di Maria Laura Rodotà
Alison Bechdel è un’autrice di graphic novel talmente brava che un suo libro durissimo, geniale e cupo, Fun Home, è diventato un musical a Broadway. Ha anche inventato un semplice metodo – lo chiamano Bechdel Test – per individuare un prodotto culturale maschilista. Il test è diventato molto popolare fra le studentesse americane. Alla Duke University, prestigioso ateneo del Sud spesso ancora fondamentalista, alcuni studenti si sono rifiutati di leggere Fun Home, storia familiare di omosessualità nascosta, pregiudizi e suicidi. Motivando con la «troppa nudità», la necessità di «compromettere i valori morali cristiani leggendolo», «l’insensibilità verso le persone con un credo conservatore». Ohibò. Il che fa vieppiù pensare che il Bechdel Test sia utile.
Per passarlo, un film/serie tv/romanzo deve avere almeno due personaggi femminili che parlano tra loro, e non (non) di uomini. La stragrande maggioranza dei prodotti di cinema e tv americane, per dire, lo fallisce. Gli studenti di famiglie reazionarie cresciuti in quella cultura non beneficiano e vengono confermati nel loro sessismo; e alla Duke verranno bocciati.
Mentre si parla di loro, Bechdel continua a comportarsi in modo poco conforme all’individualismo pigliatutto delle persone di successo (maschi e, sarebbe sempre roba da Bechdel Test, poche femmine). E a dire che il test l’ha esposto lei, ma l’idea era della sua amica Liz Wallace. È una cosa che non fa mai nessuno, è edificante, per i conservatori e per tutti.