di redazione Roba da femmine
Sabato scorso a Parigi si è svolta la cerimonia dei premi César, l’equivalente francese della cerimonia degli Oscar […].
È stato Anatomie d’une chute (arrivato in Italia con Teodora col titolo Anatomia di una caduta) ad aggiudicarsi i riconoscimenti più importanti: miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista e miglior sceneggiatura. Justine Triet, regista del film, è la seconda donna nella storia dei César a vincere in questa categoria.
Ma questa edizione dei premi del cinema francese verrà ricordata soprattutto per il memorabile discorso tenuto dall’attrice Judith Godrèche. Poco nota da noi ma molto conosciuta oltralpe, qualche tempo fa Godrèche ha raccontato di essere stata abusata per anni dal regista Benoît Jacquot. I due si erano conosciuti quando lei era minorenne e avevano iniziato una relazione con la benedizione dei genitori di lei, evidentemente contenti di vedere la figlia “sistemarsi” con uno dei più promettenti nomi del cinema francese nonostante l’importante differenza di età. All’epoca infatti non solo Godrèche non era ancora maggiorenne ma tra i due c’erano ben venticinque anni di differenza: quando la loro relazione è iniziata lei aveva quindici anni e lui quaranta.
La loro storia si è conclusa nel 1992 e da allora Judith Godrèche ha continuato a lavorare per un po’ in patria prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Tornata in Francia da qualche anno, l’attrice ha deciso di raccontare gli abusi subiti attraverso i suoi canali social; dopo la sua testimonianza, altre donne si sono fatte avanti per raccontare di essere state violentate o abusate da Benoît Jacquot.
Il regista ha respinto tutte le accuse ma in un documentario commentava così il suo rapporto con Godrèche: «Era una trasgressione. Non solo per la legge, ma non si può in linea di principio, credo. Una ragazza come lei che aveva quindici anni e io quaranta, non avevo il diritto». L’attrice ha descritto così la loro relazione al quotidiano Le Monde: «È una storia come quelle dei bambini che vengono rapiti e crescono senza vedere il mondo e non possono pensare male del loro rapitore. Avrei voluto che Benoît accettasse di essere mio amico, non di avermi, non volevo il suo corpo. Ben presto mi ha disgustata».
Durante la cerimonia dei César, Godrèche ha tenuto un lungo e duro discorso non tanto su quanto accaduto a lei ma sul clima di omertà che ha circondato quella e altre vicende permettendo a chi volesse abusare di giovani donne di agire nella più assoluta impunità.
«Da tempo ormai la mia testimonianza è nota,l’immagine idealizzata dei nostri padri è stata offuscata, il loro potere sembra quasi vacillare» l’attrice ha poi affermato dicendo che «il silenzio è il mio motore da trent’anni», prima di fare un appello alle sue colleghe e alle altre vittime di violenza: «Non possiamo interpretare eroine sullo schermo per poi nasconderci nella vita reale». Trattenendo le lacrime, Judith Godrèche ha proseguito il suo racconto dell’orrore dicendo: «C’era una volta, non accadrà così, non come le altre volte». La frase che però è rimbalzata su tutti i social è stato il suo fermo j’accuse nei confronti di tutto il cinema francese: «È da un po’ che parlo, parlo, parlo, ma non vi sto sentendo. O vi sto sentendo appena. Dove siete?» ha detto rivolgendosi a colleghi e colleghe.
Dopo le disgustose affermazioni di Gérard Depardieu che hanno causato un polverone anche politico in Francia, le accuse contro Benoît Jacquot tornano a scuotere l’opinione pubblica d’oltralpe. Fuori dall’Opéra dove si stava svolgendo la cerimonia dei premi César, decine di manifestanti hanno protestato contro le molestie sessuali che quotidianamente affliggono le donne che lavorano nel cinema francese.
In Italia il collettivo Amleta si occupa da anni di raccogliere e offrire supporto alle donne vittime di abusi nel mondo dello spettacolo. Chissà che non ci sia spazio anche per loro ai prossimi David di Donatello, i premi del cinema italiano che dovrebbero vedere il trionfo del film di Paola Cortellesi sulla violenza contro le donne.
(Newsletter “Roba da femmine” – Wired, 28 febbraio 2024)