Marina Terragni
Una donna che lavora sodo, dopo tanto salire in carriera chiede al suo capo di spostarsi a lato, cioè di “flessibilizzarsi” un po’. Risposta di lui: “Il lavoro è questo, cara. O così, o a casa con i bambini”. Ma no! Niente affatto! Il lavoro non è questo. Questo è il modo in cui lavorano gli uomini (tempi, modi, regole maschili). Adesso che in quei posti di uomini ci lavorano tante donne, e spesso più donne che uomini, il lavoro non può più essere questo. Le donne poi hanno sempre lavorato, e lavorano molto più degli uomini. Sapranno bene come si fa, anche senza riunioni alle otto di sera.
Un’altra, un’importante giornalista, mi dice che per metà della giornata lei lavora in casa, magari anche sfaccendando, perché lo zen delle faccende domestiche libera la mente come poco altro al mondo, e nella sua testa fluiscono le idee. L’altra metà della giornata poi sta in redazione, dove però arriva carica di se stessa, salda nei pensieri che ha accumulato, capace di resistere alla forza del “già pensato” maschile. La capisco perfettamente.
Il fatto è che le donne lavorano meno bene quando il loro cosiddetto “privato” è tenuto fuori dalla porta dell’ufficio, quando lì non riescono a portarci anche un po’ della loro casa, e cioè in definitiva se stesse. Quanto alla scrittura per esempio, di cui io sono pratica: non puoi farcela a scrivere cose più di tanto sensate se non ti è permesso di dire qualche “io”, o se stai chiusa in una brutta stanza con l’aria condizionata e le foto dei bambini appese in bacheca a perdere il tuo tempo – il tuo senso del tempo soprattutto-, giocando ai videogiochi tra una riunione e l’altra. Si scrive molto bene, invece, quando si riesce a stare prossime alla materia della vita, e le cose che vogliono essere dette vengono spontaneamente, come piccole creature che chiedono di passare attraverso di te. Io per esempio questa rubrica la sto scrivendo dopo aver lavato un pesante tappeto che ora sta sgocciolando al sole sul terrazzo.
La cara amica Lia Cigarini dice che nei prossimi anni le cose politicamente importanti per le donne capiteranno nei posti di lavoro. Credo che abbia ragione.