a cura di Ipazia*

a cura di Ipazia

Due per sapere due per guarire

Libreria delle donne - supplemento VD n. 32/33 - settembre 1997

L’hanno definita un’arte, e qualcuno la chiama poesia; la medicina ufficiale, quella che oggi incontriamo negli ospedali e negli ambulatori, è però il frutto di secoli di sforzi per farne una scienza. Ma proprio come scienza oggi conosce una crisi di legittimità, mentre avanza la ricerca e la pratica di altri percorsi di guarigione. Certo chi sta male non sceglie la cura pensando alla fondatezza dei presupposti teorici, anche se questo non è irrilevante. Chi soffre cerca altro, cerca un aiuto e qualcuna o qualcuno che si prenda cura del suo star male.

Attenzione: non stiamo opponendo il calore umano all’astratta freddezza scientifica. Noi pensiamo che se si può parlare di crisi della medicina è per un suo difetto di scientificità, che nasce dall’avere relegato in una posizione periferica il rapporto diretto con i pazienti.

 

Un vecchio detto, che sostiene ciascuno essere il miglior medico di se stesso, ci ricorda una verità spesso dimenticata: chi porta la malattia stampata nel corpo e nell’anima ne ha una conoscenza unica ed insostituibile, che chi cura deve saper ascoltare e interpretare con gli strumenti della propria competenza. Quando questo incontro avviene la cura è efficace e produce nuovo sapere.

Di questo parla questo Quaderno: le esperienze di pazienti, mediche e infermiere che vi sono riportate sono diverse, ma tutte mostrano come

una medicina, qualunque sia la scuola di pensiero o la pratica di cura a cui fa riferimento, possa non solo curare (e, facendo i conti con la limitatezza umana, guarire) ma anche accumulare conoscenza, cioè essere scientifica, solo se sa far fruttare le potenzialità contenute nella relazione tra chi ammala e chi cura.

 

* lpazia è una comunità scientifica femminile nata a Milano nel 1987.

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