Nella dimensione ‘liquida’ del contesto culturale contemporaneo, la frontiera tra vero e finto sta diventando sempre più sfumata e permeabile. Storia e letteratura tendono ad avvicinarsi e a confondersi; romanzi e serie televisive sembrano promuovere una fruizione della storia basata sull’immedesimazione, piuttosto che sulle più complesse attività di documentazione, analisi, interpretazione.
Come e perché si è sviluppata questa tendenza? Si tratta di un processo irreversibile? È possibile parlare di una potenziale democraticità della storia e di un tendenziale autoritarismo della fiction?
Un breve saggio dalla parte della storia, che si rivolge anche a chi storico non è. Una riflessione di grande attualità (si pensi al recente dibattito sul film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana) che si interroga sulle modalità contemporanee di lettura, fruizione e insegnamento di questa disciplina. Per aiutarci ‘nell’impresa di dare senso al passato – e al presente, per proporre forme di divulgazione che non neghino la complessità del reale e non appiattiscano le spiegazioni, per riconnettere lo studio e l’insegnamento della storia alla passione civile, alla politica nel senso più antico e fondamentale del termine’.
Monica Martinat ha studiato a Torino, dove si è laureata 1988, e si è addottorata a Parigi (EHESS) nel 1994. Ha insegnato Storia moderna a Parigi-Nanterre e dal 2001 all’università di Lione. È autrice e curatrice di volumi editi in Francia e di numerosi articoli su riviste storiche (“Annales”, “Quaderni Storici”, “Storia Urbana”…).