Circolo della rosa – 12 maggio 2015
Parleremo di desiderio, di autoinganno femminile, di violenza e di politica, prendendo una pista trovata mille anni fa, prima di Dante e divergente dalla sua visione.
La pista. Mille anni fa compare l’idea del combattimento d’amore. L’amore è una lotta in cui non bisogna arrendersi, ma combattere fino all’esaurimento delle forze: solo allora i valorosi combattenti meritano il premio, che è di essere sconfitti! Così vince l’amore vero, cioè reale: non l’inganno, non l’egoismo, non l’ideale.
Oggi. Questa misteriosa allegoria è tornata ai nostri giorni, nella ricerca femminista per congiungere libertà e amore, amore e realtà. Per troppo tempo ci hanno predicato l’amore come abnegazione: negazione di sé. Alla Scala di Milano abbiamo visto la Turandot di Puccini: l’ideale dell’amore sarebbe “la piccola Liù” che si sacrifica perché il principe sconosciuto possa conquistare la grande principessa. Un magnifico spettacolo ma un pessimo esempio.
La domanda. Rinunciare all’amore? Quello mortifero non è amore ma dominio/sottomissione. Amare vuol dire stare alla realtà senza subordinarsi al desiderio di altri. Esporsi e combattere per realizzare il proprio desiderio e realizzarsi, fino a raggiungere un risultato che è più grande di sé. L’amore non resta nei nostri limiti: esagera. (Luisa Muraro)