di Clara Jourdan
Edoardo Botteri, in dialogo con la presa di posizione di tre uomini contro la violenza degli uomini sulle donne (Lui non ci sta. Messaggio di un uomo a Umberto Varischio, Pietro Grasso e Paolo Di Paolo, www.libreriadelledonne.it, 12 ottobre 2017), afferma: «Io mi sottraggo volentieri al senso di colpa, perché è un sentimento depressivo che mi opprime e limita il mio agire. La violenza che gli uomini fanno sulle donne non mi fa sentire corresponsabile, bensì responsabile di migliorare le cose». È vero che il senso di colpa fa problema, e non solo è depressivo, può anche essere pericoloso, può portare a odiare le persone che ce lo suscitano quando le abbiamo danneggiate senza volerlo. Pensiamo all’avversione che molti sentono per gli impoveriti del mondo che vengono da noi, verso quella ricchezza che l’Europa nei secoli passati ha loro sottratto e l’Occidente continua a prendersi e noi continuiamo a godere. Forse la parte di misoginia maschile che non dipende dall’invidia della potenza femminile può dipendere dal senso di colpa verso il torto storico del patriarcato sulle donne, i cui effetti continuano al presente e coinvolgono anche gli uomini di buona volontà. Allora è meglio che gli uomini si sottraggano al senso di colpa? No. Purtroppo le cose agiscono comunque nel profondo e il senso di colpa fa male ma serve alla presa di coscienza, ci avvicina alla verità del nostro stare in questo mondo. Dove essere responsabili significa sentirsi corresponsabili, cioè parte della storia che vogliamo cambiare, per poterla cambiare davvero.
Per questo mi è venuto un brivido a leggere la proposta di Edoardo: «Liberiamoci dai sensi di colpa, e non inculchiamone di nuovi in chi non ne ha, soprattutto nei giovani maschi, che non devono chiedere scusa per essere maschi, ma devono sentirsi liberi e forti per poter operare un cambio di civiltà». Io non mi fido di chi ha bisogno di non guardare a fondo dentro di sé per poter essere libero e forte. È troppo fragile. È come gli uomini di una volta, che per comportarsi bene avevano bisogno di essere protetti dalla verità, rassicurati dalle mogli e madri, dalle nostre madri, che al contempo mettevano in guardia noi dalla sessualità maschile. Un doppio registro che si è sgretolato con il femminismo. C’era in esso una complicità femminile con il patriarcato, non so se perché sentita necessaria per evitare mali peggiori o se perché viene naturale voler proteggere dalla verità le persone che amiamo. Comunque sia, non è più proponibile. Che anche gli uomini prendano coscienza della sessualità maschile, in cui si lega amore e violenza, come ricorda Botteri citando Lea Melandri, che non a caso è una donna. Che accettino di interrogarsi sul serio per conoscersi più di quanto li conosciamo noi.
(www.libreriadelledonne.it, 20 ottobre 2017)