di Luisa Muraro
Intervento all’incontro di Via Dogana 3: L’inconscio, ingrediente segreto, domenica 10 settembre 2017
Lia ha detto che la consultazione tra noi difetta e io sono piuttosto d’accordo, questa capacità difetta ma, secondo me, la pratica della consultazione dovrebbe avere una considerazione sua propria, perché può essere indipendente dalla relazione di affidamento. La capacità del sapersi consultare non è interna alla relazione di affidamento.
Nella mia esperienza l’affidamento è la fonte prima di autorizzazione e la consultazione con colei o coloro con cui si ha una relazione privilegiata duale è la più autorizzante. Per inciso: ho trovato importante il discorso di Lia sull’autorità, così come trovo importante la relazione privilegiata, quella capace di darmi autorità. La relazione privilegiata ha le sue radici nell’infanzia, nella relazione primaria, con la madre.
Però la consultazione è una forma relazionale che, nell’agire politico, dev’essere di tipo allargato. Aggiungo: invece di far riferimento al gruppo, come si usa, meglio secondo me che ci sia riferimento a qualcuna in modo preciso e specifico.
A questo proposito devo dire che sono stupita dal fatto che mi venga riconosciuta tanta autorità e che ci sia così poca consultazione sulle cose di cui mi occupo e mi sono occupata. Mi si chiede aiuto, per questo e per quello, ma è una cosa diversa. Io sono andata avanti in certi campi consultandomi con questa e con quello, per esempio nello studio di Margherita Porete, penso al gesuita Verdeyen e soprattutto a Romana Guarnieri.
Non voglio esagerare, incrocio lo sguardo di Vita C., noi ci consultiamo lei mi consulta è una donna che ha sempre saputo muoversi. E lo stesso dovrei dire di altre, come Chiara Z.
Arrivo al secondo punto che volevo dare come contributo. Quando mi consulto con colei da cui deriva la mia autorizzazione, per una cosa che devo decidere, io non mi sento vincolata da quello che lei dice. La sua posizione è corroborante, spesso mi fa cambiare strada ma non è vincolante in assoluto. Voglio dire che, dopo la consultazione, la responsabilità di quello che si decide di fare, resta nelle mani di chi si è consultata. Io lo dico esplicitamente: “io la penso così, ti consiglio così, ma la decisione resta tua”. Tante, ho osservato, sotto pretesto di consultarsi o di affidarsi, fanno un’operazione ben diversa, che è di delegare la decisione alla donna cui è riconosciuta autorità da tante… autorità? Sta già diventando un potere. A volte la fonte di autorità è vincolante, sia chiaro però che non si tratta di una consultazione ma di un comando. Mi è piaciuto quello che ha detto Marisa G.: adesso, quando sento che c’è dissonanza non svicolo, vado a vedere cos’è, vado a confliggere prima che sia troppo tardi. Mi sembra un’indicazione importante.
Altrimenti, riassumendo l’insieme di quello che ho detto, non si arriva a quello che ha proposto Lia, che è di sostituire i dispositivi del potere con la pratica di relazione.
(Via Dogana 3, 21 settembre 2017)