e aborigeni contro i burosauri” (Via Dogana n. 12) lancia una sfida allettantissima: la pratica dell’illegalità responsabile. Questa pratica consiste nell’agire per un bene comune che, invece di essere qualificato dalle regole, richiede autorità, responsabilità, obiettivi stabiliti dalla ragione.
Lavoro in un ente pubblico, cuore della burocrazia; credo di praticare questa politica e sono rimasto felicemente sorpreso di sapere che, in questa società, altre e altri come me hanno pensato di agire in questo modo: nell’illegalità responsabile.
Ma per chi volesse cimentarsi, attenzione: è necessario partire in sordina, perché in questi casi non sono i buoni propositi che contano, bensí le azioni, i risultati.
Sono consigliere comunale di Seveso e, in questa veste, mi è giunta una lettera di protesta di alcuni dipendenti del Comune che lamentano la scarsa manutenzione del loro ufficio. La loro lettera controfirmata ere allegata di foto con: lampadina bruciata, baffi sul muro soprastante i termosifoni, ecc.
Appena l’ho letta mi sono chiesto: ma perché queste persone non si comprano un pennello e una lampadina (magari spendendo il proprio denaro) e migliorano da subito le loro condizioni di lavoro facendo in prima persona quello che sanno fare? Chi di noi non ha mai verniciato una finestra, i muri di casa? Perché non fare nel “pubblico” quello che regolarmente facciamo nel “privato”?
Ci sono persone che non conoscono la pratica dell’illegalità responsabile che comincia anche dalle piccole cose che muovono le cose piú grandi: basta che ciascuno di noi cominci da dove può. Buona fortuna.
Lele Galbiati Barlassina (Milano)