Prima dello spread e delle sentenze giudiziarie è stata la parola femminile ad aprire una crepa nel regime del godimento di Silvio Berlusconi.
Al centro di questo libro c’è il rapporto fra sessualità e politica. Non l’ennesimo racconto degli scandali sessuali che hanno decretato la fine dell’ex premier, ma un’analisi del dibattito pubblico e dei tratti del berlusconismo che gli scandali hanno portato alla luce. Ida Dominijanni ci restituisce il quadro di una società ridisegnata dall’egemonia neoliberale dietro lo scambio fra sesso, potere e denaro, dalla crisi del patriarcato dietro la mascherata delle feste di Arcore e, infine, dalle fragilità della leadership populista dietro l’uso sensoriale del potere. L’analisi del ventennio si allunga all’indietro, verso la stagione del Sessantotto e del femminismo di cui il berlusconismo non è stato il compimento, come taluni sostengono, bensì il rovesciamento; e in avanti, verso la trascrizione evidente della sua eredità nelle presunte svolte politiche di oggi. E lo sguardo si sposta dal leader ai follower: l’identificazione in una debolezza truccata da forza spiega il tratto depressivo che sembra sempre più contrassegnare il legame sociale e la relazione con il potere. Dalle macerie del carnevale berlusconiano emerge una chiave per capire il repentino passaggio alla quaresima dell’austerity e il sorprendente trasferimento del consenso passivo dall’ex premier ai successivi esperimenti di governo.
L’assoluzione di Silvio Berlusconi al processo d’appello sul Ruby-gate non chiude ma riapre il problema del giudizio politico sul suo «regime del godimento» e sui segni che esso lascia nell’immaginario collettivo, nel discorso pubblico, nell’esercizio della leadership. Contro la riduzione ricorrente del cosiddetto sexgate a fatto di colore o episodio criminale, questo libro lo considera il momento rivelatore del trucco costitutivo del berlusconismo e l’evento decisivo del suo tramonto. Facendo la spola fra cronaca e filosofia e smarcandosi dagli schieramenti politici e culturali mainstream, l’autrice rilancia alcuni nodi del dibattito attorno agli «scandali sessuali» troppo rapidamente archiviati, ma tuttora sul campo: la concezione della libertà in tempi di governamentalità neoliberale; il rapporto fra privato e pubblico e fra penale, morale e politica alla fine del paradigma politico moderno; le trasformazioni del rapporto fra i sessi e della scommessa femminista in una società post-patriarcale; le variazioni del populismo in una sfera pubblica mediatizzata; la crisi della sovranità in epoca di «evaporazione del padre».