di Marina Santini e Luciana Tavernini
Da anni facciamo parte di una Comunità di storia vivente, prima quella di Milano e dal 2019 di quella di SAMI (Savona-Milano). La storia vivente è un’invenzione simbolica di Marirì Martinengo la cui pratica prende avvio nel 2006 dopo la pubblicazione del suo libro La voce del silenzio. Memoria e storia di Maria Massone, donna «sottratta»[1] e il riconoscimento da parte di María-Milagros Rivera Garretas del suo portato innovativo per la storia.
La pratica della storia vivente mantiene elementi dell’autocoscienza che alcune di noi negli anni Settanta hanno praticato.
Come allora si svolge in un piccolo gruppo di donne che si incontra periodicamente e che mette al centro il partire da sé per l’espressione dell’esperienza di ciascuna. C’è il desiderio di interrogarsi a fondo, in relazione con le altre che ascoltano e pongono domande perché sentono risuonare in sé le tue parole. Sono le altre, in una circolarità di fiducia, che ti danno misura, aiutano a far emergere il tuo vissuto e a trovare le parole per raccontarlo. Con la pratica della storia vivente cresce la coscienza dell’energia che le relazioni duali portano nel gruppo. Quello che si indaga sono i nodi personali che ciascuna si porta dentro e di cui non ha mai parlato, che l’hanno imbrigliata perché l’interpretazione corrente era patriarcale, falsa e non corrispondente alla propria esperienza.
Per trovare un simbolico che la rappresenti cerchiamo di individuare nel nostro vissuto una “immagine guida”, cioè la visione di una situazione concreta in cui si è creato il groviglio. E ritornandoci in «un percorso a spirale, creiamo un doppio movimento: un’immersione profonda in sé che faccia affiorare una verità soggettiva e la offra alle altre che, riconoscendola e aiutando a illuminarla, permettono di renderla pubblica»[2].
È l’atto trasformativo che libera la singola e fa nascere una nuova storia. Se come si dice «tutta la storia è storia contemporanea» perché fa storia ciò che interessa al presente, la storia vivente non pone più al centro il potere e le dinamiche sociali, ma come scrive María-Milagros Rivera Garretas «fa la rivoluzione di dire e mostrare che ciò che interessa al presente, a ogni presente, è il sentire dei vissuti di donne e uomini che viviamo nel mondo e sono vissuti costitutivi dell’essere»[3]. Da quando i nostri vissuti non sono più deformati o annullati da interpretazioni ideologiche, camminiamo più leggere e incisive nel mondo.
(Via Dogana Tre, www.libreriadelledonne.it, 13 novembre 2023)
[1] Marirì Martinengo, La voce del silenzio. Memoria e storia di Maria Massone, donna «sottratta, ECIG, Genova 2005
[2] Comunità di storia vivente diMilano (a curadi), La spirale del tempo. Storia vivente dentro di noi, Moretti&Vitali, Bergamo 2018, p.126
[3] https://www.libreriadelledonne.it/approfondimenti/storia_vivente/storia_vivente_contributi/la-storia-vivente-lautocoscienza-e-laltra/