In questo libro, biografia e saggio critico nelle stesso tempo, rivivono la persona e l’opera di una scrittrice che è stata un mito nella Parigi tra le due guerre. Più ammirata che letta, per la qualità fortemente innovativa della scrittura che usa le parole per il loro suono e per il ritmo che conferiscono alle frasi, Gertrude Stein ha trovato in Anna Maria Verna una lettrice e una critica che sa restituire il senso della sua ricerca stilistica.
«Gertrude Stein si costruì una tecnica molto varia, a seconda dei periodi e dei progetti di scrittura. Le sue scelte stilistiche furono sempre precisamente pensate e perseguite, anche se non sempre esplicitate. Voleva che la bellezza, la musicalità non dovessero essere la causa dei sentimenti e nemmeno la materia della sua prosa e della sua poesia. Nemmeno i sentimenti stessi dovevano essere la causa della sua prosa e della sua poesia.»
La ripetizione è una delle modalità della scrittura steiniana che più ha sconcertato critici e lettori e per cui è più ricordata.
«Nei suoi scritti Gertrude è presente ovunque, la sua opera costituisce una completa autobiografia non solo nei testi esplicitamente auto-biografici. Il suo è un genere autobiografico inconsueto, con una voce solista ma di impianto corale dove i tutti convocati rimangono ognuno e ciascuno. Ripercorre gli eventi attraverso incontri, situazioni, emozioni quotidiane. Non costruisce teorie, non mette in moto grandi principi e non vuole affermarne alcuno astrattamente Racconta la vita di ogni giorno, gli oggetti di ogni giorno, il pensiero e la riflessione di ogni giorno su ciò che accade, su ciò che si guarda e si tocca, giorno dopo giorno. Il modo di essere degli altri e i loro modi di vita senza superiorità o inferiorità, con la genialità della scrittura.»